Atti 8, 5-8. 14-17; Salmo 65; 1Pietro 3,15-18; Giovanni 14, 15-21
Rendere ragione della speranza
Secondo la parola del Vangelo «il mondo non può ricevere» la predicazione del Regno di Dio «perché non lo vede e non lo conosce». Il Vangelo secondo Giovanni usa il vocabolo ‘mondo’ per indicare tutto ciò che si oppone al Dio di Gesù. Il Creatore, per mezzo della Parola, sconfigge ogni giorno questo ‘mondo’ ingiusto e malvagio. Il credente in Cristo vive nella situazione di essere ‘nel mondo’, ma non essere ‘del mondo’. Il credente non senta dolore quando soffre per questa sua ‘solitudine’ nei confronti di un ‘mondo’ malvagio, dal momento che il Signore Gesù ha promesso: «Non vi lascerò orfani: verrò da voi» per la redenzione del ‘mondo e del suo male’ e vi rassicuro perché «pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, il Paràclito», che «rimanga con voi per sempre». Non abbiate paura, siate forti nella fede, perché il Consolatore è «Spirito della verità».
La promessa trasforma una realtà infedele in un traguardo ambizioso perché il Santo Spirito «rimane presso di voi e sarà in voi». Convinti di questa assistenza, siate «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della vostra fede».
«Chi ama me sarà amato dal Padre mio»: anche se i malvagi vi perseguiteranno, destate stupore realizzando la «speranza che è in voi»; cioè che la stessa Resurrezione di Gesù, nel corpo e nello spirito, è riservata ad ogni credente, e, per mezzo del Risorto e del credente, a tutto il creato. Storicamente, questa speranza, ha dato animo e forza ai primi credenti: a poco a poco, ha cessato di animare l’attesa di molti cristiani e ci si è abituati a considerare Salvezza soltanto quella ‘dell’anima nostra’ dimenticando il valore del corpo e di tutto il creato.
Non è, però, andata perduta; vive ancora. Apriamo occhi per vedere, orecchi per ascoltare: potremmo ammirare la Salvezza del Signore Gesù che ogni giorno si sta realizzando nonostante il peccato ‘del mondo’. Accade quando la comunità, «con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza», lieta e concorde, prega «per ricevere lo Spirito Santo». Accade ed è vivace dove si dona una testimonianza fedele: «chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama»; ridestata dalla predicazione, è visibile e contagiosa di bellezza e di gioia per chiunque si incontri sulla via. «Le folle, unanimi», presteranno «attenzione alle parole» perché «osserverete i miei comandamenti» e tutti, santi o malvagi, potranno constatarlo a loro gloria o condanna.
«Gli apostoli» diffonderanno la Parola in ogni «Gerusalemme», città di Dio. Ogni regione, popolo, nazione si metterà in cammino per divenire come la «Samarìa che aveva accolto la parola di Dio». Così accade oggi quando vengono narrate le ‘meraviglie di Dio’ presso popoli che ricevono per la prima volta fedelmente la Parola.
I cristiani sono ‘strani’: ‘non si differenziano dal resto degli uomini né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Pur seguendo le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, per ammissione di tutti, incredibile. Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera.
Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Trascorrono la loro vita sulla terra, ma la loro cittadinanza è quella del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma sono superiori alle leggi.
Amano tutti e da tutti sono perseguitati. Sono mandati a morte, ma con questo ricevono la vita’.
(didon)

Un consiglio per chi può: leggere «Lettera a Diogneto», I cristiani nel mondo
https://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20010522_diogneto_it.html