Si innalza, possente, sull’antico colle della Civita , dove erano gli antichi templi etruschi e quelli romani di età augustea i quali , probabilmente, erano dedicati al sole, ed è orientata verso sud-est cioè verso la terra di Israele dove è nato Gesù Cristo. E’ un monumento grandioso, incastonato sull’acropoli con le alte torri ed il palazzo episcopale, che domina la vallata del fiume Marta e forma uno dei panorami più belli e suggestivi d’Italia. Viene considerata uno dei capisaldi della storia dell’architettura italiana. La muratura è in conci di nenfro e di tufo, le pietre vulcaniche di Tuscania. L’abside è impostata sulle antiche strutture delle età etrusca e romana . Dall’anno 648 vi si conservavano le reliquie dei tre Santi Martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano , uccisi dall’imperatore Decio, che ora sono nella chiesa di San Giacomo.
<p>Fu cattedrale dagli anni Ottocento di una delle più importanti città storiche della Tuscia: Tuscania, il cui territorio è stato vissuto fin dall’età preistorica . Il mastro comacino Rodperto, chiamato dal gastaldo longobardo di Tuscania, insieme alle sue maestranze dette alla chiesa i caratteristici tratti lombardi ed ampliò il transetto: notiamo i plutei, le colonnine ed i paliotti longobardi. Nel 1962 fu ritrovata nel pavimento della basilica un’iscrizione romana di marmo che fu composta nell’anno 305 in onore dell’imperatore Diocleziano . La costruzione delle tre navate avvenne nel decimo secolo, ed il prolungamento definitivo con la nuova facciata nel dodicesimo . E’ il capolavoro dell’arte romanica e dei cosmateschi, i marmorari romani. La facciata con tre portali presenta elementi della precedente, che era più indietro, e quelli del XII secolo : il suo sviluppo simbolico vuole raffigurare il giudizio divino ed il passaggio dal paganesimo alla luce cristiana. I segni dello zodiaco nell’archivolto della lunetta mosaicata sono longobardi ed illustrano tutte le fasi ed i lavori della vita durante l’anno. Vi è una bellissima loggetta con dieci colonnine , undici arcatelle in marmo e i due grifoni alati. Lo splendido rosone cosmatesco tricerchiato è decorato con forme marmoree geometriche , vegetali ed a mosaico con le tessere di marmo bianco,serpentino , giallo di Siena e di porfido ed i simboli dei quattro evangelisti; l’Angelo, il Vitello, il Leone e l’Aquila . Ha ventisei raggi esterni , diciannove cerchi nel mezzo e dodici raggi al centro come gli Apostoli. Nelle due bifore snelle ,con tre colonnine bianche ciascuna, a destra l’inferno con il doppio vultus trifons, la divinità pagana con il serpente ,a sinistra il paradiso con l’Agnus Dei, due angeli: Michele e Gabriele e quattro padri della chiesa : Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio Magno. In verticale due serpenti alati inseguono i cani. Si notano anche due teste di leone di marmo riutilizzate. Un toro ed una giovenca indicano la virtù di chi lavora la terra del campo di Dio. Sotto la bifora di sinistra un bassorilievo etrusco con un uomo danzante. Probabilmente il sommo poeta Dante Alighieri poté vedere la bifora del demonio dal triplice volto. La basilica è divisa all’interno, grandioso e solenne, da tre navate con le colonne romane ed i capitelli degli antichi templi, coperte dal tetto ligneo a capriate. Le arcate hanno le dentature che rappresentano i raggi del sole. Al centro della navata principale si ammira il pavimento stupendo col mosaico cosmatesco . Nel presbiterio del transetto, rialzato con cinque scalini, il seggio vescovile di marmo ed il pavimento a mosaico. Completano l’altare il pulpito e due amboni , per la lettura delle sacre Scritture , del Vangelo e degli avvisi sacri, ed il ciborio con l’altare. Nel 1093 Riccardo, vescovo di Tuscania, aveva in giurisdizione