Comunità Parrocchiale Tuscania

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Chiesa di S. Giovanni – Santuario della B.V. Addolorata

S. Giovanni Battista decollato, Santuario della Madonna Addolorata (Chiesa e santuario, Tuscania)

Sita nel centro storico, è citata fin dal 1221, in origine dedicata a Santa Maria Nuova; cambia nome in San Giovanni quando diviene sede dell’omonima confraternita.

Ristrutturata nel XIX secolo. La facciata è semplice, con portale architravato e sormontato da un rosone ottagonale mentre il timpano è retto da paraste di ordine tuscanico. All’interno, a navata unica, si possono osservare un crocefisso e, sull’altare maggiore, la Decollazione del Battista e la volta della cappella a sinistra è decorata con un bel cielo stellato[1].

La Madonna Addolorata. La storia della devozione alla Vergine Addolorata ha inizio nell’Ottocento. Un nobile tedesco della famiglia Nodoler, giunto a Tuscania, conosce una ragazza della famiglia degli Eusepi, se ne innamora e la fa sua sposa. Nel loro viaggio di nozze, visitando un convento di frati, nella Alsazia, i due sposi restano colpiti da una scultura, eseguita da un ignoto frate. I Nodoler acquistano la scultura e, al loro rientro in Italia, la portano a Tuscania. L’immagine, vestita di nero, viene posta in una stanza della casa degli Eusepi, che, da quanti la visitano, è chiamata la stanza della Madonna.

L’Immagine, venerata in luogo non consacrato, incomincia ad elargire grazie e la casa degli Eusepi diviene luogo di pellegrinaggio di malati e di sofferenti, tanto che i coniugi Nodoler decidono di farne dono alla Parrocchia di San Giovanni Decollato (affidata alla Confraternita della Misericordia di cui Cristoforo Nodoler era priore) dove fanno realizzare una cappella che sarà terminata nel 1839. A partire da quella data, o negli anni immediatamente precedenti, nasce la tradizione di portare in processione la statua. La prima macchina adibita per il trasporto, che oggi non esiste più, riportava la data 1845.

La devozione alla Madonna Addolorata. In passato la statua era portata a spala da sedici uomini scelti tra i membri della Confraternita della Misericordia, vestiti con tuniche bianche chiuse alla vita da un cordone nero. Questo numero rimane fisso a sedici fino al 1936. Fino a quella data infatti, il ruolo di Araldo veniva tramandato esclusivamente all’interno della famiglia a cui apparteneva la persona che era costretta a lasciare l’incarico. Questa usanza comincia a venir meno dopo la fine della Seconda Guerra mondiale: per poter soddisfare l’alto numero di richieste di fedeli devoti che volevano ricoprire questo ruolo, il numero degli Araldi cominciò ad aumentare sensibilmente. Nel corso dei trasporti il numero dei facchini arrivò a raggiungere il centinaio, a testimoniare la profonda devozione verso la Vergine.

A partire dal 1950 la loro divisa cambia in quella attuale, più pratica e adatta al trasporto della ingombrante veste usata prima: pantaloni scuri, camicia bianca sulla quale spicca, in alto a sinistra, un cuore trafitto da sette spade. Nel 1972 viene costituita l’attuale Associazione degli Araldi dell’Addolorata che riunisce coloro che partecipano alla processione portando a spalla il trono e tutti coloro che l’hanno trasportata in passato[2]

Nel 2022, in occasione del centenario dell’incoronazione della Madonna Addolorata, la chiesa è stata innalzata a santuario diocesano dell’Addolorata.

All’interno, oltre all’Altare maggiore con il dipinto della Decollazione di S. Giovanni battista, sono presenti:

La cappella di S. Ubaldo. L’altare di S. Ubaldo era amministrato dai mercanti della lana che ogni mese vi faceva celebrare la messa. Era eretto nella parete destra, aveva una immagine dipinta su tela, di pertinenza dei Mercanti della Lana di Gubbio[3]. Nella visita pastorale del 1708 l’altare di s. Ubaldo è in cattive condizioni e, nel corso del Settecento, sarà dedicato anche a s. Omobono (protettore dei sarti e dei mercanti di stoffe)[4]. Probabilmente coinvolto nei danni subiti dalla chiesa a causa del terremoto del 1695 e il successivo del 1703 e interessato dai diversi lavori di ristrutturazione attuati nella chiesa nel secolo XVIII, cambia forma e intitolazione[5]. Nel 1732 l’altare è abbellito da un’icona dipinta e assegnato all’Arte dei Calzolai e nel 1744 compare la dedica anche a S. Carlo[6]. Il culto sull’altare di S. Ubaldo/Omobono, nel 1785, risulta sospeso in quanto nessuno se ne accolla più l’onere, mentre compare per la prima volta l’altare della Madonna dei Sette Dolori. Non si esclude che la cornice del quadro di S. Omobono sia andato a racchiudere l’immagine della Madonna del Triponte[7]

La cappella di S. Antonio di Padova. Sembra che in origine, la cappella fosse dedicata al culto della Madonna del Triponte, ovvero Madonna della Salute (nel 1393 è documentata una cappella con questo nome), della quale resta l’immagine ad affresco nella parete di fondo[8]. Maria Luisa Sili descrive l’altare di S. Antonio di Padova, datato al sec. XVII, stato realizzato in nefro probabilmente da un artigiano locale.

La Cappella del Crocifisso. Nella parete di destra, testimonianza di una precedente fase edilizia dell’edificio, si trova un dipinto realizzato ad olio su muro che è ciò che rimane dell’altare del SS.mo Crocifisso, eretto nella prima metà del Seicento, e del quale si conosce anche il nome del committente “eretto a spese del fu Lorenzo Venanzi”[9].

