Nel film “Il rito”, con co-protagonista il premio Oscar Anthony Hopkins, trattando di una storia vera di un sacerdote americano, viene semplicemente citato il nostro caro padre Carmine de Filippis, sacerdote cappuccino, insegnante all’istituto San Pietro, ed esorcista della Diocesi di Viterbo. È stato già con noi a parlarci in occasione dell’anno santo del Santuario dell’Addolorata. Tornerà giovedì prossimo a parlarci della lotta spirituale contro il demonio.
Ci è sembrata da sempre una tematica da affrontare nel nostro territorio della Tuscia, Tuscania compresa. Ne abbiamo parlato varie volte in passato sia con padre Giuseppe Scarito, sia con il caro don Ugo Falesiedi. Il nostro territorio è caratterizzato dalla presenza di varie tombe etrusche, molte delle quali aperte nel passato dai tombaroli di turno. Gli antichi potevamo chiudere le tombe con maledizioni e preghiere deprecatorie contro chi avesse aperto tali tumulazioni.In effetti posso dire che già da tempo noto una percentuale di difficoltà tra le persone, anche tra i nostri giovani, legate a disturbi della spiritualità.
C’è da dire inoltre che rimangono sempre molto diffusi alcuni fenomeni, tipo lettura di carte, ricorrere a maghi di ogni tipo, sedute e giochi spiritici, ascolto di oroscopi…purtroppo ritenuti dai molti come pratiche innocenti…eppure molto pericolose dal punto di vista spirituale e non solo. Difficile ad esempio che ci passi per la testa che la festa di Halloween possa andare oltre una semplice mascherata…eppure è risaputo quanto giovani adolescenti e non solo si sentano spinti ad “andare oltre” in quella che potrebbe apparire come una semplice serata tra amici…
Se potessi vi racconterei inoltre l’esperienza trasmessami da don Ugo nei tempi in cui era parroco a Tobia, il quale mi disse di aver assistito a un esorcismo di un ragazzo fatto dal padre Angelo Bissoni, docente di psicologia e psicoterapeuta dei Giuseppini del Murialdo.
Penso quindi che un intervento all’inizio della Quaresima su questa tematica sia importante per tutti noi.
Forse tanti di noi non sono sicuri di credere alla reale esistenza del demonio: chi pensa sia una personificazione mitica della nostra inclinazione al male, chi semplicemente l’incapacità della medicina di spiegare alcuni fenomeni.
Papa Francesco dedica con estremo equilibrio 4 numeri dell’esortazione apostolica Gaudete et exultate sulla chiamata universale alla santità alla esistenza reale del demonio. 4 numeri su 177: come a dire, non c’è da esagerare di parlare sempre del demonio, ma nemmeno di non parlarne mai.
Vi cito questi 4 numeri qui di seguito.
Sappiamo che il demonio è stato sconfitto, quindi la lotta spirituale contro di lui non deve incuterci timore. Certo allo stesso tempo la vigilanza attraverso le armi che la Chiesa ci mette a disposizione non può mancare: preghiera, Parola di Dio, confessione, comunione sacramentale, vita di fede e comunitaria.
don Pierpaolo
Qualcosa di più di un mito
160. Non ammetteremo l’esistenza del diavolo se ci ostiniamo a guardare la vita solo con criteri empirici e senza una prospettiva soprannaturale. Proprio la convinzione che questo potere maligno è in mezzo a noi, è ciò che ci permette di capire perché a volte il male ha tanta forza distruttiva. È vero che gli autori biblici avevano un bagaglio concettuale limitato per esprimere alcune realtà e che ai tempi di Gesù si poteva confondere, ad esempio, un’epilessia con la possessione demoniaca. Tuttavia, questo non deve portarci a semplificare troppo la realtà affermando che tutti i casi narrati nei vangeli erano malattie psichiche e che in definitiva il demonio non esiste o non agisce. La sua presenza si trova nella prima pagina delle Scritture, che terminano con la vittoria di Dio sul demonio.[120] Di fatto, quando Gesù ci ha lasciato il “Padre Nostro” ha voluto che terminiamo chiedendo al Padre che ci liberi dal Maligno. L’espressione che lì si utilizza non si riferisce al male in astratto e la sua traduzione più precisa è «il Maligno». Indica un essere personale che ci tormenta. Gesù ci ha insegnato a chiedere ogni giorno questa liberazione perché il suo potere non ci domini.
161. Non pensiamo dunque che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea.[121] Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5,8).
Svegli e fiduciosi
162. La Parola di Dio ci invita esplicitamente a «resistere alle insidie del diavolo» (Ef 6,11) e a fermare «tutte le frecce infuocate del maligno» (Ef 6,16). Non sono parole poetiche, perché anche il nostro cammino verso la santità è una lotta costante. Chi non voglia riconoscerlo si vedrà esposto al fallimento o alla mediocrità. Per il combattimento abbiamo le potenti armi che il Signore ci dà: la fede che si esprime nella preghiera, la meditazione della Parola di Dio, la celebrazione della Messa, l’adorazione eucaristica, la Riconciliazione sacramentale, le opere di carità, la vita comunitaria, l’impegno missionario. Se ci trascuriamo ci sedurranno facilmente le false promesse del male, perché, come diceva il santo sacerdote Brochero: «Che importa che Lucifero prometta di liberarvi e anzi vi getti in mezzo a tutti i suoi beni, se sono beni ingannevoli, se sono beni avvelenati?».[122]
163. In questo cammino, lo sviluppo del bene, la maturazione spirituale e la crescita dell’amore sono il miglior contrappeso nei confronti del male. Nessuno resiste se sceglie di indugiare in un punto morto, se si accontenta di poco, se smette di sognare di offrire al Signore una dedizione più bella. Peggio ancora se cade in un senso di sconfitta, perché «chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti. […] Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male».[123]
[120] Cfr Omelia nella Messa a Casa S. Marta, 11 ottobre 2013: L’Osservatore Romano, 12 ottobre 2013, p. 12.
[121] Cfr B. Paolo VI, Catechesi nell’Udienza generale del 15 novembre 1972: Insegnamenti X [1972], 1168-1170: «Uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio. […] Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni».
[122] S. José Gabriel del Rosario Brochero, Predica delle bandiere, in Conferenza Episcopale Argentina, El Cura Brochero. Cartas y sermones, Buenos Aires 1999, 71.
[123] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 85: AAS 105 (2013), 1056.