Ultimamente varie volte tale domanda è risuonata nella nostra comunità ecclesiale.
Sembra quindi utile esplicitarne la risposta.
La dottrina della Chiesa Cattolica, relativamente alla possibilità di conservare le ceneri dei propri cari defunti nelle proprie abitazioni, prevede quanto segue:
– “La conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose.
– Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista, non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo…”.
(Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Ad resurgendum cum Christo circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione, 2016).
In sintesi, non si possono tenere in casa le ceneri dei parenti defunti perché:1. Non si permetterebbe la preghiera dei parenti e della comunità cristiana in un luogo accessibile a tutti, come lo garantirebbe invece il Campo Santo.
2. Non si garantirebbe nel tempo l’attenzione e il rispetto necessario (ad esempio dimenticanze, soprattutto passata la prima generazione dei familiari).
Non da ultimo, non si permetterebbe ai parenti la giusta elaborazione del lutto, dell’assenza dell’altro.
Dal semplice punto di vista umano la presenza delle ceneri nella casa privata rischia di imprigionare il lutto in un individualismo intimistico e ossessivo che potrebbe sfociare anche in disturbi psicologici.
Qualcuno potrebbe dire: perché non posso tenere MIO marito, MIO figlio, MIO padre… a casa MIA? È quel mio probabilmente che ci fa deformare la relazione di mutualità familiare in possesso dell’altro: nessuno appartiene a nessuno, tantomeno le proprie spoglie mortali.
L’altro è altro proprio perché diverso da me, e non potrà mai appartenermi, e rimarrà sempre mistero a me stesso. Intorno a quel MIO ruota in fondo da sempre l’origine antropologica della logica della violenza, della sopraffazione, del possesso, della guerra.
Naturalmente questo vale per chi vuole definirsi cristiano. Come sappiamo già, non è detto che una pratica che sia permessa dalla legge civile sia anche moralmente accettabile per un credente nella risurrezione di Gesù Cristo (come ad esempio l’aborto).
La festa dell’Assunzione di Maria in anima e corpo anticipa quel dogma di fede che professiamo ogni domenica nel simbolo degli Apostoli: “credo la risurrezione della carne, la vita eterna”. Maria, oltre ricordarci che siamo fatti per il cielo e che la nostra vita terrena è orientata ai beni celesti, vuole farci comprendere anche la grande dignità che ha il nostro corpo fisico e biologico. Noi non siamo la somma di un’anima e di un corpo, ma siamo esseri spirituali incarnati. La nostra anima, separata dal nostro corpo al momento della morte fisica, si ricongiungerà alla nostra carne il giorno della risurrezione finale. Il cristiano non disprezza quindi mai il proprio corpo, perché tempio dello Spirito Santo. È infatti questo il senso del rito dell’aspersione con l’acqua benedetta e dell’incensazione del feretro durante le esequie: io rendo lode al Padre per il dono del mio corpo, che non finirà dimenticato nei secoli dalla decomposizione, ma tornerà glorificato nella risurrezione finale.
La pratica di tenere le ceneri dei familiari nelle proprie abitazioni non è usuale nel nostro territorio, ma tende comunque a crescere. Fermo restando che non tutti gli abitanti della nostra cittadina professano la fede in Cristo risorto, noi come comunità cristiana di Tuscania siamo chiamati a rendere testimonianza del nostro modo di agire in comunione con tutta la Comunità dei credenti, seppellendo sempre i resti mortali dei nostri familiari al Campo Santo,anche qualora fossero custoditi in apposite urne cinerarie. Sarà anche questa una bellissima testimonianza di fede nella vita eterna e nella risurrezione di Cristo, vincitore della morte.