Giobbe 7,1-4.6-7; Salmo 146 (147); 1Corìnzi 9,16-19.22-23; Marco 1,29-39
Passare Parola
Per millenni l’uomo ha atteso che la Promessa, tramandata di padre in figlio, si avverasse. Non solo la stirpe di Abramo: in ogni epoca ed in ogni popolo era attesa l’età dell’oro. Era sognata prosperità, dominio, ricchezza, sovranità, salute, benessere.
Abramo attese in modo diverso da altri popoli, ma anche lui, preso dallo sconforto, si rivolgeva a Dio dicendo: “Mi hai promesso, ma dov’è la mia numerosa discendenza?”. «Come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario, così a me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate».
Sospirava con lui ogni credente nel Dio della Promessa: «I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza». E, fiducioso, il popolo invocava: «Ricòrdati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene». ‘Nella pienezza dei tempi’, attesa solo da pochi, la Promessa da Parola si fece Carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Da allora uomini di Gesù non possono stare senza annunciare a quelli che hanno speranza una Bella Notizia. Non se ne vantano come parola propria: «Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone».
È missione affidata a uomini capaci di intendere la voce di Dio: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!». È necessità: «È un incarico che mi è stato affidato».
L’unione intima con il Padre che sta nei cieli, al di fuori del tempo e della storia misera e povera di chi è abituato a contare giorni, muoveva le scelte di Gesù, il Figlio: «Al mattino presto si alzò quando ancora era buio, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava».
Succede ed è vero: siamo abituati a sentire e vedere soltanto ciò che tocchiamo con mani, vediamo con occhi ascoltiamo con orecchi. Cerchiamo, è vero: «Tutti ti cercano!». I significati ci sfuggono se limitiamo la conoscenza e le attese.
Parola fatta Carne, Gesù Cristo, distoglie da misere attese e sprona ad andare oltre la morte vista, da tutti e sempre, come meta e termine. Gesù esorta ad andare per altre strade, come già fece con i Magi: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini».
Ecco: il “passare Parola” si rende storia «perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
La preghiera scenda nell’animo e ognuno possa proclamare in preghiera: «Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io».
È il momento di «svegliarci dal sonno», porgere ad altri la Bella Notizia, convincere a seguire non un’idea, ma una persona: Cristo Crocifisso e Risorto. È il momento di essere profeti di Futuro.
Il Futuro non è tra uno o cento anni. Futuro è l’oggi di ogni momento. Profetizzare l’oggi. Occorrono progetti, scelte, non chiacchiere di strategie. Gesù prima di ogni annuncio, prima di evangelizzare, prima di istituire sacramenti, prima di fondare istituzioni, ha intessuto Relazioni. Relazioni per essere e ‘farsi’, non per lasciarsi fare; non solo in chiesa e nei suoi ambienti; ascoltando altri nelle loro parole e nelle loro sedi; da soli ed insieme.
Il Laico – Cristiano, inserito a pieno titolo nelle cose del mondo, le vive, le testimonia, le realizza; dona sostanza e preparazione al presente, insegnando a proporzionarlo al Futuro.
(didon)