Iter dell’incoronazione anno 1923
21 ottobre 1922
Per sentire ed avere l’approvazione dei destinati venne diramato ai membri del Comitato direttivo il seguente invito:
Ill.mo Signore
Con la presidenza di Mons. Vescovo e sotto la direzione dell’Autorità ecclesiastica si è stabilito di costituire in Tuscania un duplice comitato, direttivo e di azione, allo scopo di provvedere degnamente alle feste per l’incoronazione dell’Immagine di Maria Santissima Addolorata che avranno luogo nel settembre 1923.
Il Clero di Tuscania
Risposero per lettera, aderendo, il cav. Sartori, il sig. Rossetti, il sig. Porzi. Il sig. Pieri scrisse scusandosi di non poter partecipare per ragioni di salute. Aderirono a voce il cav. Cerasa, il sig. Testa, Porzi, Brannetti, Pierdomenico. Non risposero il cav. Marini, il dott. Tarquini, perché assente. Il sig. Conte Pocci fu richiesto a voce e aderì pienamente.
8 ottobre 1922
Così fu possibile pensare ad una prima riunione d’intesa, che fu comunicata ai membri con il seguente avviso:
Ill.mo Signore,
Domani, sabato 28 ottobre, si radunerà per la prima volta il Comitato direttivo per l’incoronazione di Maria Santissima Addolorata.
La S.V. è pregata di prendere parte all’adunanza che si terrà nella sala del Primicerio mons. Giovanni Copponi, alle ore 19,30.
Il segretario: don Domenico Brizi
(A quelli che non avevano risposto si aggiunse)
Nella speranza che la S.V. abbia accettata la designazione a membro di detto Comitato, mi permetto invitarla a prendere parte ecc. ecc.
L’adunanza si effettuò con l’intervento di tutti gli invitati ad eccezione di Marini, Perugini e Pieri.
Fu discusso prima il Comitato e, su proposta del sig. Conte, venne stabilito di togliere il Vicepresidente del Comitato direttivo e, perché si avesse unità di regime (!), di sopprimere le cariche del Comitato Esecutivo lasciando solo un direttore (Brannetti) e un segretario (Vitali). Fu poi proposto di aggiungere altre persone: il sig. maestro Ildovaldo Ridolfi, Telemaco Arieti, Vincenzo Pierdomenico per il Comitato Direttivo.
Tessidio Sposetti, Giovanni Franceschini, Valentino Massera, Emilio Conticiani, Natale Santi, Nazzareno Marcoaldi per il Comitato Esecutivo, così chiamato cambiandogli il nome d’azione, che sapeva troppo di fascismo.
Venne poi stabilito che:
a) le adunanze si facessero di domenica alle 6 pomeridiane;
b) per il luogo ci si penserebbe (in votis il teatro Pocci);
c) fu rimandata ad altro tempo (e se ci fosse stato bisogno) la costituzione di un comitato femminile;
d) fu stabilito di incominciare subito la propaganda e intanto bisognava preparare il manifesto per la popolazione;
e) iniziare una sottoscrizione per famiglie.
30 ottobre 1922
Vengono spediti gli inviti ai nuovi designati per il Comitato Direttivo e fu rinnovato l’invito al sig. Pieri per lettera. Ai designati per il Comitato Esecutivo viene diramato il seguente invito:
Ill.mo Signore,
la S.V. essendo stata designata a membro del Comitato Esecutivo, che si viene costituendo sotto la direzione dell’Autorità ecclesiastica, per le feste dell’Incoronazione della Madonna Addolorata, è pregata a farci conoscere, quanto prima, se può favorirci della sua collaborazione.
Tuscania 30 ottobre 1922
Il segretario: don Domenico Brizi
Parecchi dei designati aderirono a voce, però si andava vociferando di qualche intoppo.
Fui prevenuto dal cav. Eusepi che non era ben vista la duplicità del Comitato, duplicità che creava un po’ di dislivello fra i membri delle due parti e fui pregato di vedere di conciliare le cose, perché quelle persone erano animate da molta buona volontà; poi esse avrebbero scritto e la lettera, che pervenne, era così concepita:
Tuscania 4 novembre 1922
Ill.mo Sig. Presidente del Comitato d’onore per l’incoronazione di Maria Addolorata.
I sottoscritti, essendo stati nominati da codesto Comitato d’onore a far parte del Comitato Esecutivo per i festeggiamenti a Maria SS. Addolorata nella sua incoronazione, ogni singolo membro, avendo trovato poco chiara la dipendenza di questo Comitato con l’Autorità ecclesiastica, ha creduto opportuno di adunarsi per prendere accordi in proposito e nell’adunanza, tenuta ieri sera, all’unanimità ha deliberato di aderirie alle richieste di collaborazione nei festeggiamenti a Maria SS. Addolorata, salvo escludere quella forma di dipendenza del Comitato Esecutivo coll’autorità ecclesiastica. Questo Comitato lavorerà insieme e in piena armonia con cotesto, senza nulla trascurare su ciò che riguarda i festeggiamenti di chiesa per quanto riguarda le spese inerenti all’incoronazione; ma si desidera essere liberi di disporre in parte anche dei festeggiamenti popolari ed esterni.
Pregando di essere informati circa le decisioni che prenderanno a nostro riguardo, speriamo che vorranno indire quanto prima un’adunanza generale per meglio chiarire e definire ogni probabile malinteso e prendere accordi per incominciare i lavori di sottoscrizione mensile.
Ringraziando e con ossequi distinti ci professiamo dev.mi
Brannetti Luigi, Vitali Giulio, Massera Valentino, Pietrini Francesco, Perugini Silvio, Salta Silvio, Fransesini Ersilio, Sposetti Tessidio, Franceschini Giovanni, Falleroni Marcelliano, Amici Andrea, Eusepi cav.Umberto, Nardi Raffaele, Vitangeli Amedeo.
Comunicata la lettera al Presidente, venne stabilito che piuttosto che un’adunanza generale era meglio un’intesa e perciò io li radunassi e dessi loro gli schiarimenti richiesti e appianassi i malintesi sorti.
5 novembre 1922
E la sera del 5 novembre 1922 quasi tutti si radunarono nella sala del sig. Luigi Brannetti ed io, esordendo con l’apologo di Menenio Agrippa, feci loro le seguenti dichiarazioni e le richieste spiegazioni, che trascrivo quali l’avevo notate per precisione di frasi e perché niente sfuggisse.
Noi siamo un corpo e tutte le parti vivono d’una stessa vita, quantunque non tutte possono fare le stesse cose (soddisfare alle stesse funzioni).
Per questo il Comitato, che è uno, si è dovuto necessariamente sezionare.
Una parte è così chiamata:
Comitato Direttivo che è quello che dà l’indirizzo e pensa a sbrigare le faccende, specialmente fuori città (Non è dunque Comitato d’onore, perché è tutt’altro che inoperoso)
L’altra parte si è chiamata Comitato Esecutivo e si occupa di quelle cose alle quali il Comitato Direttivo non può arrivare o per le quali non è competente.
Non sta alle dipendenze del Comitato Direttivo, ma lavora insieme. Dunque il Comitato è uno, soltanto di nome differente, per non creare confusione e dividere il lavoro.
Ed ora spiegazioni:
I° – Direzione dell’Autorità ecclesiastica che vuol dire?
Vuol dire che, trattandosi di cosa esclusivamente di chiesa, non può dipendere se non da persone ecclesiastiche. Per fare un esempio: un’impresa di strade l’avrà un ingegnere; un’officina la dirigerà un meccanico ecc.; un’incoronazione di una statua sacra sarà competenza dell’Autorità ecclesiastica, senza la quale nessun Comitato potrebbe sussistere per tale scopo.
Dunque direzione, nel caso nostro, non significa dipendenza, essere al servizio, ma agire col permesso dell’Autorità ecclesiastica e insieme ad essa.
II° – La cooperazione.
In un Comitato, unico di fatto e solo diviso di nome, nessuno può essere libero di disporre, anche in parte, dei festeggiamenti, perché il Comitato agisce come una persona sola. Perciò nelle adunanze, che si faranno per stabilire il programma delle feste e per deliberare su altre cose di indole generale, cioè che riguarderanno tutti, avranno il diritto e verranno invitati (e spero che nessuno mancherà) tutti i membri del Comitato, i quali potranno esporre i loro pareri, dei quali si terrà sempre conto, specialmente se saranno sostenuti dalla maggioranza.
Conflitti non ne avremo, perché desideriamo tutti che le feste riescano sontuosissime, quindi, salvato che sia il principale, per il resto (feste popolari) non ci sono difficoltà.
Nelle adunanze, se si tratterà di cose religiose, credo che a voi poco interesserà di votare, in ogni caso verrà sempre chiesto il vostro parere e tenuto conto dei vostri consigli.
