Ezechièle 17,22-24; Salmo 91 (92); 2Corìnzi 5,6-10; Marco 4,26-34
Vivere: non subire la vita
1. Abitare: «Un ramoscello io prenderò, e lo pianterò. Metterà rami e farà frutti. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà. Io, il Signore, ho parlato e lo farò». Sono, queste parole, promessa del Signore per chi dialoga con amore con Lui. Il Signore è fedele alla sua promessa. I cristiani invocano: ‘Vieni presto, Signore Gesù’.
La promessa, per divenire realtà storica, ha bisogno di essere accolta: è importante che «ci sforziamo di essere a Dio graditi».
«Fratelli, sempre pieni di fiducia», nella vita attuale, «preferiamo abitare presso il Signore», piuttosto che dimentichi di lui. Credenti, «abitiamo il corpo» sapendo che «siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo».
Non rinneghiamo i valori del corpo né di ciò che è materiale, ma ciò che non è reso vitale dall’alito di Dio, dal Santo Spirito è fugace. Ciò che è reso vitale dal Santo Spirito è perenne, è ‘per sempre’.
Si ascolta che, come cristiani, abbiamo un traguardo da raggiungere: la salvezza delle anime. Fratelli, questo modo di esprimerci è errato: non siamo ‘costruiti’, o costituiti, da un’anima ed un corpo separati o distinti l’una dall’altro. Siamo persone create dall’alito del Creatore e redente dalla resurrezione di Gesù in attesa del completamento della resurrezione di chi accolga, mangi e beva il Corpo e Sangue di Gesù Cristo.
È vero: «Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo». L’abitare attuale è in attesa di un giudizio di salvezza che sarà completo quando sarà completo il Regno di Dio ed è promessa di salvezza per la storia presente. Viviamo nella speranza di «ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute» già in questa esistenza terrena; poi, nella vita più completa e futura.
2. È così: abitare in Dio Creatore è vivere «il regno di Dio come un uomo che getta il seme sul terreno». Il seme si getta, cresce il germoglio, la piantina, il fiore, il frutto. E raccogliere il grano. Procura difficoltà comprendere questo modo di essere; già aveva bisogno di essere chiarito da Gesù che, «in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa». Essi, tornato al Padre Gesù, annunciarono i consigli del Vangelo: di lui sono stati «seme». Il seme «dorma o vegli il seminatore, di notte o di giorno, germoglia e cresce». Chi è ‘duro di cuore’ non ha capacità di accogliere queste realtà. Chi è di cuore grande ed aperto diviene testimone di Cristo.
Come il «granello di senape», il cristiano alla sequela di Gesù, «quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno»; «ma, quando viene seminato», per vivere, «cresce» ed è chiamato a diventare «più grande di tutte le piante dell’orto» ed a fare «rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Il cristiano è tale se nella vita riesce a germinare e crescere per se stesso e per i fratelli accogliendoli e rendendoli maestri.
Il Regno di Dio ‘è in divenire’; non ‘ha da venire’: «Il Regno di Dio è in mezzo a voi». Se non realizzeremo oggi il Regno di Dio, non lo avremo domani. È inutile e dannoso andare appresso a ripetute favole che dicono: «Eccolo qui», oppure: «Eccolo là».
Ed il Regno non è ancora realizzato per l’impegno discorde ed infedele dei credenti e perché si è contratta la mentalità di vivere la fede come valore solito ed abitudinario. Spesso la manifestazione della fede diviene un valore folcloristico rievocante un passato, forse bello, ma certamente ‘andato’. Anzi: nemmeno valore, ma ‘cosa da fare per andare’, non per essere, stare, abitare, vivere. Se si vive soltanto in vista di un premio futuro, che non ci sarà perché oggi non c’è seme, non ci sarà piantina, fiore, frutto, grano. Se non c’è grano, non c’è farina per far crescere, lievitare la massa: non ci sarà pane anche celebrando riti a dismisura, come sceneggiate TV seriali ed a puntate.
Diffondere il desiderio di mangiare il Pane ed il Vino, messi a disposizione da Gesù Cristo come presenza reale di se stesso, sua Carne e suo Sangue, è missione accolta dal vero credente, testimone insolito, generante stupore ed entusiasmo: seme, germe, spiga, grano dell’uomo nuovo ri-creato da Gesù in ogni morte e resurrezione.
(didon)