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Prima di salire alla Casa del Padre

«Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: “Non temere! Sono io…” (cfr. Ap 1,12-17).

Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.

L’ultima benedizione di Papa Benedetto XVI

«Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: “Non temere! Sono io…” (cfr. Ap 1,12-17).

Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.

Benedetto XVI»

Chiesa di S. Maria Maggiore

La più importante chiesa dedicata alla Madonna a Tuscania, Santa Maria Maggiore, fu costruita ai piedi dell’acropoli della Civita, sulle rovine di un tempio romano vicino alla casa della famiglia di San Lino, che fu papa dal 67 al 76 dopo Cristo. E’ bella e maestosa e fu la prima cattedrale della diocesi di Tuscania, dal 553 all’anno 865, quando la cattedra vescovile fu spostata nella basilica di San Pietro situata sul colle sicuro e difendibile. Nel medioevo il quartiere era molto popolato e fu abbandonato dopo il sacco dei francesi di Carlo VIII nel 1495. La grande torre campanaria è di stile lombardo ed è molto vicina alla chiesa per il suo allungamento costruito nel 1100.
<p>Era utilizzata anche per difesa e rifugio. La facciata romanica ha tre portali , una loggia con colonne e capitelli ed un grande rosone con due ordini radiali di 12 colonnine, il numero degli apostoli, con i simboli dei quattro evangelisti: l’aquila per San Giovanni, l’angelo per San Matteo, il leone per San Marco ed il toro per San Luca.

Il portale centrale in marmo bianco e travertino, in mezzo alle pietre vulcaniche in tufo ed in nenfro, presenta una loggetta con nove colonne , un leone ed un grifone, le statue di San Paolo con il papiro arrotolato ed una mano cui levarono la spada e di San Pietro con le due chiavi del Paradiso ed un cartiglio , due colonne tortili poggiate su due leoni con capitelli tuscanici che sorreggono un mostro alato acefalo ed un’arpia. Vi è anche un barbuto con un animale mostruoso ed un serpente. Sul timpano c’è la Madonna, sede della sapienza,in trono col bambino Gesù benedicente con alla sua destra il sacrificio di Isacco ed alla sua sinistra l’Agnus Dei con la croce con l’asta. Si nota anche l’Angelo che blocca l’asina di Balaam , e la fuga in Egitto in un capitello a sinistra. Il portale di sinistra è di derivazione siculo-normanna cistercense ed in alto ha un oculo gotico come nel portale destro. Nell’interno , a tre navate basilicali a sei campate, al centro del presbiterio rialzato, l’altare maggiore con il seggio episcopale che è del periodo paleocristiano. Il tetto è a capriate. Il pergamo longobardo su quattro colonne presenta il leggio con l’aquila e San Giovanni Battista, opera dello scultore Guido di Bonagiunta Bigarelli da Como. Il ciborio gotico è formato da quattro antiche colonnine, recuperate dal tempio pagano, con la copertura a piramide dipinta con l’Annunciazione, San Giovanni Battista , gli evangelisti, San Ludovico da Tolosa . Nell’altare, rivolto ad oriente , perché rivolti verso Gerusalemme erano soliti pregare gli antichi cristiani, vi è un pluteo longobardo come paliotto. Un altro piccolo ciborio è paleogotico come anche l’altare sotto il pulpito. Nella parte inferiore dell’abside c’è un affresco bizantineggiante romano, opera del maestro di Corradino che rappresenta l’Ascensione di Cristo e i dodici apostoli scalzi e con il libri dei vangeli in mano. E’ una delle testimonianze della presenza di artisti bizantini balcanici e paleologhi di Bisanzio in Italia. La cavità absidale è circoscritta da un’imponente architettura con finti marmi rossi e verdi e finte colonne . Nel 1183 papa Lucio III lasciò in questa chiesa le reliquie di ventitre Santi Martiri per i quali fu costruito l’altare nell’abside della navata sinistra . Nel 1433 vi fu dipinto un affresco per ricordare questo avvenimento, che fu poi restaurato e rielaborato intorno al 1635 dal pittore viterbese Angelo Pucciatti. Dopo il terremoto del 1971 l’affresco, dopo essere stato staccato e restaurato, è stato posizionato nella navata destra. Inoltre questo artista, dopo aver ricevuto l’incarico dal canonico Nicola Guerra, realizzò gli affreschi con gli episodi della vita di Santa Cristina ed inoltre Santa Caterina d’Alessandria , San Nicola di Bari , San Giuliano l’ospitaliere e la colomba dello Spirito Santo con gli stemmi del suddetto sacerdote e del vescovo di Tuscania Alessandro Cesarini Sforza. Nella parete absidale centrale si ammira il grande Giudizio Universale che i due pittori aretini Gregorio e Donato realizzarono intorno al 1315 dopo aver dipinto con Giotto a Padova nella Cappella degli Scrovegni. Fu loro commissionato dal notaio Secondiano Deutabive. Cristo giusto giudice, tra gli angeli, con il volto sereno , mostra le ferite causate dalla crocifissione, due angeli suonano le trombe, la Vergine Maria sua madre, gli Apostoli e gli eletti alla sua destra nel Paradiso. Alla sua sinistra i condannati in mezzo al fuoco, inghiottiti dal cetaceo infernale tramite il demonio Lucifero. Gli eletti iniziano ad ascendere verso il regno dei cieli mentre i dannati sprofondano nell’inferno . Ammiriamo inoltre, nelle pareti laterali, l’Annunciazione, la Natività e l’Assunzione con il dono della cintola. Nella navata destra la gotica vasca ottagonale in nenfro, unica in Tuscania; essendo rialzata permetteva il battesimo per immersione. Intorno al 1620 il priore Girolamo Raimondi , Canonico della Collegiata di questa basilica , fece dipingere l’altare di San Raimondo che presenta in alto la Trinità e, nei lati, sei ovali con le storie della vita di San Girolamo e di San Raimondo di Pennafort. Abbellirono durante i secoli questa basilica gli affreschi nella navata destra della Flagellazione, Madonna con Gesù Bambino, Maria col piccolo e San Secondiano, Santa Genoveffa su una colonna, Santo Stefano su un’altra colonna, Santa Caterina d’Alessandria, San Giovanni Battista, la Vergine in trono con Gesù ed i santi Antonio Abate , Antonio da Padova e l’empireo con l’Eterno, in quella di sinistra San Silvestro sulla colonna, San Michele Arcangelo, Cristo benedicente, Maria con Gesù Bambino, San Bartolomeo, San Giovanni Battista, ancora San Giuseppe con la Madonna che conduce per mano il bambino ed infine ,nella cappella della famiglia Tozzi, della quale vi è scolpito lo stemma, la Crocifissione , Sant’Onofrio eremita ed i due coniugi committenti.</p>

