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Poesie “La processione della Addolorata”

Tuscania, 14 aprile 1995 – Venerdì Santo

La processione dell’Addolorata.

Vergine Addolorata Santa Donna
portata in ogni via in processione,
a noi ricordi la crocefissione;
da tutti venerata sei Madonna;
a Te cantando gli inni del Signore
ogni credente Ti professa amore.

A Te volge la speme chi è in pena,
il povero, l’afflitto, l’ammalato,
l’infermo ed il vecchio abbandonato;
dall’alto trono un fil di voce appena
Essa discerne e lo da’ il soccorso
al supplicante che ad Essa è ricorso.

Il venerdì della passion di Cristo,
bianca camicia, argenteo cuore al petto,
ogni araldo ci prende diletto
di trasportarla, ed il sudore misto
della fatica e dalla devozione
bagnar fa il ciglio a tante persone.

Par più leggero il peso gravoso
della Madonna con il Figlio morto,
in ogni via con il passo accorto
va ogni araldo con volto pensoso;
la banda musicale tutta quanta
suona una marcia e la gente canta.

Marce toccanti di note dolenti,
canti d’angoscia e di straziato pianto,
a piedi scalzi sopra i selci intanto
grosse catene in fila i penitenti
trascinan in terra facendo rumore
con un fragore che arriva al cuore;

le donne tutte a lutto vestite
portano i ceri con fiammelle accese,
anche i ragazzi di tutto il paese
in fila vanno con le braccia unite,
a ginocchioni il pover cireneo
porta la croce che portò il Giudeo.

I sacerdoti ci hanno l’onore
di far da corte al nostro prelato
che alla folla parla sconsolato
della passion del nostro Redentore;
ogni stazione dove è fermata
tanta di gente lì resta estasiata.

L’autorità civile e militare
sono i primi nella processione,
della Madonna han gran devozione;
prima che si cominci a sfilare
e da quella stazion si prenda il via
si sente gridar sol: VIVA MARIA!!!

Luciano Laici

Poesie alla Vergine Liberatrice

ALLA VERGINE LIBERATRICE
NEL GIORNO SOLENNISSIMO DEI SUOI TRIONFI
UN SUO DEVOTO QUESTI VERSI CONSACRA

Tra le spine del nostro calvario
senza speme trascorre la vita;
la corona del nostro rosario
sol di pene e di lutti è fiorita.
A noi, Madre, rivolgi un sorriso
che disperda del male l’orror.

Scendi ognora sui figli piangenti
con un palpito e un dono d’amore;
fa che tornino tutte le genti
sotto il simbolo vivo d’un cuore;
fa che torni nel mondo la pace,
o sovrana Regina del ciel.

Quando il trepido albore del giorno
tinge l’aria di mille colori:
quando il sole di porpora adorno
la mestizia diffonde nei cuori,
a Te, Madre, noi miseri alziamo
una prece di fede e d’amor.

Spira, o Vergine, ai pargoli il riso,
dona ai forti del braccio il vigore,
spiana ai vecchi le rughe del viso,
scendi e prega vicino a chi muore.
Con Te pura e serena la vita,
con Te dolce diviene il morir.

Di purezza recingi la fronte
alla giovane età che smarrita
va bevendo alla torbida fonte
dei piaceri che il mondo le addita.
Sulle vergini chiome s’intrecci
sempre candido un serto di fior.

Questo canto è un vestigio d’amore
che raccoglie la fede degli avi:
sol tornando a servire il Signore
non saremo del male più schiavi.
Tu suggella, o dolcissima Madre,
la preghiera d’un figlio fedel.

Nicola Perugini

Tuscania, li 11 maggio 1947

Poesie composte per l’incoronazione

Madre mia dolce, aprimi in sen le vene
de le lacrime, sì ch’io mai non cessi
di piangere i miei falli e le tue pene.

Presso la croce stai con fiso il ciglio
come impetrita, a rimirar le esangui
lacere membra del divin tuo figlio.

Un mare senza lido è il tuo dolore;
né v’ha chi lo consoli; oh, potess’io,
teco gemendo, alleggerirti il core!

Le spade che ti trafissero, nel mio
tutto vorrei confitte e poi morire
pel tuo Gesù, per te morir d’amore

LA SOLENNE INCORONAZIONE

Vidi una Madre che piangea; di fronte
un porporato padre, tutto ardore
che salito parea nell’aspro monte
a lenir, a sorbir di lei il dolore.

Vidi corone d’or; parea una fonte
di rai che ognun piovesse il suo furore
quasi a lavar le sacrileghe onte
cui fu bersaglio quel materno core.

La corona posò sul capo eletto…
Gli incensi, i plausi, i pianti, l’armonia…
Era gioia o dolor? Estasi o incanto?

Ella pareami dir: su questo petto
se vuoi depor del duol, l’alta poesia
dolce, sacro divien regale il pianto.

E la Vergine santa benedica tutti e su tutti regni come Madre amorosa e cara sovrana nel dolore e nel gaudio.
Deo gratias

don Domenico Brizi – Parroco di san Giovanni decollato.