Isaìa 62,1-5; Salmo 96 (95); 1Corìnzi 12,4-11; Giovanni 2,1-11
Famiglia dei figli di Dio
È bello festeggiare l’esistenza: si celebra la nascita; si celebra il Battesimo; così ogni altro evento e ricorrenza. In ogni circostanza il Padre è presente con serena misericordia.
1. «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune». Ciascuno costruisca il bene comune «per amore». Come il Profeta dice: «Non tacerò, non mi concederò riposo finché non sorga come aurora la giustizia e la salvezza non risplenda come lampada». Il dono esige comprensione. Il segno divino è efficace. Il segno umano è fragile: è possibile non comprendere. Nella fedeltà al segno «le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria» e proclameranno: «Cantate al Signore un canto nuovo».
Molte e diverse sono le manifestazioni dell’amore, «ma tutte le opera l’unico e medesimo Spirito distribuendole a ciascuno come vuole».
2. La vita è festa; l’Amore è festa: «Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù». «Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli». Gesù accolse l’invito e fu protagonista nella festa. È festa per una nuova famiglia.
L’essere famiglia è Amore. Esso costituisce l’essere padre, madre e figlio. Solo dopo, si esercitano i ruoli sociali di comunione. Lo stesso avvenimento narrato dal Vangelo lo fa comprendere. Maria sollecita Gesù ad aiutare gli sposi che sono in difficoltà «e Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me?», sorprendendo la madre e aggiungendo: «Non è ancora giunta la mia ora». Non debbo far nulla, ora, per questi sposi. Non è ancora giunto il momento. Non sono venuto per ‘fare’ qualcosa. Ho accolto l’invito di partecipare al matrimonio di questi giovani e ne sono lieto perché amo questi sposi. La Madre sa che la parola di Gesù si realizza e le azioni di Gesù sono Parola. È Gesù che fonda la famiglia su una scelta di amore e non di opportunità. Maria «sua madre» ha compreso e «dice ai servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Gesù sa che la Madre ha compreso. Vuole che comprendano anche gli sposi ed altri che, venendo a conoscenza del fatto, non dicano, come accade altre volte nel Vangelo, ‘Guardate cosa ha fatto’ ma dicano, come alle lacrime di Gesù nella morte di Lazzaro: “Guarda come lo ama!”.
Non raccontare il fatto accaduto, racconta l’Amore. Seguendo la Madre: una mano forte con il Signore, ma che sia mano di mamma e di sposi, di famiglia.
«Questo, a Cana di Galilea»: ogni famiglia sia Cana di Galilea.
3. Non fu il primo dei ‘miracoli’; «fu l’inizio dei ‘segni’ compiuti da Gesù». Non sempre un miracolo è segno. Dei dieci lebbrosi guariti, per dieci fu miracolo; fu ‘segno’ soltanto per uno di essi. Così in altri eventi nel Vangelo. Tutti riconoscono l’accaduto, pochi comprendono il segno, l’Amore, la Salvezza giunta a liberare dal ‘peccato del mondo’. Così a Nazareth: «Tutte quelle cose che abbiamo udito essere state fatte a Cafarnao, falle anche presso di noi, nella tua patria». E non accadde.
A Cana, Gesù «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui». I samaritani alla donna dissero: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Altri furono guariti e non tornarono: forse erano anche sotto la Croce o nel pretorio di Pilato a gridargli contro: ‘Crocifiggilo’? Non possiamo saperlo né possiamo essere così pessimisti sulla capacità umana di rendere grazie o di rendere insulti per il bene ricevuto né possiamo giudicare il chi, il come, il perché. Al Padre spetta il giudicare.
Non sarà il Padre a condannare: ci si condanna da soli. Una volta saremo coerenti e sceglieremo. Un giorno la strada, giusta o errata, sarà definitiva.
Dio conosce la tua identità, accresce la tua dignità, edifica la tua libertà. L’amore non è condizionato da miracoli; è creato da segni. Se pretendi miracoli, gesti, tu cerchi un Dio per il tuo comodo, non ami. Se vuoi un dio al tuo servizio, sarà il tuo padrone: userà la tua libertà.
Per la consolazione di chi cerca bellezza e bontà, è Amore.
(didon)