Chiesa di S. Silvestro

Fu costruita tra il 1290 ed il 1310 e, nella parte a sinistra, è addossata alle mura castellane. La facciata rettangolare è in cortina di nenfro a vista ed a coronamento rettilineo e con due cornici : una dentellata ed una modanata. Il portale è adornato da colonnine tortili, da capitelli e da un affresco del 1500 nella lunetta col la Vergine con Gesù, San Silvestro e san Giuseppe. Il campanile è a tre livelli ed ha tre bifore romaniche, in una campana è scolpita la data del 1271. E’ dedicata al santo che fu papa nel 314 ed il suo pontificato durò ben ventidue anni. In quel periodo furono costruite a Roma le basiliche di San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Pietro e San Paolo.
La chiesa di Tuscania è a navata unica rettangolare con i conci squadrati e con la volta scandita da quattro arconi trasversi a sesto acuto in cinque campate.

E’ coperta da travi in legno. L’interno è a muratura a vista con blocchi di tufo e di nenfro ed in parte è intonacato. L’abside è a fondo piano con l’archivolto sorretto da mensole. Nella controfacciata si ammira l’affresco del Lignum vitae Christi, dei pittori aretini Gregorio e Donato; nel fondo di colore blu, l’albero della vita di Gesù con sei rami per lato e sui rami i versetti di dodici strofe : quattro sull’origine e la vita, quattro sulla passione e quattro sulla glorificazione. Cristo crocefisso è tra due angeli piangenti con sua Madre e San Giovanni Evangelista, contriti ai suoi piedi. Quattro busti dei profeti Isaia, Ezechiele, Daniele e Mosè sono in alto e completano l’affresco sant’Agnese con l’agnellino e la Madonna con Bambino Gesù che le porge la mela, simbolo della passione. Alla sommità dell’albero è presente il pellicano, animale che simboleggia Cristo ed il suo sacrificio, infatti si lacera il petto e nutre i suoi piccoli. Da ogni ramo pende un frutto tondo con la scritta che spiega il versetto. L’immagine dell’albero della vita è antichissima come la tradizione cristiana ed era destinata da Dio a trasmettere al mondo la salvezza. San Bonaventura da Bagnoregio descrisse l’albero dalla radice alla cima e l’albero è Cristo stesso che ,con la sua passione ,divenne simbolo della vita e della salvezza: il mistero pasquale della morte e della resurrezione. Il santo francescano scrisse quest’ opera, che ha un grande significato ecclesiologico, per aiutare i cristiani a pregare. Il committente dell’affresco fu un laico benestante di Toscanella. Nel terzo arco un affresco della crocifissione del 1300. Dal 1568 la parrocchia di San Silvestro fu diretta dal rettore della parrocchia di San Marco e nel 1569 il vescovo Giovanni Francesco Gambara decretò l’unione perpetua delle due parrocchie. Nel 1687 furono realizzati due altari laterali in stucco. In uno vi era il quadro di Sant’Antonio in adorazione di Gesù Bambino, che ora si trova nella chiesa di San Marco. Nel 1700 in questa chiesa aveva sede la Confraternita degli Agonizzanti per l’assistenza ai moribondi.