La cappella della Madonna Addolorata. A destra della navata centrale, sopra l’altare in marmi policromi, è conservato il simulacro della Madonna Addolorata, collocato all’interno di una nicchia incorniciata di marmo e sormontata da un festone di fiori in stucco dorato che scende anche lungo i lati.
(fonte “Gente di Tuscia” – https://www.gentedituscia.it/s-giovanni-battista-decollato-chiesa-e-santuario-tuscania/

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Chiesa di N. S. di Lourdes

Ubicata in un quartiere moderno della cittadina di Tuscania denominato Villaggio Gescal, la chiesa della Nostra Signora di Lourdes sorge isolata al centro di piazza Padre Pio da Pietralcina che si apre all’angolo tra via Tuscia e via Nostra Signora di Lourdes.
L’edificio, realizzato con struttura in cemento armato, è disposto con asse che va da sud-ovest a nord-est e presenta un perimetro rettangolare, articolato all’esterno da volumi semicircolari e preceduto da un portico rettangolare rialzato di quattro gradini. In facciata, inoltre, s’inserisce in asse al portico un alto campanile, affiancato da due porte d’ingresso alla chiesa.
Lo spazio interno, con asse maggiore trasversale, è scandito in questa stessa direzione da una fila di quattro pilastri circolari; la sala destinata ai fedeli è caratterizzata, oltre che dalla presenza lungo tre lati di vani semicircolari, da un’espansione laterale determinata dall’ambiente della sacrestia che occupa l’angolo nord-orientale.
L’area presbiteriale, collocata in asse rispetto ai due ingressi, è costituita da una piattaforma rialzata di tre gradini, dove, in posizione isolata, è collocata la mensa dell’altare maggiore; nel retrostante vano semicircolare, al di sopra di un ulteriore gradino, sono posizionate le sedute dei celebranti.
Le pareti interne, interamente intonacate di bianco, sono scandite da absidi semicircolari che ospitano statue votive e un tabernacolo in legno dorato. I quattro pilastri circolari presentano un rivestimento in piastrelle rettangolari di cotto.
La chiesa, coperta da un soffitto piano articolato da fasce longitudinali, è illuminata da sette finestre rettangolari ornate da vetrate policrome, di cui tre sono poste anteriormente e quattro nella parete di fondo. Le superfici esterne sono intonacate e hanno coloritura giallo chiara.
Il campanile è composto da quattro livelli e presenta una struttura che lungo i fianchi si rastrema progressivamente fino alla cella campanaria. La torre, intonacata, è accessibile dall’esterno mediante una porta posta nel primo livello, alto quanto il portico antistante; i successivi livelli s’innalzano al di sopra del solaio di copertura della chiesa e del portico e sono caratterizzate nei quattro lati da finestre arcuate con cornici in mattoni e dotate di davanzale e inferriata. Sul lato rivolto verso il portico campeggia in rilievo un grande crocifisso. L’ultimo livello, relativo alla cella campanaria, è coperto da un tetto a due spioventi.

  • Pianta
    – La chiesa ha pianta rettangolare con asse maggiore trasversale ed è preceduta da un portico, anch’esso rettangolare, dal quale, mediante due porte, si accede all’interno; tali ingressi fiancheggiano il campanile, che si trova posizionato in asse al portico. I tre quarti dello spazio interno, scandito trasversalmente da una fila di quattro pilastri circolari, costituiscono l’aula; questa è delimitata perimetralmente da spazi semicircolari e conclusa da un’area presbiteriale di larghezza inferiore e sopraelevata di tre gradini. All’angolo nord-orientale è ricavato l’ambiente della sacrestia, comunicante con l’aula mediante una porta; la restante parte della chiesa (angolo nord-occidentale) è un’espansione dello spazio liturgico destinato ai fedeli.
    – Impianto strutturale
    – L’ossatura portante della chiesa è in cemento armato ed è costituita da setti e pilastri perimetrali e all’interno da quattro pilastri circolari. Il collegamento delle strutture verticali avviene mediante travi poste in sommità; il tutto a sostegno del solaio di copertura piana, probabilmente in laterocemento. I setti e i pilastri del perimetro esterno sono intervallati dalle pareti dei volumi semicilindrici; quelli presenti lungo i lati maggiori dell’impianto si elevano al di sopra del tetto piano. Il solaio inclinato a tre falde del portico, anch’esso verosimilmente in laterocemento, è sorretto da pilastri circolari.
    – Coperture
    – La chiesa ha copertura piana con superiore strato di impermeabilizzazione e lateralmente parapetto inclinato rivestito di tegole; i volumi semicilindrici sono coperti da un solaio inclinato ad unico spiovente. Il manto superiore delle coperture inclinate è in tegole portoghesi in cotto.
    –  Pavimenti e pavimentazioni
    – La pavimentazione dell’aula è in piastrelle quadrate di cotto disposte a 45 gradi e delimitate perimetralmente da un’ampia fascia, interrotta in corrispondenza dei due ingressi. Tale fascia è costituita da mattonelle in cotto di tonalità cromatica più chiara disposte in filari paralleli ai muri; questi proseguono all’interno degli spazi semicircolari. Il pavimento dell’area presbiteriale è anch’esso in piastrelle quadrate in cotto, di tonalità uguale a quelle costituenti la fascia perimetrale del pavimento dell’aula, con disposizione in filari orizzontali; lo spazio semicircolare retrostante all’altare maggiore è pavimentato con lastre di pietra. Anche la pavimentazione del portico antistante alla chiesa è in cotto.
    – Elementi decorativi
    – L’interno della chiesa è decorato dalle vetrate policrome realizzate dalla ditta La Diana di Monteriggioni (SI) e dalle quattordici formelle in legno dipinto eseguite dall’artista tuscanese Bruno Mengarelli.
    – 1971 ‐ 1977 (costruzione nuovo quartiere carattere generale)
    – Il Provveditorato alle opere pubbliche di Roma predispone un piano di edilizia economica e popolare per la realizzazione di nuove abitazioni e relativi servizi per gli abitanti di Tuscania sinistrati dal terremoto del 1971. A seguito di studi svolti dal Servizio Sociale della Gestione Case per i Lavoratori (GESCAL) viene progettata una variante al piano dagli architetti Sara Rossi, Luisa Anversa Ferretti, Sergio Bonamico, Enrico Martelloni e Sergio Lenci; nel 1977 gli alloggi vengono completati.
    – 1980 ‐ 1989 (costruzione chiesa intero bene)
    – Negli anni ’80 monsignor Luigi Boccadoro, vescovo di Viterbo e Tuscania, ottiene il consenso dall’Istituto Autonomo Case Popolari per trasformare in chiesa la centrale termica del quartiere GESCAL progettata dall’architetto Sergio Lenci e ancora non funzionante.
    – 1986 ‐ 1986 (erezione parrocchia carattere generale)
    – Con decreto del 31 maggio 1986 viene istituita la parrocchia di Nostra Signora di Lourdes, il cui territorio viene stralciato dalla parrocchia del Sacro Cuore.
    – XXI ‐ XXI (ristrutturazione intero bene)
    – L’interno della chiesa viene ristrutturato e dotato di un nuovo impianto di illuminazione.

