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Gli Araldi

GLI ARALDI DELL’ADDOLORATA

Come più volte detto e scritto, da quando nel 1845 i Nodoler donarono l’Immagine dell’Addolorata alla parrocchia di San Giovanni ed i Tuscanesi vollero che fosse portata in processione per le vie di Tuscania su di un trono offerto dai fedeli, l’incombenza del trasporto della sacra Immagine venne affidato a sedici confratelli della Misericordia; successivamente Luigi Brannetti assunse l’incarico di trovare e dirigere i sedici elementi e, nel 1923, anno in cui l’Immagine venne, dal capitolo vaticano, incoronata Regina di Tuscania, offrì la preziosa corona che l’Addolorata ancora oggi porta. Alla morte del Brannetti, assunse l’incarico Marcelliano Falleroni che lo svolse dal 1936 al 1945. Dal 1945, alla direzione dei trasportatori dell’Immagine venne eletto lo scrivente che, unitamente al parroco don Dario Nardi, volle subito la realizzazione del trono, che i Tuscanesi donarono alla loro Regina, quale tangibile segno di riconoscenza per gli scampati pericoli della guerra del 1940/43.

Nel 1972, il direttore dei trasportanti l’Immagine (originariamente non più di sedici, ma che avevano oramai superato il centinaio) ritenne opportuno costituire l’Associazione Araldi dell’Addolorata che prese il nome di A.M.A. Vi aderirono in massa tutti i trasportatori, vecchi e nuovi. Chi scrive ne venne eletto ed è tuttora presidente.
E’ bene che il popolo sappia, che si pu diventare Araldo dell’Addolorata, chiedendo l’ammissione all’associazione, garantendo la propria fede cattolica, impegnandosi a rispettare lo statuto associativo, che prevede filiale devozione verso la Vergine Maria SS.
Gli Araldi possono annoverare, nella loro storia, i due trasporti straordinari ed indimenticabili della loro Regina a Roma (1950 e 1975), le manifestazioni per la celebrazione dell’incoronazione (1923) e del cinquantesimo anniversario della stessa (1973); infine, le due processioni annuali: quella del Venerdì Santo e, a settembre, quella dell’Addolorata.

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Il tempo passa, non c’è progresso scientifico n sapiente o studioso, che riuscir a fermare le lancette sul quadrante della vita. Senza alcun rumore, con il susseguirsi di albe e tramonti, con leggera, invisibile mano, il tempo accarezza tutti e tutto, lasciando le sue inconfondibili tracce. Rughe sui volti un d lisci e sereni, bianchi capelli; lo specchio, amico tiranno, ci costringe a sfogliare quotidianamente le pagine del libro della vita, rammentando ad ognuno chi fu e come è.
Allora la mente sprigiona ricordi, e liete visioni si accavallano con quelle più tristi, suscitando sorrisi e lacrime, rimpianto e ribellione.
Per quanti hanno fede, c’è il conforto dello spirito permeato di eterna giovinezza.
Per noi Tuscanesi c’è la nostra Addolorata, che quasi ci costringe a chinare il ribelle capo dinnanzi alla sua Immagine, a sentire il suo materno richiamo. Lei, sublimando al cospetto di Dio i nostri dolori ed affanni, unendoli ai suoi di corredentrice, ferma la giusta punizione che sovente meritiamo per i nostri peccati.
Questa nostra città da secoli tributa con processioni il filiale e devoto omaggio alla Madonna: ricordiamo le due processioni con l’Immagine dell’Addolorata, della Vergine del Rosario e dell’Immacolata Concezione; esse costituiscono la conferma della fede dei Tuscanesi verso la Vergine Maria.
Tra i fedeli dell’Addolorata vi sono gli Araldi i quali, dal 1845, hanno l’onore di trasportare la sacra Immagine per le vie del centro storico. Inizialmente gli Araldi erano sedici, più il loro direttore; tale numero restò fisso fino al 1936, anno in cui la direzione, da Luigi Brannetti, passa Marcelliano Falleroni. Fino all’anno 1936 il posto di un Araldo, che per anzianità o malattia, cessava di trasportare l’Immagine, veniva preso da un famigliare o parente, sempre con il benestare del direttore. Questa usanza, restrittiva nel concedere possibilità ai giovani di trasportare l’Immagine, venne definitivamente eliminata dopo l’ultima guerra (1940/43), per via del numero sempre crescente di domande di giovani, desiderosi di trasportare la sacra Immagine.
Tra gli Araldi abbiamo laureati, braccianti, diplomati, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, impiegati, rappresentanza completa di tutti gli strati sociali della città, che sta a dimostrare come l’Addolorata, sia veramente Regina di tutti i Tuscanesi.

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