La Chiesa di S. Pietro

Si innalza, possente, sull’antico colle della Civita , dove erano gli antichi templi etruschi e quelli romani di età augustea i quali , probabilmente, erano dedicati al sole, ed è orientata verso sud-est cioè verso la terra di Israele dove è nato Gesù Cristo. E’ un monumento grandioso, incastonato sull’acropoli con le alte torri ed il palazzo episcopale, che domina la vallata del fiume Marta e forma uno dei panorami più belli e suggestivi d’Italia. Viene considerata uno dei capisaldi della storia dell’architettura italiana. La muratura è in conci di nenfro e di tufo, le pietre vulcaniche di Tuscania. L’abside è impostata sulle antiche strutture delle età etrusca e romana . Dall’anno 648 vi si conservavano le reliquie dei tre Santi Martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano , uccisi dall’imperatore Decio, che ora sono nella chiesa di San Giacomo.
<p>Fu cattedrale dagli anni Ottocento di una delle più importanti città storiche della Tuscia: Tuscania, il cui territorio è stato vissuto fin dall’età preistorica . Il mastro comacino Rodperto, chiamato dal gastaldo longobardo di Tuscania, insieme alle sue maestranze dette alla chiesa i caratteristici tratti lombardi ed ampliò il transetto: notiamo i plutei, le colonnine ed i paliotti longobardi. Nel 1962 fu ritrovata nel pavimento della basilica un’iscrizione romana di marmo che fu composta nell’anno 305 in onore dell’imperatore Diocleziano . La costruzione delle tre navate avvenne nel decimo secolo, ed il prolungamento definitivo con la nuova facciata nel dodicesimo . E’ il capolavoro dell’arte romanica e dei cosmateschi, i marmorari romani. La facciata con tre portali presenta elementi della precedente, che era più indietro, e quelli del XII secolo : il suo sviluppo simbolico vuole raffigurare il giudizio divino ed il passaggio dal paganesimo alla luce cristiana. I segni dello zodiaco nell’archivolto della lunetta mosaicata sono longobardi ed illustrano tutte le fasi ed i lavori della vita durante l’anno. Vi è una bellissima loggetta con dieci colonnine , undici arcatelle in marmo e i due grifoni alati. Lo splendido rosone cosmatesco tricerchiato è decorato con forme marmoree geometriche , vegetali ed a mosaico con le tessere di marmo bianco,serpentino , giallo di Siena e di porfido ed i simboli dei quattro evangelisti; l’Angelo, il Vitello, il Leone e l’Aquila . Ha ventisei raggi esterni , diciannove cerchi nel mezzo e dodici raggi al centro come gli Apostoli. Nelle due bifore snelle ,con tre colonnine bianche ciascuna, a destra l’inferno con il doppio vultus trifons, la divinità pagana con il serpente ,a sinistra il paradiso con l’Agnus Dei, due angeli: Michele e Gabriele e quattro padri della chiesa : Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio Magno. In verticale due serpenti alati inseguono i cani. Si notano anche due teste di leone di marmo riutilizzate. Un toro ed una giovenca indicano la virtù di chi lavora la terra del campo di Dio. Sotto la bifora di sinistra un bassorilievo etrusco con un uomo danzante. Probabilmente il sommo poeta Dante Alighieri poté vedere la bifora del demonio dal triplice volto. La basilica è divisa all’interno, grandioso e solenne, da tre navate con le colonne romane ed i capitelli degli antichi templi, coperte dal tetto ligneo a capriate. Le arcate hanno le dentature che rappresentano i raggi del sole. Al centro della navata principale si ammira il pavimento stupendo col mosaico cosmatesco . Nel presbiterio del transetto, rialzato con cinque scalini, il seggio vescovile di marmo ed il pavimento a mosaico. Completano l’altare il pulpito e due amboni , per la lettura delle sacre Scritture , del Vangelo e degli avvisi sacri, ed il ciborio con l’altare. Nel 1093 Riccardo, vescovo di Tuscania, aveva