 

 

 

Chiesa di S. Giovanni – Santuario della B.V. Addolorata

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Posta nel cuore del centro storico del borgo di Tuscania, la chiesa di San Giuseppe si erge in capo a uno slargo – piazzale Cavour – aperto tra la strada provinciale SP12 e via dei Campanari. Orientata secondo l'asse che va da sud-est a nord-ovest, questa fabbrica di...

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La storia della Chiesa di S. Giacomo Nella elezione del quartiere di Poggio a luogo dell’aristocrazia tuscanese del sec. XVI, non poteva mancare una chiesa ad esaudirne le istanze religiose. Così la vecchia chiesa San Giacomo, piccola e vecchia, fu negli anni tra il...

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Il Complesso monumentale è costituito da una serie di edifici che occupano attualmente quella che era stata l’antica acropoli della città etrusca. Nell’area del recinto sono collocate le due torri, l’arco, il Vescovato, la Chiesa. Fondata nell’VIII secolo in forme...

Chiesa del S. Cuore di Gesù

1968 (costruzione della chiesa intero bene)

In contrada Pietrella, fuori dal centro storico di Tuscania, viene costruita la chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù.

1971/02/06 – 1971/11/01 (officiatura chiesa e erezione della parrocchia carattere generale)

A seguito del terremoto che ha colpito Tuscania, la chiesa è l’unica ad essere officiata. Con decreto dell’ordinario diocesano di Viterbo, datato 1° novembre 1971, viene istituita la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù.

1996 (lavori di ristrutturazione intero bene)

Nella chiesa si eseguono lavori di ristrutturazione riguardanti il rinnovo dell’area presbiteriale, la realizzazione di una nuova pavimentazione e la posa in opera nelle finestre di vetrate policrome raffiguranti scene della vita di Cristo.

2009 – 2010 (lavori di ristrutturazione intero bene)

Viene realizzata la controsoffittatura dell’interno e viene rinnovato l’impianto d’illuminazione.
Descrizione
La chiesa del Sacro Cuore di Gesù è ubicata in un quartiere moderno della cittadina di Tuscania. L’edificio, realizzato con intelaiatura in cemento armato, è disposto con asse che va da nord-est a sud-ovest; è privo di facciata, poiché è addossato a un fabbricato di tre piani di proprietà della parrocchia e vi si accede da via J.F. Kennedy mediante un passaggio coperto del medesimo fabbricato. La chiesa è libera sui fianchi e nella parte posteriore. L’impianto è ad aula unica, con abside leggermente profonda di forma trapezoidale ad angoli smussati e fiancheggiata da piccoli locali di disimpegno, accessibili dalla navata mediante una porta: quello di destra consente l’ingresso alla sacrestia e quello di sinistra a un vano adibito a deposito. L’intelaiatura in cemento armato è formata da nove portali, di cui sette ritmano la navata in sei parti uguali e i restanti due definiscono in lunghezza gli ambienti posteriori. L’interno della chiesa, coperto da un controsoffitto in cartongesso, è illuminato da tre finestre per lato, di forma rettangolare, e da una vetrata anteriore in corrispondenza dell’accesso. Questa è di forma pentagonale schiacciata ed è divisa in tre parti da due pilastri, delle quali quella centrale, più ampia, costituisce la porta d’ingresso in chiesa. L’area liturgica si protende in avanti, oltre l’abside, su un podio di forma poligonale, alto due gradini, dove al centro è posta la mensa isolata dell’altare; essa è affiancata a sinistra da un ambone e a destra dal fonte battesimale. Alla parete di fondo sono addossate le sedute dei celebranti, sovrastate da una pala d’altare dipinta secondo i canoni delle icone russe. I prospetti laterali sono scanditi da pilastri e conclusi da una trave; sono intonacati, ad eccezione di una fascia basamentale in cortina laterizia. Le finestre hanno davanzale in pietra; nel prospetto sud-orientale è presente l’ingresso secondario al magazzino. Il prospetto posteriore, anch’esso intonacato con rivestimento inferiore in laterizio, ha uno schema a capanna; la superficie è caratterizzata da una lieve rientranza di forma rettangolare, suddivisa da due pilastri; è presente una finestra a nastro relativa alla sacrestia e al vano del deposito.

