Giobbe 38,1.8-11; Salmo 106 (107); 2 Corìnzi 5,14-17; Marco 4,35-41
Sgomento e fiducia nel Cristiano
I discepoli, impauriti, si rivolgono a Gesù: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si sentono innocenti e perseguitati. Chi non si è mai rivolto al Signore con sentimenti simili? Come non rivolgere al Padre misericordioso domande ed interrogativi che sminuiscono capacità di conversione al bene, coraggio, entusiasmo necessario alla testimonianza? Deboli creature non abituate a lottare fino alla effusione del sangue. Gesù conosce nell’intimo: timori, incertezze, speranze deluse.
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Per la insistente preghiera, Gesù interviene ed ordina alla burrasca: «Taci, càlmati!». «Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde». Nella calma che seguì, i discepoli si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
I discepoli «furono presi da grande timore». La paura torna a circondare il Creato intero, apparentemente immoto davanti al mondo che si oppone alla Verità, alla Libertà dei figli di Dio, alla Bellezza. Quante burrasche attraversano la vita d’ognuno, Signore!
La paura, in chi crede, è assente. Gesù non è, però, appagato da questo traguardo raggiunto. Gesù chiede di superare anche il timore. Cerca il di più ed il diverso e guida ad altri sentieri: «Passiamo all’altra riva».
Nel Natale, la Parola invita a seguire i Magi che, «per un’altra strada, fecero ritorno al loro paese.».
Nella Pasqua, il Vivente ammonisce: «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova».
Nella Pentecoste il Santo Spirito rinnova la chiamata ad essere «nuove creature, rinnovate nel sangue di Cristo».
«Se abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non conosciamo più così». «Passare all’altra riva» è camminare su orme diverse, avere un linguaggio diverso dal mondo. Qualità e doti esclusivamente umane sono da scardinare perché «se uno è in Cristo, è una nuova creatura». E vivere: E costruire.
Come è ancora lontana la meta! Eppure Creature, alla sequela di Gesù Cristo, l’hanno sperimentata e fatta conoscere.
La trasformazione è passare dal timore all’amore: il cristiano pone i piedi sulle orme di Gesù Cristo. Paolo apostolo, iniziato il cammino, esorta: «Non guardiamo più nessuno alla maniera umana». Israele è divenuto popolo libero oltrepassando il mar Rosso: esso è figura del meraviglioso che attende chi segue Gesù Cristo oltrepassando mari diversi.
La novità di vita non può rimanere ignorata o non curata. «L’amore del Cristo ci possiede»: è mutato nell’intimo l’essere, non solo l’operare richiesto. Immersi nell’amore fiducioso, capaci di gioire e piangere insieme a Gesù: la trasformazione è accogliere l’essere ‘possesso di Gesù Cristo’, sua terra, sua casa, suoi fratelli e sorelle.
La preghiera trasformi le esistenze: «rendi salda la fede dei tuoi figli, perché nelle tempeste della vita possano scorgere la tua presenza forte e amorevole».
(didon)