Per ciò che riguarda i festeggiamenti popolari, se per caso dovessero sorgere delle difficoltà, si starà al parere della maggioranza, richiesto per voto.
III° – Quanto al programma, questo si stabilirà quando potremo darci una regolata con le sottoscrizioni.
Per ora sappiate che le feste religiose si procurerà che siano solennissime e che non verranno trascurate affatto le feste civili nella misura che consentirà l’incasso.
IV° – Prima bisogna salvare ciò che è essenziale:
a) la corona;
b) il personale.
Alla prima c’è chi ci pensa (il sig. Brannetti Luigi); il secondo sarà pensiero nostro non lasciare desiderare di meglio.
Intanto potete promettere al popolo una settimana di preparazione, un triduo di preghiere, paramenti, luminarie, cantori, concerti, corse, premi ai cittadini, ecc.
Durante la lettura e la spiegazione non mancarono commenti vivaci che a volte fecero temere impossibile un accordo, e in modo speciale fu impugnata la duplicità del Comitato, sia pure nominale.
– Il Comitato – dissero – deve essere uno solo. Noi lavoreremo, gli altri faranno quel che potranno, ma vogliamo essere tenuti allo stesso livello.
E siccome nessuna ragione valse a farli rimuovere dal loro pensiero, perché alcuni di essi erano stati messi da parte quando, costituito il Comitato, per il momento quelli che vi avevano lavorato furono i meno apprezzati, stavolta temevano uguale sorte, risposi che avrei riferito e che avevo buone speranze di venire all’unione dei due Comitati, data l’indole conciliativa dei membri del Comitato Direttivo e la nessuna intenzione d’arrogarsi il merito della cosa.
6 novembre 1922
Si raduna il Comitato Direttivo per le comunicazioni del risultato dell’adunanza di ieri sera.
Sono presenti mons. Vicario, don Giuseppe Cupelli, don Luigi Sartori, Rossetti, Pierdomenico, don Francesco Farrocchi, don Onofri, don Domenico Brizi.
Aderiscono, impediti, Pieri, Cerasa, Testa, Brannetti, coi quali io avevo già parlato, dichiarando loro lo stato della questione.
Fu letta la lettera del Comitato Esecutivo, sopra riportata, e data relazione delle mie risposte.
Considerando che trattavasi di questione di un po’ di amor proprio, tutti convennero che per mantenere la concordia, venisse soppressa la distinzione e per di più che anche nelle questioni di minore importanza venisse convocata la loro rappresentanza, perché non sarebbe valsa la pena convocare tutto il Comitato per sentire, per esempio, se dovesse invitarsi il vescovo di Corneto o piuttosto quello di Civitavecchia, o che cosa dovesse rispondersi al tale o al tal altro.
Viene letta poi la lettera di adesione del venerato maestro Ildovaldo Ridolfi e fu pregato il segretario di rispondergli (Il maestro si scusava di non poter collaborare direttamente per ragioni di salute) che al Comitato bastava la sua adesione e il suo riverito nome.
Viene poi letta la minuta del manifesto che dovrà essere pubblicato subito.
Era stato composto dall’avv. Conte Enrico Pocci.
Cittadini di Tuscania,
Non si è certamente cancellato dal vostro cuore il profondo sentimento di sdegno che tutti ci commosse, or sono due anni, quando degli sciagurati, rimasti tuttora ignoti, perpetrarono sacrileghi sfregi sulle immagini di Gesù e di Maria nella nostra chiesa cattedrale. La vostra fede proruppe allora in ammirabile slancio e la manifestaste in una indimenticabile dimostrazione di affetto verso Maria Addolorata, alla cui venerata immagine decretaste una corona a dimostrare la tradizionale devozione, ecc. ecc.
Questo primo punto del manifesto fu creduto bene di cambiarlo, perché non venissero riaperti ricordi spiacevoli e che potessero dar luogo a malintesi e suscitare pareri contrari all’iniziativa. Il testo fu approvato e si riporterà più sotto.
Dovendo pubblicarsi sul manifesto i nomi, e non avendo alcuno ancora fatto sapere, a causa delle loro occupazioni, il loro pensiero, io mi recai dal cav. Marini, dal dott. Tarquini, dal sig. Pieri e dal sig. Telemaco Arieti dei quali l’ultimo aderì pienamente e gli altri dopo qualche lievissima difficoltà, dovuta più che altro al fatto che, essendo impegnati assai nei loro affari o nella loro professione e quindi non potendo occuparsi direttamente della cosa, non sembrava loro delicato dividere l’onore senza le fatiche.
8 novembre 1922
Modificato l’inizio del manifesto dallo stesso sig. Conte Pocci e abbreviato (questo secondo ritocco) un tantino dal Primicerio Copponi, il manifesto fu definitivamente composto e affidato alla locale Tipografia Tuscanese dei sigg. Rezzemini e Pompei, che promisero sarebbe stato pronto sabato prossimo.
E per il sabato furono pronti, e l’attacchino, senza aspettare, come s’era detto la domenica precedente, li attaccò tutti e trenta in tutti i punti della città la mattina del sabato.
Direi subito che nell’ordinare i nomi alfabeticamente mi sfuggì quello dell’ill.mo e sti.mo cav. Sartori, il che dette luogo a qualche commento; ma, appena avvertito, corsi in tipografia e in un batter d’occhio l’errore fu riparato, come può vedersi nel manifesto, agli occhi del pubblico e anche presso il cavaliere, cui mi recai a fare le mie doverose scuse ottenendone piena assoluzione.
Il manifesto fece molta buona impressione, essendo la dimostrazione che finalmente si sarebbe adempito un desidero da tanto tempo accarezzato e, cosa non comune e degna di una certa attenzione, moltissime copie, specie quelle del centro, rimasero incolumi per più di una settimana; segno che si aveva piacere di conservarli intatti e che si approvava il contenuto.
Esso diceva così:
Comitato per le feste dell’incoronazione di Maria SS. Addolorata.
Cittadini di Tuscania,
non si è certamente cancellato dal vostro cuore il ricordo della indimenticabile dimostrazione di fede con cui, or sono due anni, al termine delle sante missioni, accompagnaste trionfalmente per le vie della nostra città l’immagine di Maria Addolorata.
Quel giorno la Vergine, benedetta e benedicente, trionfava e il vostro amato vescovo, profondamente commosso dinanzi allo spettacolo grandioso della vostra fede, pronunziava un commovente discorso, durante il quale, rievocando il desiderio da voi più volte espresso, lanciava al pubblico plaudente la proposta di incoronare solennemente l’Immagine della nostra cara Addolorata.
Cittadini di Tuscania,
è giunta ormai l’ora di compiere il voto, è giunta l’ora di lasciare ai posteri un pegno visibile della tradizionale devozione del nostro popolo per Maria, di documentare le grazie innumerevoli che da Essa abbiamo ricevuto e che ci aspettiamo per l’avvenire.
A tale scopo è stato costituito dall’Autorità ecclesiastica un Comitato cittadino che avrà cura di tutto predisporre, perché nel settembre del 1923 possa aver luogo, con solenni festeggiamenti, l’incoronazione della nostra Madonna Addolorata.
Siamo certi che tutta la cittadinanza risponderà all’appello con slancio pari al merito di Colei che vogliamo onorare, pari nella fede di Tuscania, che non venne mai meno attraverso le vicende dei tempi.
Così con l’avvivarsi dell’affetto del popolo nostro verso Maria Addolorata, nuove grazie e nuove benedizioni Essa copiosamente spargerà su noi, sulle nostre famiglie su questa nostra città.
Tuscania 12 novembre 1922
Il Comitato Presidente onorario S.E. Ill.ma e Rev.ma mons. Emidio Trenta, vescovo di Tuscania e Viterbo.
Presidente effettivo sig. Luigi Brannetti.
Segretario rev. Don Domenico Brizi.