Pianta
La chiesa ha un impianto rettangolare, che misura m 16,00 di larghezza e m 32,00 di lunghezza; consta di un’aula unica e di ambienti posteriori, costituiti dalla sacrestia e da un magazzino. L’aula rettangolare, lunga m 24,00, è conclusa da un’abside trapezoidale; l’area presbiteriale, rialzata di due gradini, comprende, oltre all’abside, un podio di forma poligonale che ospita in posizione centrale la mensa isolata dell’altare. Due porte affiancano simmetricamente l’abside e immettono ciascuna in un piccolo disimpegno; quello di destra conduce alla sacrestia, quello opposto all’ambiente di servizio.

Impianto strutturale
Nove portali in cemento armato, posti ad interasse costante, costituiscono l’ossatura portante della chiesa; i piedritti hanno sezione rettangolare, mentre il traverso presenta all’estradosso un profilo a doppia inclinazione a sostegno delle due falde del solaio di copertura. Il collegamento tra gli interassi strutturali è risolto da travi longitudinali a sezione rettangolare, poste alla sommità dei pilastri; anch’esse collaborano al sostegno della copertura dell’edificio. Il solaio del tetto è probabilmente in latero-cemento. Le murature di tamponamento tra i portali di cemento armato hanno entrambe le superfici intonacate.
Coperture
Al di sopra del controsoffitto, la chiesa è coperta da un tetto a due spioventi.
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento dell’aula è suddiviso in due settori da una fascia centrale che percorre longitudinalmente l’ambiente dall’ingresso ai gradini del presbiterio. Essa è formata da piastrelle rettangolari in gres porcellanato di colore chiaro disposte in filari ortogonali all’asse della chiesa e presenta una doppia bordatura su entrambi i lati, di cui quella interna è caratterizzata da un motivo geometrico costituito da piastrelle triangolari di vario colore. Ciascun settore ha pavimentazione a scacchiera disposta a 45° rispetto all’asse longitudinale dell’edificio e formata da mattonelle quadrate in gres porcellanato di tonalità bianca e arancione. Il presbiterio è pavimentato con piastrelle quadrate di colore chiaro aventi dimensioni inferiori rispetto a quelle dell’aula; davanti alla mensa dell’altare, è presente una decorazione pavimentale a motivi geometrici. Le soglie dei gradini del presbiterio sono in basalto.
Elementi decorativi
Sulle pareti laterali della navata sono affisse le quattordici formelle in terracotta relative alla Via Crucis realizzate dall’artista tuscanese Bruno Mengarelli. La grande pala d’altare, ispirata ai canoni delle icone russe, è tripartita in tre scene raffiguranti il Battesimo di Gesù, Cristo Pantocratore e l’Ultima Cena. Le vetrate policrome delle finestre riproducono scene della vita di Gesù.

Adeguamento liturgico

presbiterio – intervento strutturale (1968)
La chiesa è stata realizzata secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II in materia di adeguamento liturgico.
presbiterio – intervento strutturale (1996)
Nel 1996 si è provveduto alla riorganizzazione dell’area presbiteriale e al rinnovamento degli arredi liturgici. La mensa isolata, l’ambone e le sedute dei celebranti sono in pietra; il fonte battesimale in metallo è collocato su un piedistallo in pietra.

 

 

Chiesa di S. Giovanni – Santuario della B.V. Addolorata

S. Giovanni Battista decollato, Santuario della Madonna Addolorata (Chiesa e santuario, Tuscania) Sita nel centro storico, è citata fin dal 1221, in origine dedicata a Santa Maria Nuova; cambia nome in San Giovanni quando diviene sede dell’omonima confraternita....

Chiesa di N. S. di Lourdes

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Chiesa di S. Agostino

LA CHIESA ED IL CONVENTO DI S. AGOSTINO A TUSCANIAdi Giuseppe Giontella La notizia più antica che attesta la presenza a Tuscania dei frati dell’Ordine degli Eremitani di S. Agostino nell’omonimo convento è del 1275. I frati dovevano essere abbastanza numerosi ed erano...

S. Maria della Rosa

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S. Maria del Riposo

La chiesa fu edificata nel ‘200. Il complesso, comprendente la chiesa e il convento, sorge fuori le mura di Tuscania; il suo aspetto attuale è dovuto alla ricostruzione del 1495, quando era occupato dai padri carmelitani, sui resti di una precedente chiesa benedettina...

Basilica di S. Maria Maggiore

La Chiesa di Santa Maria Maggiore a Tuscania sorge all’ingresso del centro storico, alle pendici del colle di San Pietro che ospita, sulla sua cima, anche l'omonima basilica. Nominata per la prima volta nell'852 in una bolla di papa Leone IV al vescovo di Tuscania,...

Chiesa di S. Giuseppe

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Chiesa Cattedrale di S. Giacomo

La storia della Chiesa di S. Giacomo Nella elezione del quartiere di Poggio a luogo dell’aristocrazia tuscanese del sec. XVI, non poteva mancare una chiesa ad esaudirne le istanze religiose. Così la vecchia chiesa San Giacomo, piccola e vecchia, fu negli anni tra il...

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Madonna del Cerro

IL CERRO (Santuario della Madonna del Cerro)

Era un’immagine della Madonna, come tante altre, un’edicola povera e disadorna, che riceveva il breve saluto dai rari viandanti intenti a percorrere la strada polverosa che da Tuscania conduce ad Arlena, Tessennano e Canino. Dal momento che l’edicola si trovava a metà percorso tra Arlena e Tuscania, erano soprattutto gli abitanti delle due cittadine a conoscerne l’esistenza, particolarmente i boscaioli ed i proprietari di bestiame che pascolava nella macchia Riserva; i documenti ufficiali, invece, ignoravano quell’edicola, almeno fino alla seconda metà del Seicento.

