Isaìa 6,1-2a.3-8; Salmo 137 (138); 1Corìnzi 15,1-11; Luca 5,1-11
Gesù rassicura, non rende sicuri
Un senso di smarrimento affatica l’animo: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito».
Anche chi segue il Signore e lo annuncia si sente insufficiente alla missione: «Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio».
La mia fede, povera, dice al Signore: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Il Signore mi risponde confortante: «Ecco, è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato».Sono meravigliato, stupito perché «i miei occhi hanno visto il Signore».
Questi sentimenti sono condivisi da altri discepoli: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla».
Ci sentiamo vuoti «ma sulla tua parola getteremo le reti».
Ti abbiamo conosciuto, Signore e non per i tuoi miracoli, ma per la tua parola: «Ecco, tiriamo le barche a terra, lasciamo tutto e ti seguiamo». La tua accoglienza è favolosa: «Non temete; d’ora in poi sarete pescatori di uomini».
Si impone a me, Signore, la scelta di annunciarti: «Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto».
La voce che a me ha parlato la comunico ad altri: «Restate saldi nel Signore; da lui siete salvati. Mantenete la memoria del Signore così come ve l’ho annunciato».
Non perderti d’animo; ascolta subito, al primo annuncio: «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e fu sepolto e è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e apparve a Cefa e quindi ai Dodici».
Messaggio insolito, impossibile umanamente da accogliere e credere. «Lo stupore ha invaso me e tutti quelli che sono con me».
Unica la risposta da donare. Proclamare: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!». Ed annunciare la gioia e la gloria: «Tutta la terra è piena della sua gloria».
Quanto siamo di animo gretto, pur credenti. Scioccamente mutiamo Parola e cantiamo: “Santo ‘È’ santo” oppure “Santo ‘È’ il Signore”, come se fossimo noi a stabilire la grandezza e la misericordia del Creatore. O fossimo noi ad inventare un Dio fatto secondo i nostri comodi.
Si dirà: È questione di parole! Non essere pedante.
No, la preghiera forma alla fede: non è una dichiarazione umana la santità di Dio. Dio non è di nostra invenzione. È canto di lode, di adorazione, di stupore davanti alla santità ed alla misericordia. Non umane sono queste virtù.
La Fede, se povera, genera presunzione: Gesù rassicura gli umili, non rende superbi, sicuri e presuntuosi.
Convertiamo e rettifichiamo il pensiero ed il canto, seguendo letteralmente la Parola: “Santo! Santo! Santo! Il Signore Dio dell’universo!”.
Togliamo dal cuore e dalle labbra quell’È, che, nella Scrittura, non v’è.
Riconosciamo la misericordia divina: «Per grazia di Dio sono quello che sono». In confronto a Dio cosa sono? «Non sono io, ma la grazia di Dio che è con me».
Porsi nelle mani di Dio? Se vuoi! «Io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?».
«E io risposi: «Eccomi, manda me!».
Una Donna, di nome Maria, ha risposto: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
Signore, “purifica i nostri cuori con il fuoco della tua parola e perdona i nostri peccati con la dolcezza del tuo amore, così che, come discepoli, seguiamo Gesù, nostro Maestro e Signore”.
(didon)