Membri:
Sig. Amici Andrea
Can. Arieti don Leonardo
Sig. Arieti Telemaco
Can. Carletti don Settimio
Sig. Cerasa cav. Giuseppe
Sig. Conticiani Emilio
Priore Cupelli don Giuseppe
Sig. Eusepi cav. Umberto
Sig. Falleroni Marcelliano
Parr. Farrocchi don Francesco
Sig. Fioretti Eugenio
Sig. Franceschini Giovanni
Sig. Fransesini Ersilio
Sig. Marcoaldi Nazzareno
Sig. Marini cav. Giovanni
Sig. Massera Valentino
Sig. Nardi Raffaele
Arc. Onori don Giuseppe
Sig. Porzi Alfredo
Sig. Perugini Silvio
Sig. Pierdomenico Vincenzo
Sig. Pieri Vincenzo
Sig. Pietrini Francesco
Conte Pocci comm. Enrico
Sig. Raimondi Pietro
Sig. Regni Guido
Sig. Ridolfi Idelberto
Sig. Rossetti Enrico
Sig. Salta Silvio
Sig. Salvatori Luigi
Sig. Santi Natale
Sig. Sartori cav. Francesco
Can. Sartori don Luigi
Sig. Sposetti Tessidio
Sig. Tarquini dott. Paolo
Sig. Testa Sergio
Sig. Vitali Giulio
Sig. Vitangeli Amedeo
Sig. Vitangeli Giuseppe
N.B. Allo scopo di facilitare l’accertamento (!) delle adesioni ad una sottoscrizione per una offerta mensile, ad ogni capo di famiglia verrà quanto prima consegnato un foglio con le opportune istruzioni che si raccomanda di leggere attentamente. Questo foglio, riempito che sia, verrà ritirato dai membri del Comitato ai quali esclusivamente spetterà l’ufficio della riscossione.
Subito dopo la pubblicazione del manifesto si attese alla preparazione dei moduli per le sottoscrizioni che fu deciso di fare in doppia pagina, una di esortazione, l’altra che serviva, divisa opportunamente mese per mese, di ricevuta.
La dicitura fu dettata dal Primicerio Copponi, le notificazioni da me e la pagina di sottoscrizione fu combinata da me e dal sig. Giulio Vitali.
(Prima pagina)
INCORONAZIONE DELL’IMMAGINE DI M. SS. ADDOLORATA
TUSCANIA – SETTEMBRE 1923
Ill.mo Signore,
Dal manifesto, recentemente lanciato al popolo di Tuscania, avrà conosciuto che si è costituito un Comitato cittadino allo scopo di predisporre quanto sarà necessario per l’incoronazione dell’Immagine di Maria SS. Addolorata, incoronazione che si effettuerà solennemente nel settembre del prossimo anno.
E’ comune desiderio che lo straordinario avvenimento, lungamente desiderato e atteso dall’intera cittadinanza, si svolga con la maggiore solennità possibile; è nei voti di tutti che sia degno della sublime dignità della Madre di Dio, degno della grandezza della nostra fede e della tenera devozione che Tuscania nutrì sempre per Lei.
Ogni cuore ben fatto non può rimanere indifferente di fronte a sì nobile e santa iniziativa e tutti, si spera, faranno a gara nel dare alla Madonna questo nuovo pegno d’amore che sarà sorgente di benedizioni per noi, per le nostre famiglie, per il popolo nostro e di gloria per la nostra città.
Nella piena fiducia che la S.V. non sia alieno dal cooperare con offerta generosa all’incoronazione della Madre comune, si prega di aderire sottoscrivendo il modulo annesso.
Ringraziamenti e ossequi
Il Comitato
Tuscania 19 novembre 1922
Notificazione:
I nomi dei sottoscriventi, o di chi manderà offerte straordinarie, saranno registrati in una pergamena bellamente ornata che si terrà esposta nella chiesa di San Giovanni e poi verrà chiusa nell’urna ai piedi della Madonna a ricordo perenne della nostra devozione.
Ogni primo sabato del mese, cioè dal primo sabato del prossimo dicembre a quello di ottobre del 1923, nella chiesa di San Giovanni all’altare della Madonna verrà celebrata una santa messa per tutti quelli che aderiranno alla sottoscrizione o concorreranno con altre offerte.
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INCORONAZIONE DI MARIA SS. ADD.
INCORONAZIONE DI MARIA SS. ADD.
IL SIGNOR ……………………………
IL SIGNOR ……………………………
HA PAGATO PER IL MESE DI
HA PAGATO PER IL MESE DI
SETTEMBRE 1923
APRILE 1923
LIRE…………………….
LIRE…………………….
INCORONAZIONE DI MARIA SS. ADD.
INCORONAZIONE DI MARIA SS. ADD.
IL SIGNOR ……………………………
IL SIGNOR ……………………………
HA PAGATO PER IL MESE DI
HA PAGATO PER IL MESE DI
AGOSTO 1923
NOVEMBRE E DICEMBRE 1922
LIRE…………………….
LIRE…………………….
DA PRESENTARSI E RITIRARSI OGNI MESE DAI MEMBRI ADDETTI DEL COMITATO, DOPO AVERNE CONSEGNATO AL SOTTOSCRIVENTE IL TALLONCINO DI RICEVUTA
Si prega di conservare il talloncino di ricevuta mensile che sarà rilasciato al versamento della quota sottoscritta.
(Terza pagina)
Incoronazione di M. SS. Addolorata
Il signor ___________________________ aderendo volentieri all’iniziativa del Comitato per le feste dell’Incoronazione di Maria SS.Addolorata sottoscrive per lire ________________ mensili.
18 novembre 1922
Incoronazione 1923 > Tappe incoronazione
18 novembre
Era stata fissata la prima adunanza generale al teatrino Pocci ove in seguito si faranno le riunioni.
Non essendo intervenuti la massima parte di quelli già iscritti al Comitato Direttivo per ragioni indipendenti da qualsiasi atto di protesta, ma piuttosto di ufficio, non si dette alla riunione il carattere solenne che si voleva.
Io chiesi nuovamente scusa per l’omissione del nome del cav. Sartori sui manifesti e diedi lettura e visione della circolare per la sottoscrizione, della quale il tipografo, nonostante le assicurazioni, non riuscì a consegnarmi che la bozza e fu rimandata l’adunanza al 21 prossimo.
Non mancò qualche protesta, anche vivace, da parte di qualcuno degli intervenuti, ma non ebbe seguito.
21 novembre 1922
I membri intervennero quasi tutti, con generale soddisfazione anche per l’atto di reciproca
stima che venne così dato dovendosi iniziare sul serio i lavori.
Il presidente Primicerio Copponi espose la sua soddisfazione per l’ardore con cui dai membri era stata accolta l’iniziativa e ringraziò a nome di mons. Vescovo esortando tutti a mettersi all’opera con buona volontà, con costanza e senza diffidenza, raccomandò poi la calma e la serenità nelle adunanze.
Si stabilì poi che gli avvisi per le adunanze, piuttosto che stamparli, fossero poligrafati; che il sabato seguente verrebbero affissi per la città le circolari di sottoscrizione per portarle a conoscenza del pubblico e che la domenica seguente sarebbe cominciato il giro di sottoscrizione.
Tutti i moduli erano in ordine in numero di 1250, numerati progressivamente e vennero divisi fra coloro che si esibirono volenterosamente al non lieve compito.
La città era stata in precedenza divisa in quattro parti, come segue, dal sig. Giulio Vitali d’accordo col segretario
PRIMA SEZIONE: CAVAGLIONE
Piazza del Plebiscito
Via del Rivellino
San Francesco
Via Cavaglione
Via del Moro
Via del Monastero
Largo del Monastero
Via delle Sambucare
Via Valle dell’Oro
Via degli Archi
Via dell’Annessione
Via del Giardino
Via del Pellegrino
SECONDA SEZIONE: PIAZZA
Piazza Umberto I
Via Cavour
Via della cava
Via Lunga
Via della Fontanella
Via XXI Settembre
Largo Bixio
Largo Regina Margherita
Piazza Trieste
Via Montascide
Via delle Casacce
TERZA SEZIONE: RIUSCELLO
Via Oberdan
Via Traversa
Via Sette Cannelle
Via delle Scalette
Largo del Forno
Largo Consalvi
Via del Riuscello
Via della Scrofa
Via Poggio Barone
Via Garibaldi
Via del Turco
Via Trento
Via del Gallo
QUARTA SEZIONE
Largo Indipendenza
Via della Torretta
Via della Libertà
Piazza Vittorio Emanuele
Via della Riforma
Via Verdi
Via Torre di Lavello
Via della Rocca
Via Pozzo Bianco
Via delle Scale lunghe
Per la Prima Sezione si esibirono i signori: Eugenio Fioretti – Sposetti Tessidio – Franceschini Giovanni – Fransesini Ersilio – Conticiani Emilio – Santi Natale.
Per la Seconda Sezione si esibirono i signori: Cav. Eusepi Umberto – Nardi Raffaele (Caposquadra) – Massera Valentino – Pietrini Francesco.
Per la Terza Sezione si esibirono i signori: Vitali Giulio (Caposquadra) – Amici Andrea – Regni Guido – Salta Silvio – Salvatori Luigi.
Per la Quarta Sezione si esibirono i signori: Marcelliano Falleroni (Caposquadra) – Porzi Alfredo – Perugini Silvio – Raimondi Pietro.
Per la Sezione di campagna: Sig. Pierdomenico Francesco.