in giurisdizione anche le diocesi di Civitavecchia e di Blera . Dal 1199 al 1222 fu vescovo il tuscanese Raniero che officiava nelle cattedrali di Tuscania, Viterbo, Blera e Civitavecchia e nelle chiese archi presbiterali di Tarquinia e Vetralla. Vi è anche un altro ciborio con l’altare nella navata destra del 1284. Dalle due navate si accede alla grandiosa cripta che presenta altre nove piccole navate, con le volte a crociera, e ventotto colonne romane marmoree e di granito con i relativi capitelli, resti dell’antico tempio pagano dei primi secoli dopo Cristo . Vi è anche, nell’anticripta, l’opus reticulatum del periodo romano. Al centro dell’abside, nel catino, vi era il grande affresco dell’Ascensione di Nostro Signore Pantocratore onnipotente con gli angeli e con il globo terracqueo in mano, dipinto da artisti bizantini. Vi era la scritta:” EGO SUM LUX MUNDI, VITA, VERITAS”. Si ammirano ancora i padri della chiesa, gli apostoli rivolti al cielo, gli episodi della vita di San Pietro e di San Giovanni Battista, la Madonna con il Bambino Gesù, la Madonna della Misericordia del 1440 che accoglie con il suo manto il popolo cristiano,opera di Francesco Zacchi detto il Balletta, San Pietro con le chiavi, San Michele Arcangelo. Nella cripta gli affreschi dei tre santi Martiri Protettori di Gregorio d’Arezzo del 1315, e la Madonna tra i santi e gli apostoli. Nella controfacciata della basilica gli affreschi di San Giovanni Evangelista e della crocifissione di nostro Signore Gesù Cristo. In San Pietro vi erano alcune cappelle dedicate a Sant’Angelo, a Sant’ Agnese, a San Biagio e a San Nicola. In questa basilica si tenevano anche i parlamenti pubblici ed il 4 aprile 1354 tutti gli uomini capifamiglia di Toscanella, più di 370, votarono ed approvarono la nuova appartenenza alla Chiesa e giurarono tutti uno per volta sul Vangelo. Nel 1443 il papa Eugenio IV devolvette dei fondi per i lavori di restauro come anche nel 1447 il papa Niccolò V . Prima del 1493 Alessandro Farnese fu primicerio e canonico di questa cattedrale, poi diventò cardinale e quindi papa con il nome di Paolo III. Nel 1495 vi fu il sacco delle truppe francesi del re Carlo VIII e, a causa dei danni riportati dalla basilica , i canonici si trasferirono nella chiesa di Santa Maria della Rosa. Nel 1497 iniziarono i restauri da parte della Comunità di Toscanella. Nel 1512 anche il papa Giulio II, passando a Toscanella, decise di far restaurare la basilica . Nel 1572 la cattedrale fu definitivamente spostata nella chiesa di San Giacomo Apostolo il Maggiore nel terziere di espansione edilizia della città di Toscanella : il Poggio Fiorentino. Dal 1588 al 1602 officiarono in san Pietro i padri Gerolimini dediti ad una vita contemplativa ed austera. Nel 1707 le due campane del 1621, che erano a San Pietro, furono spostate nella nuova cattedrale di San Giacomo. Nel 1734 Clemente XII fece effettuare altri restauri. Nel 1795 Virginio Braschi, architetto della Congregazione del Buon Governo, costruì otto speroni che sono a presidio degli elevati delle pareti intorno all’abside. Questi contrafforti hanno protetto la basilica durante tutti i terremoti che si sono succeduti da allora in poi. Nel 1804 vi fu un altro importante restauro da parte dell’Accademia nazionale di San Luca di Roma, l’associazione degli artisti della quale faceva parte anche il grande scultore e pittore Antonio Canova. Nel 1870 fu risistemata la facciata. Il 6 febbraio 1971 , a causa del terremoto , cadde il rosone e si scoperchiò la semicalotta dell’abside. Furono immediatamente restaurati. La basilica di San Pietro in Tuscania, uno dei più importanti monumenti del medioevo italiano, che si vede anche da molto lontano, è testimone di un lunghissimo periodo di storia ed è il cuore vivo e pulsante della Tuscia.