La storia prende l’avvio dalle vicende personali di una coppia di sposi, Cesare e Caterina, due umili tuscanesi, dei quali i registri parrocchiali non ci tramandano il cognome. Forse non l’avevano, come molte famiglie povere del Seicento; e così lui era semplicemente Cesare, figlio di Cesare, soprannominato Caterino; per quei tempi, ai fini di una ipotetica identificazione era più che sufficiente.
Francesca era malata, forse di epilessia: erano in molti a ritenere che fosse posseduta dal demonio. Aggravandosi la malattia, il povero Cesare si rivolse al Signore e pensò di portare la moglie a Tessennano, davanti all’immagine miracolosa di San Liberato per implorare la grazia della guarigione. Un mattino imprecisato dell’anno 1673, Cesare e Francesca partirono alla volta di Tessennano. Percorsi quattro chilometri, giunsero davanti all’edicola della Madonna seminascosta tra il verde dei cerri. A quel punto Francesca si bloccò e non ci fu più verso di spingerla oltre. Il marito fece di tutto per farla camminare, ma Francesca lo redarguì dicendo: “Non vedi che quell’immagine non vuole che io passi più avanti?”
Quindi Francesca cominciò ad agitarsi con strepito grandissimo tanto che Cesare fu costretto a tornare indietro. Per tutta la notte Francesca si agitò, scongiurando il marito di non condurla più presso quell’immagine della Madonna. Le insistenze ripetute della donna furono ritenute da Cesare come ispirazioni del demonio e, da buon cristiano qual era, maggiormente si infervorò a credere che Francesca con l’aiuto della beatissima Vergine potesse rimanere liberata. Per molti giorni Cesare costrinse la moglie, usando anche le maniere forti, a recarsi ai piedi di quella immagine, superando tutti gli ostacoli che il demonio interponeva con violenza e repugnanza non ordinaria.
Visto però che da solo non riusciva ad approdare a nulla il brav’uomo pensò bene di chiedere aiuto ai sacerdoti di Tuscania. Il primicerio don Carlo Carli, l’arciprete don Giuseppe Eutizi, don Attilio Pescetti, don Paolo Ciotti, don Santuccio Fioravanti e altri accompagnarono i due sposi davanti all’edicola della Madonna. Finalmente la fede prevalse e Francesca per intercessione della gloriosa Regina dei Cieli restò libera dai maligni spiriti che la invadevano. La parola miracolo rimbalzò di bocca in bocca e da Tuscania si diffuse rapidamente nei centri limitrofi così che accorsero i popoli in tanto numero a venerare quella sacra immagine da più parti. Il problema logistico si rivelò subito impellente. Molti pellegrini trascorrevano almeno una notte presso l’edicola, per cui fu necessario fabbricare ricoveri di legno, ove Iddio a preghiere della sua Gran Madre in questo luogo invocata dispensava con larga mano le sue grazie divine, liberando dal demonio i corpi ossessi, raddrizzando struppi e risanando quelli che da diverse infermità corporali venivano travagliati.
Alle grazie compiute dalla Madonna facevano seguito numerosi ex voto ed offerte in denaro che in poco tempo bastarono a finanziare la costruzione della chiesa e ad ornare l’altar maggiore ove resta detta sacra immagine di varie figure e lavori d’intaglio dorato, con sagrestia arricchita di sagre suppellettili a sufficienza, ma anche per la fabbrica di un ospizio unito alla chiesa e di una non piccola abitazione poco lungi da essa con le sue officine assai comode, anche per ospitare i pellegrini. La festività della Madonna del Cerro venne fissata all’ultima domenica di aprile, per ricordare il primo miracolo avvenuto il sabato che precede quella domenica. Dato che le offerte dei fedeli erano in continuo aumento si sentì la necessità di nominare un responsabile ed il vescovo Stefano Brancaccio nominò come custode del nuovo santuario proprio Francesca, la prima miracolata che seppe rivelarsi all’altezza del delicato compito anche con l’apporto del marito Cesare.
Nell’espletamento delle sue mansioni Francesca offrì al Comune di Tuscania il prestito di 1000 scudi, dietro il pagamento di un modico interesse. Inizialmente gli amministratori non presero sul serio l’offerta, ma, occorrendo denaro, nella seduta consiliare del 28 marzo 1678 il Gonfaloniere Gianfrancesco Giannotti portò la proposta all’attenzione dei consiglieri comunali che la deliberarono senza problemi. L’anno successivo, il 24 febbraio 1679, morì Cesare presso la casetta del Cerro e venne sepolto a Tuscania nella chiesa di San Francesco. La moglie affrontò serenamente la perdita e continuò la sua opera instancabile per altri due anni. Ottenne dalla Madonna la grazia di morire nella casetta contigua alla chiesa del Cerro: era sabato, 26 aprile 1681. L’indomani, ultima domenica di aprile, sarebbe giunta una folla numerosa per la festa della Madonna del Cerro per partecipare alle esequie di Francesca.
Il suo corpo fu tumulato accanto a quello di Cesare, in San Francesco. Nell’atto di morte il sacerdote ha annotato la sua lunga opera svolta presso il santuario. L’accorrere di numerosi pellegrini promosse l’istituzione, da parte del Comune, di una fiera di merci e bestiame. La processione religiosa si snodava dalla cattedrale di San Giacomo fino al Cerro, dove il primicerio del capitolo celebrava la santa messa cantata; quindi tutta la gente intervenuta usciva all’aria aperta e si adagiava sull’erba per mangiare le provviste che ciascuno s’era portato.
Il vescovo Brancaccio, ancora era in vita Francesca, dovette nominare un cappellano permanente per soddisfare i bisogni spirituali dei numerosissimi pellegrini. Dopo la scomparsa di Francesca il Brancaccio (divenuto Cardinale) dovette provvedere alla custodia del santuario ed invitò a risiedervi alcuni oblati ed un sacerdote cappellano, con una prebenda di 60 scudi annui per l’espletamento dei divini uffici. I Fratelli Oblati chiesero al Comune la concessione di un poco di macchia per potervi far vigna et horto per servitio loro, ma come anche di poter falciare qualche laguna in detta bandita della Riserva per servitio di una bestiola della chiesa. Tale petizione venne inserita nell’ordine del giorno della seduta consiliare del 31 maggio 1682. Il Gonfaloniere Piergiovanni Pocci ed i consiglieri Marco Pocci, Pietro Gioia e Pierpaolo Giannotti la fecero approvare concedendo agli Oblati tre rubbia di macchia in una zona che non ostacolasse il libero pascolo del bestiame brado, tenendo conto anche dell’abbeveratoio posto in fondo alla valle del fosso Caliano.
Il santuario prosperava, ma nei primi anni del Settecento si resero necessari alcuni restauri alla chiesa; li finanziò nel 1703 il canonico Bartolomeo Bonsignori, nobile toscanese, noto anche per altre opere di beneficenza.
Non conosciamo i tipi di interventi finanziati dal canonico Bonsignori ma leggiamo la descrizione della facciata della chiesa e della piazza antistante in un documento del 1748. La facciata terminava in alto a timpano triangolare con una grande croce di ferro; ai due lati si corrispondevano due colonne arricciate ed incollate; la piazza quadrilatera, delimitata da un muretto a secco era selciata per un tratto davanti all’ingresso. All’esterno vi era inoltre il campanile. Per quanto riguarda l’interno sappiamo solo che vi erano anche due altari laterali, uno dedicato al SS. Crocifisso, l’altro a san Nicola.
Un lungo e ricco inventario di arredi sacri del 1741 ci fa dedurre quanto dovesse essere attiva la vita del Santuario e quanto numerose fossero le sacre funzioni che quotidianamente si celebravano. Il Vescovo cardinale Andrea Santacroce nominava nell’estate del 1704 un secondo cappellano, oltre a quello permanente, per celebrare la santa messa nei giorni festivi, il sabato e in tutte le festività della Madonna. Per tale servizio suppletivo gli venne assegnata una prebenda costituita da un legato istituito dal canonico don Scipioni Buffi, defunto da pochi anni.

