Atti 6,1-7; Salmo 32 (33); 1Pietro 2,4-9; Giovanni 14,1-12
Nella iniziale comunità cristiana sorsero problemi perché «nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le vedove» dei convertiti di origine greca: quando si verificano situazioni dolorose è importante che «non sia turbato il cuore».
Gli Apostoli, in quella occasione, intervennero dicendo: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense».Gli Apostoli, per vocazione, vigilano, educano. Comprendono che da soli non riusciranno a rendere efficace la Parola. Pregano il Santo Spirito perché riescano ad occuparsi di ciò che li riguarda: l’economia della salvezza; scelgono di formare uomini di buona reputazione per altri compiti.
E decidono: «Fratelli, noi ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola. Cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza ai quali affideremo l’incarico» di proteggere la Parola nella Storia. La comunione dei credenti presenta agli Apostoli uomini qualificati professionalmente e cristianamente, coerenti, per costituire una società capace di accogliere il Vangelo: si immergano, questi, nel loro proprio ufficio.
Chiesa capace di generare laici e diaconi che assolvono ai compiti loro spettanti e liberano gli Apostoli di ieri e di oggi da servitù che impediscono la missione della Parola e del Pane. Il laico, come il ministro ordinato o non ordinato, è protagonista nella fede: abbia la gestione di ciò che non è predicazione e preghiera. Non si limiti ad espletare esclusivamente ministero liturgico: non è un sacrestano o, il diacono, un ‘supersacrestano’. Eserciti i doveri della carità e dell’amministrazione nel rispetto di leggi e norme, le opere di servizio sociale e promuova e sostenga attività generatrici di anime nobili. Chiunque accoglie la chiamata di Gesù Cristo abbia coscienza che «quali pietre vive, si è costruiti ognuno come edificio spirituale».
Il compiere servizi professionali, sociali ed ecclesiali lo farà, secondo la Parola, come ‘martryrium’ – testimonianza. Si permetta allo Spirito il coraggio di andare oltre: «Onore dunque a voi che credete; siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa popolo che Dio si è acquistato». Il fine di ogni credente sia «proclamare le opere ammirevoli di Dio»: è un errore storico essere sottomessi a consuetudini umane piuttosto che evangeliche.
Una domanda: «Signore, come possiamo conoscere la via» per realizzare ciò che tu chiedi?
La risposta: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me». Vi rimane difficile? «Se non altro, credetelo per le opere stesse». Non è difficile; è entusiasmante: «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore». Molti servizi: ognuno ha il suo posto vicino a me perché «Io sono la via, la verità e la vita».
La missione di ogni credente è ‘custodire’: generosa, appassionata protezione. La custodia si fa con la Parola, l’Ascolto, il Pane: preghiera comune, festa, carità fraterna, vita comune. Da soli non si va da alcuna parte. Non è sufficiente l’Apostolo né il singolo ‘santo’.
Persone singole divengano una sola comunione e comunità educante: si giungerà a realizzare la Parola, ognuno secondo il suo ruolo. Non è illusione: «io vi dico: chi crede in me compirà opere più grandi delle mie». Non attendete che debba essere sempre e solo io a donare rimedi «perché io vado al Padre».
La Chiesa non è un mezzo per giudicare il passato né per preservare dal male, ma per esprimere futuro, per costruirlo. «E la parola di Dio si diffondeva»: il Signore Dio sta intervenendo nella Storia per supplire alle insufficienze umane.
A Gesù, alla sua Madre, Maria, le parole narrate a nessuno, gli intimi segreti del cuore; solo loro sono capaci di guidare il rapporto di dialogo con il Padre.
Sta accadendo: «e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente».
In: ‘Le parole dicono che siamo cristiani’ (Susil Edizioni, Lamberto Di Francesco). Laici: Chiesa viva nel cuore degli uomini (144-167).
(didon)