anche le diocesi di Civitavecchia e di Blera . Dal 1199 al 1222 fu vescovo il tuscanese Raniero che officiava nelle cattedrali di Tuscania, Viterbo, Blera e Civitavecchia e nelle chiese archi presbiterali di Tarquinia e Vetralla. Vi è anche un altro ciborio con l’altare nella navata destra del 1284. Dalle due navate si accede alla grandiosa cripta che presenta altre nove piccole navate, con le volte a crociera, e ventotto colonne romane marmoree e di granito con i relativi capitelli, resti dell’antico tempio pagano dei primi secoli dopo Cristo . Vi è anche, nell’anticripta, l’opus reticulatum del periodo romano. Al centro dell’abside, nel catino, vi era il grande affresco dell’Ascensione di Nostro Signore Pantocratore onnipotente con gli angeli e con il globo terracqueo in mano, dipinto da artisti bizantini. Vi era la scritta:” EGO SUM LUX MUNDI, VITA, VERITAS”. Si ammirano ancora i padri della chiesa, gli apostoli rivolti al cielo, gli episodi della vita di San Pietro e di San Giovanni Battista, la Madonna con il Bambino Gesù, la Madonna della Misericordia del 1440 che accoglie con il suo manto il popolo cristiano,opera di Francesco Zacchi detto il Balletta, San Pietro con le chiavi, San Michele Arcangelo. Nella cripta gli affreschi dei tre santi Martiri Protettori di Gregorio d’Arezzo del 1315, e la Madonna tra i santi e gli apostoli. Nella controfacciata della basilica gli affreschi di San Giovanni Evangelista e della crocifissione di nostro Signore Gesù Cristo. In San Pietro vi erano alcune cappelle dedicate a Sant’Angelo, a Sant’ Agnese, a San Biagio e a San Nicola. In questa basilica si tenevano anche i parlamenti pubblici ed il 4 aprile 1354 tutti gli uomini capifamiglia di Toscanella, più di 370, votarono ed approvarono la nuova appartenenza alla Chiesa e giurarono tutti uno per volta sul Vangelo. Nel 1443 il papa Eugenio IV devolvette dei fondi per i lavori di restauro come anche nel 1447 il papa Niccolò V . Prima del 1493 Alessandro Farnese fu primicerio e canonico di questa cattedrale, poi diventò cardinale e quindi papa con il nome di Paolo III. Nel 1495 vi fu il sacco delle truppe francesi del re Carlo VIII e, a causa dei danni riportati dalla basilica , i canonici si trasferirono nella chiesa di Santa Maria della Rosa. Nel 1497 iniziarono i restauri da parte della Comunità di Toscanella. Nel 1512 anche il papa Giulio II, passando a Toscanella, decise di far restaurare la basilica . Nel 1572 la cattedrale fu definitivamente spostata nella chiesa di San Giacomo Apostolo il Maggiore nel terziere di espansione edilizia della città di Toscanella : il Poggio Fiorentino. Dal 1588 al 1602 officiarono in san Pietro i padri Gerolimini dediti ad una vita contemplativa ed austera. Nel 1707 le due campane del 1621, che erano a San Pietro, furono spostate nella nuova cattedrale di San Giacomo. Nel 1734 Clemente XII fece effettuare altri restauri. Nel 1795 Virginio Braschi, architetto della Congregazione del Buon Governo, costruì otto speroni che sono a presidio degli elevati delle pareti intorno all’abside. Questi contrafforti hanno protetto la basilica durante tutti i terremoti che si sono succeduti da allora in poi. Nel 1804 vi fu un altro importante restauro da parte dell’Accademia nazionale di San Luca di Roma, l’associazione degli artisti della quale faceva parte anche il grande scultore e pittore Antonio Canova. Nel 1870 fu risistemata la facciata. Il 6 febbraio 1971 , a causa del terremoto , cadde il rosone e si scoperchiò la semicalotta dell’abside. Furono immediatamente restaurati. La basilica di San Pietro in Tuscania, uno dei più importanti monumenti del medioevo italiano, che si vede anche da molto lontano, è testimone di un lunghissimo periodo di storia ed è il cuore vivo e pulsante della Tuscia.