Deuteronòmio 26,4-10; Salmo 90 (91); Romani10,8-13; Luca 4,1-13
Fame di Parola e Pane
Gesù Cristo, a circa due anni, è solo di fronte all’odio del mondo: «Scese in Egitto, vi stette come un forestiero».
Per la seconda volta si trova ‘solo’ quando, guidato dallo Spirito nel deserto, fu «tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni»: per mangiare è bello essere insieme a mensa.
Una terza volta si trovò ‘solo’: nell’Orto degli Olivi e nella Passione. Nella Morte ebbe vicini sua madre, poche donne ed un solo discepolo.L’uomo? È solo e povero anche lui: «Mio padre era un Araméo errante» ed Israele era «poca gente». Abramo credette alla Parola e «diventò una nazione forte e numerosa. Il Signore ascoltò la sua voce, li fece uscire dall’Egitto».
Anche Gesù tornò dall’Egitto, alla morte di Erode. Accade che, per infelicità create dal peccato del mondo, si rimprovera Dio. È possibile dare un senso positivo alla Storia accogliendo i doni di Dio:
1. Parola:
Il Signore «conduce» a conoscere Parola del Padre: «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore».
Invita: «Se con la tua bocca proclamerai: Gesù è il Signore, crederai in lui, non sarai deluso» perché «chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Soli non si può vivere: anche Gesù Cristo, solo per quaranta giorni, e, non avendo né cibo né commensali, «ebbe fame». Saziare o sfamare? Non saziare, ma sfamare: donare ancora appetito dei due alimenti: Parola e Pane.
2. Pane:
«Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua: sta scritto»: quel che si domanda è già scritto; non sempre letto, non contemplato.
a. «Non di solo pane vivrà l’uomo»: anche nella storia attuale, se va bene, il fratello misero può rimediare cibo da ciò che cade dalla mensa del ricco. L’uomo nel suo rapporto con cibo, beni, bisogni primari cerca, apparentemente con ragione, di spegnere la fame: è tentazione e peccato. Quando si cerca di non avere più fame, ci si accontenta del ‘mi piace… sento questo… è mio diritto assecondarlo e pretenderlo’. Tutti desideri ‘fisici’, immediati. Spenta questa fame, sono spenti speranze, traguardi, traguardo.
b. «Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto»: sostituito Dio Verità con dio apparenza, si crea l’infelicità nel fratello. ‘Sfruttare la tua povertà è la mia ricchezza’: demolizione ed annullamento nell’uomo nel suo rapporto con gli altri; valori basati su sopraffazione e idolatria. L’uomo, diviene ‘adoratore del tentatore, adoratore di se stesso’.
Il rischio per l’uomo: non essere più immagine gloriosa di Dio; tentare, come il Satana, di ‘costruire’ un dio a immagine delle proprie smodate esigenze.
Il peccato è del mondo; è attuato da ogni persona.
c. «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Il tentatore chiede a Gesù un gesto che obblighi Dio a venire allo scoperto, a venire a risolvere i problemi. Alla domanda, spesso usata: “Se Dio c’è … perché …?”. Chi deve rispondere Dio o l’uomo? Ti sei mai detto: “Io c’ero …”. Ti sei mai domandato; “Perché io …?”. Quale è il dialogo con Dio? Gesù non è venuto per la passione e la crocifissione; ce lo costrinse il peccato del mondo.
Quanto la Chiesa, che siamo noi, è lontana dalla libertà dei figli di Dio? Quanto il menzognero serpente di Genesi, l’Anticristo, è ovunque permeato? Riesce ancora ad influenzare, addomesticare, rendere servi del peccato del mondo? Sarà ancora influente sul mondo finché non tornerà il Cristo dell’Apocalisse, nella pittura profetato da Michelangelo nella Cappella Sistina.
Non vi sarà, allora, più legna per alimentare il fuoco e la Verità ti brucerà l’anima. Chi è alla sequela di Gesù Cristo proclama: “Parola, Pane e Libertà dei figli di Dio”. Tu, uomo, giungerai a cantare “Pane e Libertà”: troppo poco.
La preghiera per questa Quaresima: «Tendi verso di noi la tua mano, perché, nutriti con il Pane e la Parola e fortificati dallo Spirito, vinciamo le seduzioni del maligno».
(didon)