I quali si suddivisero poi il lavoro (dopo raccolte le adesioni per le quali si ricevono in blocco – vis mixta fortior) assumendosi ciascuno l’incarico della riscossione di una o di due vie determinate.
Riguardo ai Tuscanesi viventi in altre città o all’estero parve bene che invece di una sottoscrizione si invitassero ad una offerta unica e al segretario fu devoluto cortese invito.
Sulla base di una lista usata precedentemente per il monumento, mandai a mano dei biglietti ad hoc ai parenti o conoscenti di Tuscania cui sapevo essere noto l’indirizzo. Riuscii a trovare circa 200 indirizzi di famiglie viventi fuori città.
Il biglietto per chiedere gli indirizzi era così formulato.
Ill.mo signore
Prego la S.V. a compiacermi di notare qui sotto l’indirizzo del Sig. _______________________ ________________________________
Ringraziamenti
Dev.mo don Domenico Brizi
Il presente verrà ritirato dal fattorino
Radunati gli indirizzi, mi accinsi all’opera, spedendo a ciascuno una lettera che conteneva il testo della circolare e un cartoncino d’accompagnamento.
La circolare era quella sopra riportata con qualche leggera modifica.
Incoronazione di Maria SS. Addolorata
Settembre 1923
Ill.mo Signore,
ci permettiamo rendere noto alla S.V. Ill.ma che in Tuscania si è costituito un Comitato Cittadino allo scopo……ecc. ecc….gloria per la nostra città.
Nella ferma fiducia che la S.V. non sia aliena dal cooperare con generosa offerta all’incoronazione della Madre comune la preghiamo di inviare il denaro al segretario generale del Comitato, rev.do don Domenico Brizi – Tuscania
Ringraziamenti e ossequi
Il Comitato
Tuscania li……….1922
Il biglietto d’accompagno da una parte recava stampati i nomi dei componenti il Comitato, dall’altra vi era scritto da me:
Ill.mo Signore,
nella certezza di fare cosa gradita mi permetto accludere copia della circolare che il Comitato ha deciso venga spedita ai Tuscanesi altrove residenti, perché tutti in un concorde slancio di fede e d’amore si uniscano ad onorare la nostra SS. Madre.
Confidando nella gentilezza e generosità della S.V. ringrazio fin d’ora sentitamente professandomi coi sensi della più grande stima.
Dev.mo
don Domenico Brizi
La sera del 25 novembre vennero affissi al pubblico le copie delle circolari per la sottoscrizione in città, sormontandoli dal monito della futura prova.
Domani 26 il Comitato passerà a raccogliere le adesioni alla sottoscrizione.
Nessuno si ritiri! Siate generosi!
L’effetto sembra sia stato buono, perché, quando l’indomani le quattro squadre si misero all’opera, pochi furono quelli che rifiutarono e parecchi sottoscrissero per cinque e più lire mensili.
L’elenco dei sottoscrittori con le offerte relative e quello degli offerenti, che risiedevano altrove, si trova nel libretto apposito.
Non mancò però un piccolo incidente che non ebbe alcuna importanza, ma che fece conoscere le povere intenzioni di alcune persone, le quali, sotto lo specioso pretesto della filantropia e della beneficenza, vollero screditare la nostra iniziativa, mentre sono proprio essi che non danno nemmeno un soldo in opere di bene.
maggio 1923
Dal novembre fino a questo mese di maggio si è svolta una speciale corrispondenza per la corona.
Volendo che la cosa riuscisse degna della Vergine Santissima si cominciò ad interrogare diverse case e precisamente Bertinelli di Milano, Accesi di Parma, Tassi e un’altra casa di Milano e la casa di N.S. di Lourdes di Lucca (20 novembre).
Tutti risposero, ma quella di Lucca ci parve la più conciliativa e si cominciò a trattare sul prezzo. Poi prima di decidere si chiesero informazioni al sig. Pietro Pieri, tuscanese e farmacista in Lucca (Piazza S. Frediano), le quali, per verità, lasciarono un po’ a desiderare. Fu per questo che misi come condizione che la corona sarebbe stata pagata alla consegna; e noi per loro tranquillità eravamo disposti:
a) – ad un anticipo di 3.000 lire
b) – o a depositare l’intera somma in una banca;
c) – o a pagare gli interessi del denaro che il direttore avrebbe potuto prendere da una banca di suo gradimento.
Nessuna delle tre proposte fu accettata e allora il sig. Pieri, pregato di aiutarci, ci indirizzò all’oreficeria Alessandro Maffei, che mandò una lettera dicendo che ben volentieri avrebbe assunto l’incarico, ma prima di ottobre non poteva consegnare il lavoro, perché occupato in altri.
Io risposi che per ottobre era impossibile e contemporaneamente scrissi al cav. Riccardo Politi, direttore della fabbrica arredi sacri di Milano (Via Francesco Sforza). Questi rispose in data 9 maggio, affermativamente; attesi fino al 17 e gli commisi l’opera chiedendo disegni. Il 18 giunse, senza preavviso o altro, un disegno del Maffei di Lucca. La cosa fu un po’ imbarazzante, specie per riguardo del sig. Pieri. Scrissi al Maffei, facendo presente il ritardo e il nessun preavviso del disegno e gli promisi, nonostante tutto, di pagare l’opera. Seccato del fatto, mi fa sapere che per l’opera voleva 200 lire e il disegno di ritorno.
Ma io gli risposi che se voleva il disegno non era giusto pagarlo e viceversa; glielo rimandai (e del resto che farne?) aggiungendo Lire 50 per l’incomodo e sembra ne sia rimasto contento, perché non si fece più vivo.
D’allora cominciarono le lettere decisive con Milano.
Il cav. Politi mandò due disegni, uno dei quali soddisfece le nostre non poche esigenze e gli fu rimandato perché l’eseguisse.
E il lavoro fu iniziato l’11 giugno 1923, avendogli noi, vista l’ottima persona con cui si trattava, anticipata la somma di L.7.000 per l’acquisto del necessario.
Il giorno 16 maggio detti di tutto relazione all’offerente sig. Luigi Brannetti, che generosamente aveva offerto L.6.000, ma poi, sapute le maggiori spese e cause delle condizioni iniziali, purché la corona fosse d’oro e degna della Madonna, non indietreggiò di fronte ad un preventivo di L.15.000, delle quali L.7.000 mi consegnò il giorno stesso dell’anticipo.
Erano presenti alla relazione il cav. Eusepi, Giulio Vitali e Silvio Salta.
Furono presi alcuni accordi per le modalità di consegna e di esecuzione .
24 maggio 1923
Essendo ormai tempo di concretizzare qualche cosa si pensò alle prime adunanze generali.
Siccome fin dal principio si prospettava la difficoltà del luogo della cerimonia e per avere qualche lume e nello stesso tempo per fare una cosa di soddisfazione comune, fu emanata la seguente circolare per avere una specie di referendum:
COMITATO PER L’INCORONAZIONE DI MARIA SS. ADDOLORATA
Prego la S.V. voler prendere in esame i tre progetti possibili, qui a fianco notati, riguardanti il luogo dove potrà avvenire l’incoronazione e le relative funzioni che la precedano, accompagnano e seguono.
Essendo la cosa di importanza capitale, si è creduto bene proporle in antecedenza alla riflessione comune, anche perché la S.V. possa notare in breve le ragioni delle sue preferenze per l’uno o per l’altro e fare osservazioni che crede opportune, rimettendole prima della fine del mese al sottoscritto che dovrà tenerne conto nella relazione da presentarsi alla prima adunanza generale cui è riservata la discussione e l’approvazione definitiva.
Tuscania 24 maggio 1923
Il segretario
don Domenico Brizi
PROGETTI
1° – Funzioni e incoronazione al Riposo
Vantaggi: Chiesa grande
Svantaggi: In cattivo stato, l’accesso è incomodo; tutto il meglio delle cerimonie avverrebbe fuori città.
2° – Funzioni e incoronazione alla Rosa
Vantaggi: chiesa grande e frequentata;
Svantaggi: la macchina non entra nella porta.
3° – Incoronazione a Piazza del Plebiscito e incoronazione al Duomo:
Vantaggi: Chiesa centrale e comoda;
Svantaggi: chiesa piccola.
Nota: Le funzioni, salvo spostamenti e modifiche, comprendono:
1° primi vespri e funzione preparatoria del sabato;
2° incoronazione e pontificale cardinalizio della domenica; vespri, funzione.
3° pontificale vescovile del lunedì e processione di ritorno alla chiesa di San Giovanni.
Alla circolare risposero prontamente il sig. Ridolfi, lumeggiando l’utilità e la maggior convenienza della piazza del Duomo.
Il cav. Sartori espose l’idea identica, mettendo la possibilità di farla anche a San Pietro.
Pietrini propugnò l’idea del Riposo.
