Atti 2,42-47; Salmo 117 (118); 1Pietro 1,3-9; Giovanni 20,19-31
«Se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo fianco, io non credo»: Tommaso cerca una prova di ciò che altri discepoli affermano. Invece di una prova si presenta una persona: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco». Tommaso non ebbe un cuore aperto, un cuore grande: «Non essere incredulo, ma credente!». Troppo tardi, Tommaso, hai creduto: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto».
E’ urgente abbandonare una fede da parolai e porsi alla ricerca del vero Gesù, affrettare il tempo della fiducia nella Resurrezione. Non si può attendere e ritardare per gridare di stupore e di gioia: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù attende scelte di vita: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». «Ricevete lo Spirito Santo». Il segno del credere è accogliere e donare: «A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati».
«Tutti i credenti», con decisione, seguirono Gesù: «ogni giorno erano assidui, perseveranti insieme nel tempio». Erano ‘insieme’: «avevano ogni cosa in comune»; «spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno».
1. Come si inserì la vita dei credenti in un ambiente di non credenti? Domanda insolita e, forse, la più necessaria. I credenti godevano del «favore di tutto il popolo». Vivevano «lodando Dio» ed «il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati».
La fede sta crescendo o diminuendo? La risposta comune è: diminuiscono i credenti. Attenzione alle statistiche numeriche: il cuore, l’intimo della persona non si conosce con i numeri. Sotto i ‘cappucci’ del Venerdì santo vivono coscienze cristiane che poco frequentano i riti. Come non si può dir credente chi, non frequentando assiduamente riti ed usanze, vive secondo il Vangelo? Al contrario: dire credente chi segue un andazzo di vita con usi cristiani, rispettoso di leggi e norme, trascurando il Vangelo nel cuore? Che la testimonianza divenga sempre autentica, sincera, vera per poter «aggiungere i salvati alla comunità»: divenga bello celebrare nei riti la vita.
2. La missione è il ‘mestiere del cristiano: «Questo libro», il Vangelo, perché è scritto? «Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro» che «è stato scritto perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome».
Tommaso ricevette una risposta ed un ammonimento: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». La missione è divenire immagini somiglianti di Gesù, che non solo aprono e spiegano pagine.
3. Il Vangelo non è completo come non lo è la resurrezione di Gesù: ambedue attendono che sia scritto e realizzato nelle persone dei credenti. Il Vangelo ‘non è stato scritto’: ‘viene scritto’ dai credenti e la loro testimonianza è vera…. quando è vera. Se vera: «esultate di gioia indicibile e gloriosa, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime». «Voi amate Gesù, pur senza averlo visto e credete in lui affinché la vostra fede torni a vostra lode».
Insistente è il saluto di Gesù: «Pace a voi!». Insistente sia la proclamazione dei credenti «per una speranza viva», ora offuscata da odio e guerra: manca pace nelle nazioni che si dicono cristiane e nelle coscienze di chi si dice fratello. C’è guerra tra credenti e celebranti la morte e la resurrezione del Signore. Parole di odio dividono un mondo ricco che butta il mangiare ed un mondo affamato ed assetato di pane, di giustizia, di pace. Quale misericordia, quale nonviolenza, quale pace? Pace per mezzo delle armi è pace del più forte: oppressione, negazione di libertà e di vita.
Il saluto dei Cristiani ‘Cristo è risorto! Veramente è risorto!’ e ‘Signore nostro, vieni!’ torni ad echeggiare e le bocche a cantare ‘insieme’: ‘Vive Jesus, el senor! Vive Gesù, il Signor!’.
(didon)