Chiesa di S. Giovanni – Santuario della B.V. Addolorata

S. Giovanni Battista decollato, Santuario della Madonna Addolorata (Chiesa e santuario, Tuscania) Sita nel centro storico, è citata fin dal 1221, in origine dedicata a Santa Maria Nuova; cambia nome in San Giovanni quando diviene sede dell’omonima confraternita....

Chiesa di N. S. di Lourdes

Ubicata in un quartiere moderno della cittadina di Tuscania denominato Villaggio Gescal, la chiesa della Nostra Signora di Lourdes sorge isolata al centro di piazza Padre Pio da Pietralcina che si apre all’angolo tra via Tuscia e via Nostra Signora di...

Chiesa del S. Cuore di Gesù

1968 (costruzione della chiesa intero bene) In contrada Pietrella, fuori dal centro storico di Tuscania, viene costruita la chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù. 1971/02/06 - 1971/11/01 (officiatura chiesa e erezione della parrocchia carattere generale) A seguito...

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Madonna della Pace

(sec. XV-XVI) Addossata alle mura urbane, che chiudono a Sud il popoloso quartiere di San Francesco, seminascosta da una fitta boscaglia di sterpi e di rovi, c'è la piccola chiesa della Madonna della Pace. A Tuscania, ogni angolo, ogni via, ogni quartiere ha una sua...

Madonna dell’Olivo

Elegante esempio di architettura rinascimentale tuscaniese con facciata rettangolare a coronamento orizzontale divisa in due comparti per mezzo di una cornice a rilievo e conclusa verticalmente, ai lati, da due paraste scanalate terminanti superiormente con capitelli...

S. Leonardo

Nel 1954 la torre del Bargello, costruita nel ’700 sulle fondamenta di un’altra più antica del XII secolo, crollò rovinosamente causando la distruzione di parecchi edifici del centro storico. Fra questi la più grave perdita fu quella della chiesa romanico-gotica della...

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Il Complesso monumentale è costituito da una serie di edifici che occupano attualmente quella che era stata l’antica acropoli della città etrusca. Nell’area del recinto sono collocate le due torri, l’arco, il Vescovato, la Chiesa. Fondata nell’VIII secolo in forme...

Madonna della Pace

(sec. XV-XVI)

Addossata alle mura urbane, che chiudono a Sud il popoloso quartiere di San Francesco, seminascosta da una fitta boscaglia di sterpi e di rovi, c’è la piccola chiesa della Madonna della Pace. A Tuscania, ogni angolo, ogni via, ogni quartiere ha una sua storia, una sua leggenda, una tradizione ed anche questa chiesetta, oggi pressoché dimenticata, ha la sua storia; una storia vaga, incerta, che sfuma nella leggenda, eppure delicata e non priva del tutto di una certa veridicità.