Pierdomenico Francesco e Salvatori, quello di Piazza Trieste.
Rossetti fu per il Duomo.
Pieri incerto fra la Piazza del Duomo e quella del Plebiscito.
Porzi, Pocci e Santi preferirono quest’ultima.
Conticiani e Regni si rimettono ai più.
Pochi dunque affrontano il problema e la possibilità della Piazza del Duomo e la maggiore convenienza e opportunità per le funzioni attirarono l’attenzione del clero che la fece sua.
Mentre s’attendevano invano altre risposte risolsi di provvedere intanto ad altre occorrenze e mi recai a Roma dal 25 al 29 giugno per concretizzare un accordo col paratore e coi cantori. Fui sfortunato! I cantori furono incerti per un altro impegno, il paratore dovetti attenderlo tre giorni!
Nonostante ciò il cav. Salarielli del quartetto romano mi fece un preventivo con tre progetti:
1° – per 12 cantori compreso l’organista L. 5.000
2° – per 8 cantori “ “ L. 3.500
3° – per 5 cantori “ “ L. 2.500
Alloggio a carico dei sigg. committenti; ferrovia, automobile, vitto e permanenza a carico dei cantori.
Quanto al paratore mi indirizzai al più celebre, il cav. Giuseppe Castoni, il quale però prima di fare il preventivo disse che era necessario mandare un suo operaio per prendere visione dei luoghi da parare e questi venne (1luglio) in Tuscania, visitò la cattedrale e prese gli appunti.
Raccomandai la sollecitudine, ma oggi, 5 luglio, ancora niente e perciò gli ho scritto.
Vedendo intanto che non pochi forestieri non avevano ancora risposto al primo appello, pensai ad una cartolina-svegliarino per sollecitare l’offerta e cominciai la spedizione il 30 giugno.
Essa dice così:
INCORONAZIONE DI M.SS. ADDOLORATA
Tuscania 14 –18 settembre 1923
Ill.mo Signore,
con mia lettera del ______________ c.a. portavo a conoscenza della S.V. la costituzione di un Comitato cittadino per le solenni feste dell’incoronazione dell’Immagine di M. SS.Addolorata, pregandola insieme a voler concorrere alle straordinarie onoranze alla Vergine SS. con una generosa offerta. Non avendo però finora avuto l’onore dell’ambito riscontro della S.V. e temendo che non le sia pervenuta la mia precedente, ho creduto doveroso supplire con questa alla involontaria mancanza, per tal modo anche alla generosità dell S.V., di gareggiare con quella già dimostrata dai molti che hanno concorso con entusiasmo e larghezza.
Certo della sua pronta adesione, prego la S.V. gradire anticipati ringraziamenti e ossequi.
Tuscania (data del timbro postale)
Il segretario generale
don Domenico Brizi.
N.B. Indirizzare le offerte a don Domenico Brizi – Tuscania
Tornato a Tuscania da Roma, fu fatta una prima riunione di tutti i sacerdoti per stabilire il programma religioso che di massima concretizzato così:
sabato: Processione secondaria (possibilmente di notte inoltrata il venerdì).
domenica mattino: Comunione generale uomini.
Pontificale cardinalizio.
pomeriggio: Incoronazione solenne in Piazza del Duomo
lunedì mattino: Pontificale vescovile
sera: Benedizione
martedì mattino: Messa cantata
sera: Processione di notte e ritorno alla chiesa di San Giovanni
Il 2 luglio venne diramato per il 3 sera a tutti i membri del Comitato l’invito per una adunanza generale
Ordine del giorno: Schemi di programma religioso e civile
Però per evitare questioni tumultuose, venne quel giorno stesso tenuta alla sera un’adunanza del Comitato, per così dire, esecutivo per orizzontare le loro viste.
Erano presenti: Eusepi, Fioretti, Franceschini, Fransesini, Massera, Nardi, Porzi, Perugini, Raimondi, Salta, Santi, Sposetti, Vitali.
Furono assenti: Brannetti, Amici, Conticiani, Falleroni, Marcoaldi, Petrini, Regni.
L’adunanza fu un po’ disordinata; non tutti avevano portato i resoconti degli incassi delle squadre, sicché bisognò farli allora e quando si venne alla discussione del luogo, fu un mezzo pandemonio.
Come Dio volle, si riuscì a concretizzare un po’ di programma civile così:
sabato sera prima corsa
domenica prima tombola e fuochi artificiali, la sera.
lunedì seconda corsa
martedì seconda tombola e processione.
Massera presentò una proposta di sovvenzionare con L.1.000 una compagnia teatrale: mi opposi con fermezza, facendo notare la sconvenienza della cosa e la contrarietà con le intenzioni degli offerenti. Gli altri convennero per il no.
Riguardo alla musica rimasero in piedi tre proposte:
1° gara di concerti
2° banda militare di Roma
3° due bande buone.
Furono fatte anche velleità di proposte: scrivere per avere offerte al Santo Padre e a S.E. on. Mussolini, presidente del Consiglio (!)
Alle 23,30 si sciolse la seduta.
4 luglio 1923
Le cose erano andate troppo male per lasciare tranquilli i volenterosi di pace e di accordo.
La mattina dopo esposi a mons. Vicario un progetto conciliativo: pontificale al Duomo, poi nel pomeriggio processione solenne fino a Piazza del Plebiscito; incoronazione e proseguimento della processione; in questo modo venivano evitate le troppe processioni e al ritorno il pontificale sarebbe stato impossibile, dopo una processione affollatissima.
Si dichiarò disposto a favorirlo se consentissero gli altri preti e ci fosse l’approvazione del vescovo.
Cupelli e Carletti non lo sostennero, soprattutto perché mezza processione verrebbe fatta con la Madonna non incoronata e perché non c’era bisogno di cedere.
Comunque fu concordata per la sera una riunione del Clero e intanto io fui incaricato di telefonare a Viterbo per sentire se c’era il Vescovo dal quale mi sarei recato la mattina seguente per esporgli il caso nostro.
Mentre ero nella sala d’aspetto dell’ufficio del telefono, venni invitato da Vitali a salire in Municipio, dove erano radunati Sartori, Porzi, Perugini, Salta, Amici, Vitali e Brannetti, che era venuto in seguito ad una lettera di Vitali. Questi presentò il progetto identico al mio. Io feci osservare il lato debole, però mi mostrai propenso a farlo approvare.
Amici propose l’incoronazione in Piazza con i vespri la sera avanti a San Giovanni.
Si ritornò sulle difficoltà e sulle risposte della sera precedente, ma balenò un filo di speranza di accordo.
Alle 18 tutti i sacerdoti: Copponi, Onofri, Carletti, Sartori, Farrocchi, Brizi, Cupelli si radunarono in Seminario. Arieti, occupato con le confessioni, approvò poi i deliberata.
Fu stabilito che nell’adunanza dei dissidenti, (chiamiamoli così strilloni, come dice Vitali), che si sarebbe tenuta alle 21 nella casa di Brannetti, io avrei presentato il seguente memoriale con tutte le ragioni possibili.
“Il Clero è animato da ottime intenzioni e a nessuno più che a lui sta a cuore la buona riuscita della festa, però in qualsiasi progetto c’è un lato debole; né il Vicario, né il Clero se la sentono di assumersi la responsabilità, quella responsabilità che nel caso presente ricadrebbe sul Clero unicamente, tanto più che la cerimonia si svolge non solo alla presenza del popolo di Tuscania, che potrebbe chiudere gli occhi, ma alla presenza di forestieri, di seminaristi, di Vescovi e del Cardinale, competentissimi ecc.ecc.
1° – Al progetto di stamane (partenza dal Duomo, incoronazione in Piazza del Comune e ritorno, manca di serietà e solo per metà della città passerebbe la Madonna incoronata) la critica fu fatta anche da persone intellettuali.
2° – Vespri a San Giovanni – incoronazione la mattina seguente in Piazza, poi processione al Duomo – Pontificale. Gli inconvenienti sono come quelli del punto precedente. Incomodo per l’ora, sconveniente per tenere occupato il Cardinale – quattro ore – gravi imbarazzi per le confessioni e confusione in cattedrale per l’affluenza disordinatissima del popolo, che segue la processione e la guarda. Impossibilità di preparare il pontificale, essendo tanto il disordine per mettere la macchina al posto.
3° – Duomo – Offre maggiori garanzie per gli impicci in caso di pioggia. Le funzioni potrebbero svolgersi con calma e la piazza nel pomeriggio occuparsi gradatamente. La processione si svolgerebbe con ordine, partendo dal lato della cattedrale e percorrerebbe così tutto il paese. La piazza, misurata di nuovo, offre garanzie per circa 4.000 persone.
