Giosuè 24,1-2a.15-17.18b; Salmo 33 (34); Efesìni 5,21-32; Giovanni 6,60-69
Parola
Il cristiano è chiamato a scegliere: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire».
La scelta da compiere si sogna che sia da cittadini che fanno parte di un popolo; non personale: «È il Signore, nostro Dio, che ci ha liberato dalla condizione servile». Nel popolo di Dio, ciascuno ha una missione da svolgere: «perciò serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio». Il popolo di Dio è costituito da persone ed ognuna di esse ha relazione con gli altri. San Paolo suggerisce criteri per vivere le relazioni tra cristiani. Tra queste, ne dona una che, alle comuni abitudini, suona male: «Siate ‘sottomessi’ gli uni agli altri». Sottomessi? Perché? La mia dignità vale la tua: perché ‘sottomessi’?

Tradurre il testo biblico con ‘sottomessi’ è comune. Forse può esser utile aggiungere a ‘sottomessi’ il vocabolo ‘rispettosi’. La sottomissione è un gesto libero compiuto più o meno di buon grado. La persona può essere ‘sottomessa – rispettosa’, non ‘soggetta – suddita’. L’amico si sottomette – rispettoso, di buon grado, al consiglio dell’amico. “Il figlio è sottoposto al padre, ma il padre ben farà a sottomettersi al savio avviso del figlio”. ‘Rispettosi’ completa la lettura.
La sottomissione – rispettosa sia reciproca: «le mogli lo siano ai loro mariti»; «voi, mariti, amate le vostre mogli». Questa relazione – «mistero è grande: in riferimento a Cristo e alla Chiesa!». Non è comando di relazione umana; è invito di Parola divina: «come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei», così amate fratelli e sorelle «come il proprio corpo», fino a divenire «una sola carne».
I discepoli avvertirono la novità impensabile: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». La Parola divina, per gli umani, non è immediatamente accoglibile: non parliamo il linguaggio di Dio. È bello mutare il linguaggio umano nel linguaggio della Parola. Bello e necessario per mettersi alla sequela di Gesù che aiuta chiarendo: «Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita». Segue un ‘Ma’: «Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Ecco: si legge ciò che è comodo; si tralascia ciò che è sfavorevole. La Parola non è favorevole all’oppressione ed al sopruso. La chiamata è per la moglie, per il marito, per i figli, per tutti; ‘sottomettersi – rispettare’ fino all’effusione del sangue, ma non fino a condividere ordini perversi ed erronei: «Obbedire a Dio invece che agli uomini», consapevoli che «Nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Lo sconcerto è avvertito da Gesù: «Volete andarvene anche voi?». Disposto a rimanere solo, suggerisce: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Gesù preferisce indicare la strada, non il criticare rimproveranti. È comodo, da ‘battezzati’, chiamarsi fuori criticando l’infedeltà di altri. Impegnare la propria identità costa. E … come! Andiamo in chiesa per convertirci al Vangelo e divenire Chiesa di Cristo: «Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». E si faccia distinzione, ‘storica’ più che ‘logica’, tra chiesa degli uomini e Chiesa di Gesù Cristo.
(didon)