Nel feroce assedio di Carlo VIII, la parte meridionale della città andò quasi completamente distrutta. Le mura erano sguernite di soldati, perché i dirupi, che in questa parte scendono precipiti sul fiume, costituivano una difesa naturale. La porta di Cavaglione fu chiusa e per rafforzarla fu eretto, nella parte interna un pilastro. Proprio in questo punto – a dire del Giannotti – fu più violento l’assalto e maggiore l’impeto dei francesi che riuscirono con estrema facilità ad aprirsi una breccia e ad irrompere nella città. Un tale – continua il Giannotti – nel generale massacro si salvò e fece dipingere, come ex voto, su quel pilastro un’immagine di Madonna. Ci fu chi si rivolse alla Madonna di quel sacello per qualche grazia; l’ottenne e il culto e la fama di quell’immagine crebbe tanto che vi costruirono sopra una chiesetta. La quale in ricordo del terribile assedio e della strage che ne seguì fu detta della Pace.

Questa è la storia: una storia semplice, come tante altre legate a chiese e a santuari di più chiara fama, e che abbiamo narrato, perché la chiesetta in questione è legata ad una bella tradizione tuscanese; una delle tante tradizioni che, sottoposte all’usura del tempo, non più alimentate da una fede semplice e sentita, vanno a mano a mano scomparendo.

La sera dell’11 agosto la chiesetta, chiusa e dimenticata per tutto l’anno, si vestiva a festa. La via si riempiva di festoni, di lampioncini multicolori; la gente veniva a frotte per fare la visita, i ragazzacci sgusciavano via felici, lanciando alle ragazze le tradizionali pecette.

Era una sera, quella, che gli abitanti del quartiere di San Francesco, posto così fuori mano, aspettavano con gioia. E quanta cura usavano nell’addobbare le finestre, le grate, i muri stessi delle case e delle stalle.

Ma, l’abbiamo detto, ogni tradizione è destinata a scomparire, perché ci da l’impressione che costituisca una remora al progresso, una delle tante scorie che dobbiamo gettar via perché abbiamo paura che ci leghi troppo al passato.

E così ogni anno la festa della Madonna della Pace perse. La chiesetta, prima sempre addobbata dalla custode Canaletti con tanta amorosa cura, vide via via scemare i suoi visitatori, finché la festa fu soppressa.

Una parte del muro, che fiancheggiava il viottolo, che conduceva alla chiesetta, crollò; l’altra parte fu giudicata pericolante e le autorità cittadine ne vietarono l’accesso.

 Il Comune avrebbe fatto togliere la terra e i sassi caduti nel viale; avrebbe fatto ricostruire il muro – Ci dice la custode – ma i proprietari dell’orto attiguo, non si sa perché, non hanno voluto.

E così non s’è fatto nulla. Ed ora una marmaglia d’ortiche, di felci, di logli, di gramigne, di farinelli, d’avena selvatica e d’altrettante piante di manzoniana memoria coprono tutto il viale e la piazzola antistante alla chiesa.

Miracoli attribuiti alla Madonna della Pace

Miracolo ricevuto dalla signora Castignani Maria risalente agli inizi del 1900, quando la Chiesa della Madonna della Pace era ridotta ad un rudere. La signora Maria viveva nei pressi della Chiesa con tre bambine piccole e colpita da grave cecità, si era rivolta a numerosi specialisti tutti concordi sul fatto che non avrebbe più acquistato la vista. In preda allo sconforto la donna si raccomandò alla Madonna della Pace, pregò e pianse sotto la sacra immagine facendo voto di provvedere alla restaurazione della Chiesa e di celebrare l’11 Agosto di ogni anno una solenne festa in suo onore. Ritornata a casa si accorse che dall’oscurità cominciavano ad emergere sempre più nitide delle ombre, il miglioramento si manifestò palesemente nei giorni seguenti tanto che la donna riacquistò completamente la vista. Memore della promessa fatta si adoperò subito per mantenerla, con mezzi suoi e con donazioni elargite da altri cittadini di Tuscania impressionati dal Miracolo avvenuto.

La Chiesa fu completamente restaurata e l’11 Agosto la Madonna della Pace venne festeggiata con luminarie e addobbi colorati e con la partecipazione di tutto il popolo tuscanese che vi accorreva in massa. Alla morte della Signora Castignai fu la figlia Santina Pietrangeli a far si che la festa dell’11 Agosto non venisse dimenticata e diventasse una tradizione per la cittadina. La famiglia Castignani –

 Pietrangeli rimase sempre fedele e devota alla Madonna della Pace anche per altri eventi di cui fu testimone. Quando Santina s’innamorò di quello che sarebbe diventato il suo sposo, corse a confidare la sua felicità all’immagine della Madonna, Lei doveva essere la prima a saperlo perchè da Lei si aspettava l’approvazione. Santina si sposò, ma pochi anni dopo il matrimonio, il marito si ammalò di una grave forma di polmonite, a quel tempo letale, entrò in coma e i medici dissero che non c’era più niente da fare. Il sacerdote aveva già impartito l’estrema unzione ed erano stati preparati gli abiti per il morto, quando Santina persa ogni speranza corse disperata all’altare della Madonna della Pace e cominciò ad inveire contro la sacra immagine. Lei era stata la prima a conoscere il suo amore, a Lei ne aveva chiesto la protezione, e ora Santina non riusciva a comprendere perchè doveva perderlo. Dopo l’amaro sfogo la donna ritornò a casa certa di trovarvi il marito ormai morto, ma non appena entrò nella camera doveva giaceva. con grande stupore di tutti i parenti presenti, l’ammalato si svegliò chiedendo della moglie.