Alla sera, per quanto si voleva essere calmi, i nervi non stavano a posto, tanto che appena cominciata l’adunanza e la discussione, si ritornò sugli argomenti di ieri sera; il memoriale non fu letto che a sbalzi e non mancarono vivaci dibattiti; specialmente il sig. Porzi, che sosteneva aver noi agito per partito preso e perché volevamo imporci e col cav. Eusepi, che si ostinava a sostenere che sarebbero state presenti 6ooo persone.
Lascio da parte le critiche personali di Tessidio Sposetti, il quale, more solito, lasciò la sala. Non valsero le parole conciliative del sig. Brannetti, di Vitali e di altri; non si concluse nulla e l’adunanza si sciolse coi tristi prevedibili effetti di un temporale; era troppo satura l’aria e l’amor proprio ebbe il sopravvento.
La sera stessa e i giorni seguenti fu un indegno spargersi di calunnie e di menzogne che turbarono un poco l’opinione dei cittadini e fecero anche vacillare la loro fiducia nel Comitato. Tutto si interpretò sinistramente, tutti furono trascinati in Piazza, persone e opinioni e non mancarono parole ed espressioni irriverenti a riguardo dell’autorità ecclesiastica.
I più assennati e i meno violenti tentarono opera di pacificazione e di conciliazione, tanto che la sera del 5 fu concordata una nuova adunanza fra di loro, alla quale io non fui invitato. Intesi dalle finestre del seminario le grida di Porzi e di altri e quelli del sig. Brannetti, che fu il principale bersaglio. Seppi poi che si era tentato di trarlo a una scissione, ma il valentuomo non si lasciò cogliere al riccio, prendendosi non poche male parole. La seduta durò mezz’ora. I dissidenti non facevano più misteri e da quella sera in poi si vide la necessità di qualche rimedio.
Fermi nella risoluzione presa e convinti della superiorità del nostro progetto, che era l’unico che poteva eseguirsi con decoro, si stabilì di non recedere dinanzi a qualunque decisione, fosse pure uno scioglimento del Comitato.
L’opera di accomodamento continuò e in privato non poche opinioni furono raddrizzate. Visto però che il malcontento di pochi e la loro lingua non cessava di seminare il male, la direzione, d’accordo con i sigg. Brannetti e Vitali (in rappresentanza della maggioranza del Comitato strilloni) venne nella determinazione di proporre un ultimatum per mezzo del quale venissero così a mettersi fuori gli irriducibili.
Il 9 luglio fu diramato a tutti i membri del Comitato strilloni la seguente circolare, scritta però per chi aveva la coda infarinata, si capisce!
Tuscania 9 luglio
Ill.mo signore,
la Presidenza del Comitato, considerata la scorrettezza di alcuni membri, i quali, in seguito all’ultima seduta generale, hanno iniziata una imprudente e vergognosa divulgazione di falsi apprezzamenti e ingiuste calunnie;
vista l’inutilità dei molteplici tentativi per venire con essi a ragionevole accordo,
per lo spirito di conciliazione da cui è animata e non volendo prendere provvedimenti di epurazione, che ridonderebbero a tutta vergogna dei membri denigratori;
rende noto l’ultimo e definitivo progetto delle feste religiose che si svolgeranno come segue:
venerdì vespri pontificali
sabato
mattina comunione generale (donne)
pontificale vescovile
pomeriggio solenne incoronazione nella Piazza del Duomo, processione e benedizione.
domenica
mattina comunione generale (uomini)
solenne pontificale cardinalizio
lunedì
mattina pontificale vescovile
sera processione di ritorno a San Giovanni
Osservato che tale progetto è l’unico che salvi il decoro dell’augusta cerimonia e salvaguardi la dignità del clero, che ha l’esclusiva responsabilità in materia religiosa, la S. V. è pregata di mandare la sua adesione a detto progetto dentro martedì, 1° luglio p.v; diversamente verrà considerata come dimissionaria con l’obbligo conseguente di rimettere a questa presidenza il registro delle sottoscrizioni che le fu affidato.
Con la stima che tanto le serbo e le serberò qualunque sarà la decisione della S.V. mi è grato professarmi come per il passato
per la Presidenza
don Domenico Brizi.
Alla circolare era unito un mezzo foglio da firmarsi che diceva così:
Il sottoscritto, presa visione della circolare del 9 corr. aderisce pienamente, disposto a continuare nell’opera col primitivo spirito di solidarietà, di sacrificio e di devozione verso la Vergine Addolorata.
(firma del sottoscritto)
Nella giornata del 9 risposero quasi tutti. La mattina giunse la lettera del cav. Eusepi, che mandava i fogli della sottoscrizione, motivando la sua rinuncia col fatto che, non potendo la piazza contenere il popolo, non poteva aderire al progetto.
Sposetti Tessidio non volle ricevere la circolare.
Sposetti Valerio rispose negativamente “perché siete troppo assolutisti”
Non risposero Porzi, Massera, Pietrini.
Gli altri o avevano aderito a voce o mandarono il foglio sottoscritto.
In conclusione rimasero fuori: Porzi, Massera, i due Sposetti, che erano stati coloro che avevano sparlato. Pietrini ed Eusepi, per diversità di opinioni.
La circolare, si dice, che scottò e fu mandata anche a Viterbo per vedere se ci fosse elemento di criminalità (!).
Dopo questo atto si attese che sbollissero i vapori e che il popolo tornasse ai primitivi sentimenti.
Il popolo per modo di dire e così la parte di piazza. Intanto parlai col cav. Eusepi e con Porzi con la speranza di chiarire qualche punto di cose, delicato, dette e sentite. (Col primo fu facile, con l’altro fu inutile ogni ragionamento. I rimanenti furono lasciati perdere.)
Durante questo periodo si svolse molta parte di corrispondenza, sia con la ditta Castani per la paratura; sia con la ditta Tornelli per l’illuminazione della facciata del Duomo.
L’11 luglio ebbi il preventivo del sig.Castani. Dopo qualche giorno (16 luglio) vi fu un’adunanza d’intesa fra alcuni sacerdoti e alcuni membri dell’altro Comitato. Fu tenuta in casa del sig. Brannetti. Vi intervennero mons. Copponi, Cupelli, Sartori ed io. Degli altri, Brannetti, Nardi, Vitali, Salta, Perugini, Fransesini, Franceschini.
Fu letto il preventitvo del sig. Sartori e fu buttato giù un preventivo generale delle spese come segue:
Chiesa Illuminazione e paratura L. 3.500
Cantori L. 3.000
Predicatori L. 500
Viaggi (seminaristi, Vescovo, cardinale) L. 1.000
Illuminazione Macchina L. 1.000
Imprevisti L. 1.000
Fotografia L. 500
Decreti L. 500
Totale L. 11.000
N.B. Non ci sono compresi i viaggi del paratore e il vitto.
Banda L. 7.000
Corse (due) L. 2.500
Fuochi artificiali L. 3.500
Manifesti L. 200
Palloni L. 300
Si formulò poi una specie di programma generale
Venerdì Vespri – Funzione
sabato Pontificale Cardinalizio
pomeriggio Incoronazione
Processione
Trattenimento musicale
domenica Pontificale Cardinalizio
pomeriggio Trattenimento
Tombola
Fuochi
lunedì Pontificale
pomeriggio Trattenimento musicale
Corsa
Processione di notte
martedì Messa cantata a San Giovanni
Corsa
Tombola (?)
Lo spostamento dell’incoronazione dalla domenica al sabato era già stata determinata in precedenza, perché le malelingue avevano istigato i confratelli della Congregazione della Carità e dell’orfanatrofio, a beneficio dei quali andrebbe la tombola. Infatti se la tombola si fosse fatta il lunedì, non ci sarebbe stata l’affluenza della domenica (cosa che non si sarebbe potuta fare perché non c’era l’incoronazione)
Così anche quest’altro appiglio delle malelingue fu sfasato ed essi a poco a poco perdettero terreno.
Fu nella circostanza di questa riunione che fu riaffacciata la proposta di riammissione del cav. Eusepi che con me si era dimostrato disposto a rivedere le ragioni di prima, perché forse aveva notato la troppa fretta della sua risposta. Fu tentennato un po’ per non riaprire la strada agli altri, ma poi, visto il suo contegno correttissimo passato ed il motivo speciale della sua rinuncia, fummo ben lieti di poterlo riammettere.
Il 17 scrissi al dott. Savinelli che il 21 mi annunciò la sua prossima venuta per un sopralluogo, che però non si effettuò che il 29 agosto.
27 luglio 1923
Alla sera nella sala del Conte Pocci si ebbe un’adunanza dei membri del Comitato (parziale) per concretizzare alcune cose. Vi intervenne anche il sig. Francesco Pierdomenico.
