Santuario dell’Addolorata – Tuscania

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1975 – IL RITORNO DELL’ADDOLORATA NELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI
Ben quattro anni sono trascorsi, prima che l’Addolorata potesse ritornare nella sua cappella, presso la chiesa di San Giovanni.
Con il terremoto del 1971, anche la nostra Madonna seguì le vicende del Suo popolo, lasciando la chiesa, seriamente danneggiata, per essere ospitata presso il convento delle clarisse, ed uscire per le solenni processioni: nel 1971 dal capannone della falegnameria Conticiani e Musi, poi dalla cappella costruita presso la baraccopoli e, infine, dalla chiesa del Riposo.
Gli Araldi attendevano con ansia l’ora in cui venisse loro concesso di riportare la sacra Immagine nella cappella in San Giovanni; e, nel 1975, i restauri della chiesa, pur non ultimati, consentirono tale opportunità.
Le macerie ingombranti molte vie cittadine, l’assenza assoluta di abitanti nel terziere di valle, erano motivi comprensibili perché si ostacolasse il ritorno dell’Immagine nella sua chiesa; ma la sera del 31 agosto 1975, alla presenza del solo parroco di San Giovanni, gli Araldi, radunatisi presso la chiesa di Santa Maria del Riposo, decidono il rientro dell’immagine a San Giovanni.
Senza il consueto cerimoniale, all’insaputa dei cittadini, esce dalla chiesa del Riposo, per non tornarci più, la Regina di Tuscania. Sul suo trono, trasportata dai suoi Araldi, non sfugge a quanti passeggiano lungo i viali di fuori porta l’inconsueta uscita dal Riposo dell’Addolorata e, come richiamati da un’unica voce, corrono verso di Lei.
Non c’e, come di consueto, la banda musicale; sono assenti il clero e le autorità, ma sono presenti tutti i suoi Araldi, ed un folto gruppo di fedeli che va sempre aumentando mentre gli Araldi, con passo celere, scendono la ripida discesa del Riposo.
Gli abitanti di via Fontana Nuova, con sorprendente velocità, accendono lumi ad olio e ceri per salutare il passaggio della Vergine Maria. A largo XII Settembre si profila gente appollaiata sulle macerie che applaude e piange. Passa la Vergine Addolorata nelle vie del centro storico, ancora poco abitato, dove sono evidenti i segni della vita interrotta in quella tragica sera del 6 febbraio 1971. Lungo via XII Settembre, largo Bixio, piazza Mazzini, solamente qualche finestra illuminata; i fili della corrente penzolanti o bassi, ostacolano il passaggio dell’Immagine, costringendo gli Araldi a inconsuete manovre per proseguire il cammino.
In via Cavour, persiane pericolosamente sbattenti sulle buie finestre, gigantesche gru e betoniere silenziose, cumuli di tufi e rena, vie e strade sconnesse, non impediscono il procedere degli Araldi, oramai vicini alla chiesa di San Giovanni.
Le preci e i canti dei fedeli che seguono l’Addolorata, echeggiano nella via silente e sembrano voler annunciare il ritorno della vita, ove era stato rovina e morte.
E’ la prima volta nella sua storia, che la sacra Immagine, rientra a San Giovanni scendendo da via Cavour. In piazza Matteotti, illuminata da un riflettore istallato su di una gru, è possibile vedere solo macerie e costatare il silenzio più sconcertante.
Il comando”A TERRA”, del direttore degli Araldi, è coperto dal grido di “VIVA MARIA” dei fedeli presenti. Una breve sosta davanti la chiesa, prima di oltrepassare le due porte che immettono nella navata centrale, quindi il: “PRONTI-SOLLEVATE-VIA”. Dopo i lavori di restauro, i tre gradini della seconda porta sono stati alzati di qualche centimetro ed il trono con l’Immagine, vi entrano in maniera millimetrica.
Gli Araldi, piegati, con la tensione nervosa al limite di sopportazione, superano questo imprevisto, ultimo ostacolo e depongono l’Immagine all’interno della chiesa, mentre i fedeli, che dall’esterno hanno seguito nel più assoluto silenzio l’azione, esplodono gridando: “VIVA MARIA”. Quando gli Araldi raggiungono l’altare maggiore per deporvi la loro Regina, lanciano un possente saluto a voce, quale ringraziamento alla Madre, che ha concesso loro la possibilità di riportarLa nella sua casa.

Un Grazie particolare a …

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