Isaìa 25,6-10°; Salmo 22 (23); Filippési 4,12-14.19-20 Matteo 22,1-14
Esigenza di festeggiare la vita
All’antico corteo di matrimonio, come ad altre feste, accorrevano familiari e vicini. Non era importante il dono, costituito da povere cose. Stupisce che dell’invito del re «che fece una festa di nozze per suo figlio, quelli non se ne curarono».
Ognuno pensa ai «propri affari». I problemi siano riservati ad altri. Che non vengano a disturbare la ‘mia’ pace.
«Altri, poi, prendono i suoi servi, li insultano e li uccidono».L’attesa della trasfigurazione di ogni esistenza, viva all’inizio del Cristianesimo, si è affievolita nei secoli: ora si impone come necessità storica. Il male è da rifiutare senza mezzi termini: «Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?».
È il momento del “prendersi cura” del Creato e del fratello che uccide il fratello. È stato detto, in questi giorni, con la pretesa che sia profezia evangelica, che, dopo le attuali guerre, sorgerà un mondo diverso: questo è certo! Sarà un mondo colmo dell’odio creato in coscienze innocenti.
L’attesa della resurrezione si può imporre ricreando una intensa azione educante, stringente, condivisa, generosa: «Avete fatto bene a prendere parte alle mie tribolazioni»; né c’è tempo per attendere: «Andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze».
Potenti che opprimete i popoli con disoneste decisioni, imposte ai poveri e deboli e voi tutti che obbedite a chi vi ordina di uccidere il fratello: ora vi scandalizzate se l’oppressione perpetrata, continua e pervicace, genera odio reciproco? Il Creato necessita della conversione di scelte disumane, ossequiose al denaro ed al possesso. La morte non sarà mai giustificata e nemmeno chi la impone. La Parola si trasforma in realtà con la vita, non con la morte dei poveri. La morte per Gesù è soltanto un passo necessario per giungere alla resurrezione. Popoli credenti nelle Sacre Scritture: avete dimenticato che siamo destinati a risorgere ed a costruire pace per mezzo della giustizia? «Questi è il Signore in cui abbiamo sperato». Non il dio della guerra.
Costituire o ricostituire una comunione di persone che sia educante è imperativo: «Il Signore ha parlato».
«Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni». Lui «eliminerà la morte per sempre»: chi si affida alla resurrezione possiede la vita.
È un’impresa mai tentata e che in questi giorni viene messa in dubbio dalla storia infedele a Dio ed alla persona umana. Si sappia comunque: da queste polveri, macerie, rovine nascerà un mondo diverso non secondo linguaggi politici, ma attraverso la testimonianza fedele di chi vede nella morte una tappa dolorosa del cammino verso la resurrezione. Il credente, come l’Apostolo Paolo, è «allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza». Sa «vivere nella povertà come nell’abbondanza»: i credenti in Cristo lo sperimentano e testimoniano; ognuno di loro può affermare «Tutto posso in colui che mi dà la forza».
Si costruirà comunione di intenti e di opere per divenire una cosa sola con Gesù e con il Padre. Si coinvolgerà nell’esistenza educante ogni forza ed ogni debolezza perché «Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto». Si costituirà una Comunità educante; coinvolgerà tutto il Creato e «l’ignominia del popolo farà scomparire da tutta la terra». «Dio colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù».
Inizi e termini ogni attimo di vita con una lode: «Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen».
(didon)