Fu stabilito:
di scrivere alla ditta Vescovi di Venezia per i palloni;
di scrivere a qualche ditta per i fuochi artificiali e fu letta una lettera del focarolo Pulcinelli di Caprarola che chiedeva l’impresa;
fu stabilito di mandare una commissione al R.Comizzoni per la sistemazione della porta e furono designati io, Pierdomenico ed Eusepi.
Quanto alla banda si decise di andare di persona a contrattare con la Ponchielli e la Comunale di Civitavecchia.
Assunsero l’incarico Vitali ed Amici.
L’adunanza si sciolse con la massima cordialità.
4-16 agosto 1923
La ditta Tornelli manda il preventivo per l’illuminazione della facciata per la bazzecola di L.6.500!
Mi affretto a ringraziare.
Ricevo lettera del cav. Politi di Milano che mi assicura che la corona è a buon punto e che la finirà per il 15.
Combino una cassaforte con la ditta Martinelli di Milano per la corona e per gli oggetti preziosi della chiesa.
Essendo venuti meno i tentativi di mons. Vescovo per avere gli Em.mi Cardinali La Fontaine, Patriarca di Venezia, e Ragonesi, scrissi al sig. Conte Pocci a Roma, perché pensasse a trovarlo lui. (8 agosto)
11 agosto 1923
Il sig. Conte mi risponde che ha girato inutilmente, ma che farà l’impossibile per trovare il cardinale.
13 agosto 1923
Alle 9,30 mi giunge un telegramma dei cantori, i quali vogliono sapere le ragioni dell’anticipo della festa ed accennano ad una variante ai prezzi precedentemente fissati.
14 agosto 1923
Rispondo per espresso dando le spiegazioni necessarie e premetto un telegramma di preavviso.
(Segue espresso – chiarimenti – prego appianare difficoltà)
16 agosto 1923
Telegrafo al cav. Politi per sollecitare la consegna della corona:
(Silenzio impressionami alquanto – ritardo imbarazzami – pregola caldamente precisare venuta.)
20-29 agosto 1923
Incoronazione 1923 > Tappe incoronazione
20 agosto 1923
Vitali e Amici si recano a Civitavecchia e tornano poco soddisfatti per le enormi pretese della banda (45 lire a persona al giorno!)
21 agosto 1923
Partiamo per Roma io e il cav. Eusepi. Vi giungiamo alle 12.30 e ci diamo appuntamento per le 15,30 a Piazza Argentina.
All’ora stabilita andiamo dal cav. Gabrilli per combinare il canto. Stabilita la musica e le parti variabili, si viene al cum quibus. Il maestro non vuole muoversi da L.5.400. Noi si forza per L.5.200. Scende fino a L.5.300. Insistiamo. E’ irremovibile, allora tagliamo in mezzo e finiamo per L.5.250 dal sabato al lunedì.
Si corre dal paratore Cartoni; è fuori; si va al negozio, si parla con l’operaio, ci riduce L.100; noi riduciamo un operaio. Stabiliamo 14 lampadari, prendendone in compenso di più grandi e scendiamo così da L.3.050 a L. 2.074, riservandoci di scrivere al principale per togliere anche le 74 lire. Per il viaggio della roba manderemo noi il camion, che è più conveniente per il prezzo.
Da notare che la mattina in Viterbo si era girato un mondo per sapere se i paratori di Santa Rosa erano gli stessi, e non ci riuscì di saperlo; così avremmo risparmiato il viaggio dei paratori, che da Viterbo sarebbero venuti a Tuscania.
Si corre da Berlutti, lo stampatore cittadino per i manifesti; si riserva la parola per il giorno seguente.
22 agosto 1923
Si definisce la cosa col paratore. Berlutti chiede L.5 a manifesto ( tre colori; misure: 1,10 x 2,80; copie 100). E’ troppo per le nostre tasche e si soprassiede.
23 agosto 1923
Ritorno a Viterbo. Il cav. Eusepi combina con la tipografia dell’Urcionio i manifesti (due colori; misure: un metro per tre; copie 100). Totale L.160. Un affare!
A mezzogiorno siamo a Tuscania, ringraziando Dio del buon esito.
Trovo lettera del cav. Politi che mi domanda per l’astuccio della corona e stabilisce la venuta al 25 o al 26. Trovo parimenti le chiavi della cassaforte. Telegrafo (dopo aver inteso il sig. Brannetti) al cav. Politi così:
Torno oggi – astuccio desiderabile, ma modestissimo – inalterati limiti preventivi, altrimenti no – Attendereste Viterbo 27 – Comunichi telegramma suo arrivo –
La sera stessa scrivo un espresso dandogli ragione del ritardo della sua venuta e ciò perché il sabato e la domenica noi parroci si è impicciatissimi. L’astuccio sarà modesto perché non si vogliono fare spese soverchie.
Scrivo un espresso al Conte Pocci per avere notizia del cardinale; scrivo parimenti ad una società anonima per gli accumulatori; ricevo la lettera di Pocci con scritto concedente facoltà di celebrare le messe votive nei giorni delle feste e con lettera del card. Siri che si scusa di non poter venire.
24 agosto 1923
Ricevo risposta per le batterie, con nuova proroga fino al 31.
Questa sera il Primicerio Copponi riceve notizie dal Conte Pocci essere impossibile trovare un cardinale a Roma.
Comunico la prima notizia al Brannetti e rimando l’andata a Viterbo, già stabilita per il 27.
28 agosto 1923
Tento di telefonare al Conte Pocci per parlare in proposito del cardinale. Dopo un’ora e mezza di tentativi, rinuncio, perché non mi è stato possibile, perciò gli telegrafo che tenti di nuovo per il card. La Fontaine.
La mattina avevo telegrafato a don Salvatore Capoferri a Roma per sapere l’indirizzo del cardinale vicario Basilio Pompili: intendevo rivolgermi personalmente a Lui in caso venissi a perdere ogni speranza.
Alle 8,30 adunanza parziale in casa del sig. Brannetti per i versamenti ultimi delle sottoscrizioni. Furono letti i preventivi e abbozzato il programma.
29 agosto 1923
Scrivo al sig. Vescovi per sollecitare il pacco; ad Hensembergher, per le batterie.
Alla ditta Sartini, al M.Centurini Carlo e al sig. Carletti Ugo per sollecitare le offerte.
3 luglio 1923
Alle nove nel teatrino Pocci cominciarono ad affluire i soci che in breve furono al completo, raggiungendo quasi la totalità.
Furono assenti: Luigi Brannetti (forestiero), Falleroni, Marini, i due Pierdomenico, Pieri, Pocci (Forestiero) Salvatori, Vitangeli (malato).
Dopo una mezzora d’attesa per ultimare i resoconti dei negligenti o di chi non bene aveva compreso, fu potuto leggere un resoconto approssimativo dei totali ricavati dalla sottoscrizione:
Da riscuotere Riscosso Restano
Sez. Poggio 4548 2830,50 1717,50
Piazza 3966 2279 1688
1172 517,05 655
1586 913 773
Riuscello 199 327 442
1637,50 1152 485,50
1083,50 747,50 336,50
Cavaglione 549 429,50 119
922 482,50 439,50
550 400 150
totali 16813 10078 6735
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A questo dovevasi aggiungere il totale delle offerte dei forestieri in L. 2015. Prevedendone altre 2000 dalla questua del grano e 2000 dal Comitato e dai Signori si veniva ragionevolmente a poter contare su di una somma oscillante fra le 22 e le 24 mila lire, il che non poté non recare soddisfazione.
Passando poi alla discussione dell’ordine del giorno, e cioè degli schemi dei festeggiamenti religiosi e civili, essendo base dei primi il luogo, venne messo in discussione: dove si sarebbe potuto fare?
Il Presidente sostenne il Duomo, perché chiesa centrale, comoda, decorosa, sufficiente nella sua piccolezza al popolo sebbene per questo non troppo comoda.
Petrini propugnò l’idea del Riposo, come più grandioso e perché luogo esclusivamente sacro, come si conviene alla funzione anche della incoronazione che non sarebbe al suo posto in Piazza.
Sartori Francesco accennò alla possibilità di San Pietro o di Santa Maria; ma se sono chiese ampie, capaci di contenere una grande quantità di popolo, presentano, però, come il Riposo, l’inconveniente della lontananza, dell’incomodità e facilmente non c‘entrerebbe la macchina.
Discussioni animate si alternano e si intrecciano e seguono non troppo piacevolmente.
Visto che la cosa non s’accomodava con la ragione venne posta ai voti.
Presenti 34 Assenti 9
Per il Duomo rispondono SI in 26
Per il Riposo in 6
Salta
Pietrini
Massera
Nardi
Sartori
Raimondi
Astenuti 2
Cerasa
Amici
Viene approvato così che le funzioni si facciano in Cattedrale.