La Madonna della Pace aveva aiutato ancora questa famiglia che Le fu eternemente grata. Gli abitanti di Tuscania furono molto devoti alla Madonna della Pace, è Lei che ringraziavano per aver fatto ritornare dalla guerra i loro cari sani e salvi offrendoLe tutto ciò che avevano di più preziosa, tra cui gli ex voto che numerosi si potevano ammirare all’interno della chiesa fino agli sconvolgimenti del terremoto del 1971.

 

Chiesa di S. Giovanni – Santuario della B.V. Addolorata

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Nel 1954 la torre del Bargello, costruita nel ’700 sulle fondamenta di un’altra più antica del XII secolo, crollò rovinosamente causando la distruzione di parecchi edifici del centro storico. Fra questi la più grave perdita fu quella della chiesa romanico-gotica della...

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Si affaccia su una piccola piazza e presenta una fronte, in conci squadrati di nenfro che ha il coronamento superiore dentato e la superfice divisa orizzontalmente in due partite per mezzo di una cornice aggettante. Il portale, con lunetta decorata con affresco del...

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Madonna dell’Olivo

Elegante esempio di architettura rinascimentale tuscaniese con facciata rettangolare a coronamento orizzontale divisa in due comparti per mezzo di una cornice a rilievo e conclusa verticalmente, ai lati, da due paraste scanalate terminanti superiormente con capitelli corinzi.

Nel comparto inferiore è al centro un portale, lunettato, con piedritti scanalati e rudentati e con capitelli corinzi molto stilizzati. La lunetta, divisa dalla porta per mezzo di un architrave decorato con ovuli e dentelli, ha la faccia esterna della cornice decorata con motivi vegetali mentre il sott’arco è ornato, sempre a rilievo, con elementi metopali di forma quadrata contenenti motivi vegetali di fiori stilizzati a quattro petali, simili a quelli che decorano i sottarchi dei colonnati della chiesa di Santa Maria Maggiore. Al centro era un affresco, ora molto evanido, con immagine della Vergine della quale si intravede solo il capo forse ammantato. Nel comparto superiore solito oculo con cornice sagomata.

Sempre all’esterno, sul lato destro, è una porta, ora tamponata, con piedritti scanalati e capitelli tuscanici con motivo vegetale nel pulvino. L’architrave, a doppia fascia, ha quella superiore decorata con ovuli e dentelli mentre l’inferiore è ornata con una serie di astragali disposti orizzontalmente.
L’interno, del tutto spoglio in quanto la chiesa non è aperta al culto, è a croce latina con le due cappelle laterali absidate, mentre quella di fondo ha parete diritta alla quale è addossato un altare barocco con colonne tortili. Verso l’ingresso, una per lato, due piccole nicchie absidate con cornice in nenfro decora¬te a rilievo con motivi vegetali.

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1968 (costruzione della chiesa intero bene) In contrada Pietrella, fuori dal centro storico di Tuscania, viene costruita la chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù. 1971/02/06 - 1971/11/01 (officiatura chiesa e erezione della parrocchia carattere generale) A seguito...

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Si affaccia su una piccola piazza e presenta una fronte, in conci squadrati di nenfro che ha il coronamento superiore dentato e la superfice divisa orizzontalmente in due partite per mezzo di una cornice aggettante. Il portale, con lunetta decorata con affresco del...

Chiesa di S. Marco

Consacrata nel 1333, fu completamente ristrutturata nel 1838 secondo quanto documentato nel preventivo di restauro conservato negli archivi della chiesa stessa e nel progetto relativo, che mostra le strutture della chiesa più antica e le modifiche da apportare. In...

Chiesa di S. Agostino

LA CHIESA ED IL CONVENTO DI S. AGOSTINO A TUSCANIAdi Giuseppe Giontella La notizia più antica che attesta la presenza a Tuscania dei frati dell’Ordine degli Eremitani di S. Agostino nell’omonimo convento è del 1275. I frati dovevano essere abbastanza numerosi ed erano...

S. Maria della Rosa

​Le numerose chiese e i vari conventi dei diversi ordini che punteggiano il tessuto urbanistico di Tuscania, dentro e fuori le mura urbiche, documentano la rilevanza politica e sociale della città che cerca di resistere all’affermazione della vicina Viterbo con la...

S. Maria del Riposo

La chiesa fu edificata nel ‘200. Il complesso, comprendente la chiesa e il convento, sorge fuori le mura di Tuscania; il suo aspetto attuale è dovuto alla ricostruzione del 1495, quando era occupato dai padri carmelitani, sui resti di una precedente chiesa benedettina...

Basilica di S. Maria Maggiore

La Chiesa di Santa Maria Maggiore a Tuscania sorge all’ingresso del centro storico, alle pendici del colle di San Pietro che ospita, sulla sua cima, anche l'omonima basilica. Nominata per la prima volta nell'852 in una bolla di papa Leone IV al vescovo di Tuscania,...

Chiesa di S. Giuseppe

Posta nel cuore del centro storico del borgo di Tuscania, la chiesa di San Giuseppe si erge in capo a uno slargo – piazzale Cavour – aperto tra la strada provinciale SP12 e via dei Campanari. Orientata secondo l'asse che va da sud-est a nord-ovest, questa fabbrica di...

Chiesa Cattedrale di S. Giacomo

La storia della Chiesa di S. Giacomo Nella elezione del quartiere di Poggio a luogo dell’aristocrazia tuscanese del sec. XVI, non poteva mancare una chiesa ad esaudirne le istanze religiose. Così la vecchia chiesa San Giacomo, piccola e vecchia, fu negli anni tra il...

Basilica di S. Pietro

Il Complesso monumentale è costituito da una serie di edifici che occupano attualmente quella che era stata l’antica acropoli della città etrusca. Nell’area del recinto sono collocate le due torri, l’arco, il Vescovato, la Chiesa. Fondata nell’VIII secolo in forme...