Il segretario dice se non è il caso di discutere il luogo per l’incoronazione.
I più approvano e fu cattiva idea la mia, perché successe un putiferio.
Impossibile riferire integralmente ciò che fu detto in quell’ora di accalorata e non sempre spassionata ed educata discussione. Le persone ragguardevoli, che erano intervenute anche con sacrificio evidente, non poterono non rimanere disgustate.
Si formarono tre correnti:
1° – del clero e dei benpensanti: la Piazza del Duomo è sufficiente per contenere non meno di quattromila persone, a calcoli fatti; è una piazza raccolta, di facile raduno e, soprattutto, è la più conveniente per lo svolgimento completo, esatto e decoroso di tutta la funzione. Ma le ragioni liturgiche non entrarono nelle teste dei popolari che volevano assolutamente:
2° – Piazza del Plebiscito, perché più larga, senza pensare alle difficoltà di far fare mezzo percorso alla Madonna non incoronata; alla difficoltà di accesso per il Cardinale dalla chiesa dei Santi Martiri al trono della Madonna, che si collocherebbe avanti all’ospedale e al fatto che la larghezza della piazza non avrebbe impedito il pigia-pigia del popolo.
3° – La scelta della chiesa del Riposo tornò a galla, data la grande difficoltà di accordo.
L’ing. Sartori propose di lasciare la questione al Clero.
Testa propose di usare la Piazza Umberto I°, facendo i primi vespri a San Giovanni e l’incoronazione la mattina seguente, cosa che comportava però gli stessi inconvenienti del secondo progetto.
Arieti Telemaco propose la sospensiva,
Eusepi e Porzi, sostenitori del secondo progetto, propugnarono la votazione.
Sposetti abbandona l’aula. Qualche altro accenna a fare lo stesso. Si cerca di calmare gli animi, ma poco si ragiona e molto si grida; qualcuno si alza di nuovo ed è il segnale dello scioglimento della adunanza, che rimane così sospesa indecorosamente.
“Come un branco di segugi…” anche il sottoscritto, come altri, pensava alla vergogna e soprattutto alle infinite dicerie degli imprudenti. Si formarono capannelli, si cercò di chiarire opinioni. Alle 23,30 tutti prendevano la via di casa con la disillusione in cuore, almeno quelli cui premeva fare bene le cose.
30 agosto 1923
Incoronazione 1923 > Tappe incoronazione
30 agosto 1923
In mattinata butto giù il programma definitivo insieme a Vitali, Eusepi e don Luigi Sartori.
Attesa inutilmente risposta dal cav. Politi di Milano per il giorno della consegna della corona.
Dopo questo sommario di notizie sarebbe stato bello poter proseguire il presente diario, ma il succedersi vertiginoso delle faccende e delle cose lo ha reso impossibile e il ricordo di tante fatiche servirà di incitamento a ben fare anche in seguito.
Il 31 agosto giunse un telegramma del cav. Politi, che annunziava che sarebbe arrivato il 2 settembre con la corona. Tardò ancora qualche giorno, ma finalmente giunse il prezioso gioiello. Sul principio parve un po’ grande per la nostra Regina; eravamo abituati a vederla con una corona più piccola, ma poi ci si accorse che le donava solennità e maestà. Il gioiello fu oggetto di vera e sentita ammirazione.
E si moltiplicarono le adunanze, le intese; fu diviso il lavoro e furono stabilite le mansioni che alcuni avrebbero dovuto sostenere.
Per le corse e per i fuochi artificiali avrebbero pensato i sigg. Fioretti, Falleroni e Salta.
Per la banda: Eusepi, Vitali, Franceschini, Fransesini e Amici.
Per gli alloggi, il sig. Natali Sante.
Per i globi, Perugini e Nardi.
Per i festoni ecc. ecc., Regni, Santi e Conticiani.
Per la chiesa pensò a tutto il clero, che giunse dove anche altri bisogni ne richiedevano l’opera.
Ma c’era una spina: non si trovava il cardinale.
Già avevano risposto negativamente il card. La Fontaine, Patriarca di Venezia e il card. Siri.
Il conte Pocci aveva detto la terribile parola: E’ impossibile! Non ci pensate più!
Rassegnarsi dunque?
Mons. Vescovo e gli altri, quasi in massa, erano di questo parere. Alcuni male intenzionati e poco conoscenti delle difficoltà di trovare il cardinale mugugnavano, facendo anche delle insinuazioni maligne nei riguardi del clero e di mons. Vescovo. Fu per far quietare quei petulanti e per giocare l’ultima carta che il povero sottoscritto decise di rifare la quarta volta il viaggio a Roma e volle la compagnia di un secolare, perché fosse testimone per vedere che tutto era stato tentato.
Lo accompagnò il Vitali.
Che giorno fu, non ricordo e mi sarebbe caro fissare sulla carta quel giorno fatidico. Si camminò assai. Prima dal card. Laurenti; era già impegnato. Poi dagli emin.imi Sega, Vico e Ranucci de’ Bianchi: erano fuori. Non c’erano in Roma che gli Em.mi Bellot ed Ehrle. Quest’ultimo era più prossimo. Andammo. Era nell’imbrunire di una giornata di stanchezza e di disillusione. Quel caro vecchio ci ricevette, ci disse un Sì così amabile, così cortese, così di cuore che per tutta la sera non si trovava modo di dare sfogo all’intimo gaudio che traboccava dal cuore. La fatica, i piccoli incidenti, la sete, gli incomodi, tutto cadeva e spariva davanti ad una parola: L’abbiamo trovato! Archimede non deve essere stato molto più felice di noi dopo al sua famosa scoperta. Due telegrammi portarono subito la notizia a Tuscania e allora (e lo vedemmo il giorno seguente) una nuova vita e un nuovo fervore pervase gli animi di tutti.
Era la prima volta che un porporato rientrava le porte della vetusta città dopo che i nostri antenati avevano visto succedere vescovi ai cardinali nel governo della Diocesi. Furono fatti stampare appositi striscioni per annunziare ai paesi vicini la venuta dell’illustre Principe della Chiesa; furono fatte le correzioni ai manifesti e dal quel giorno non si pensò che ad essere degni di un tanto ospite.
Intanto a San Giovanni fervevano i lavori per l’impianto elettrico alla macchina, eseguito dal sig. Emilio Mencarelli, coadiuvato da Raimondo Ragonesi.
Al duomo il cav. Cartoni parava con sontuosa eleganza la cattedrale e i forestieri mettevano già quel senso di allegria che è tutta propria delle feste importanti.
Il 14 settembre fu diramato un invito per il 15 a tutte le associazioni per intervenire al ricevimento ufficiale dell’Emin.mo e degli Ecc.mi vescovi di Montefiascone, Civitavecchia, Tarquinia, Acquapendente e del nostro amatissimo presule.
Il sig. Pretore, per lutto di famiglia, trovandosi forestiero, delegò il cancelliere a rappresentarlo. Le altre autorità erano al completo.
Descrivere lo spettacolo imponente e grandioso, l’entusiasmo, il delirio dei presenti? Non è possibile. Mons. Vescovo Emidio Trenta, che era venuto per le comunioni generali, preparate con un novenario di prediche di R.P. De Poletti S.J., ripartì per Viterbo per ossequiare l’Emin.mo che doveva giungere col treno. Alle 15 giunsero quattro automobili con l’Emin.mo, il cerimoniere, mons. Giuseppe Calderari e i dignitari che erano andati ad incontrarlo.
Prestavano il servizio d’ordine i RR. Carabinieri e la banda cittadina intonò la marcia reale, mentre un fragoroso battimani salutava il florido vegliardo che scese dall’auto e, circondato e seguito dalle associazioni e dalla folla, avanzò benedicendo fra due ali di popolo che lo acclamò fino all’episcopato.
Nella loggia egli parlò, ringraziò, benedisse e poi si ritirò e tutta la gente godè i prodromi dell’intima gioia dell’indomani.
Appunti cronaca preparativi festa
A.M.D.G. Appunti di cronaca dei preparativi e delle feste per l’incoronazione della Immagine di Maria S.S. Addolorata 1922 – 1923 Don Domenico Brizi Parroco di San Giovanni Decollato segretario generale del Comitato Si ringrazia il Prof. Maurizio Nardi che ha...
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(testo dell’epigrafe fatta per l’esterno della cattedrale da don Settimio Carletti) XVI SETTEMBREL’AUREA CORONACHE PER VOLER DEL CLERO E DI POPOLOOSANNANTIOGGI ADORNA IL CAPO DI MARIANELL’APOTEOSI DI SACRO DOLORETRAMANDI E RAMMEMORIL’AMORE E LA RICONOSCENZADI...