La più importante chiesa dedicata alla Madonna a Tuscania, Santa Maria Maggiore, fu costruita ai piedi dell’acropoli della Civita, sulle rovine di un tempio romano vicino alla casa della famiglia di San Lino, che fu papa dal 67 al 76 dopo Cristo. E’ bella e maestosa e fu la prima cattedrale della diocesi di Tuscania, dal 553 all’anno 865, quando la cattedra vescovile fu spostata nella basilica di San Pietro situata sul colle sicuro e difendibile. Nel medioevo il quartiere era molto popolato e fu abbandonato dopo il sacco dei francesi di Carlo VIII nel 1495. La grande torre campanaria è di stile lombardo ed è molto vicina alla chiesa per il suo allungamento costruito nel 1100.
<p>Era utilizzata anche per difesa e rifugio. La facciata romanica ha tre portali , una loggia con colonne e capitelli ed un grande rosone con due ordini radiali di 12 colonnine, il numero degli apostoli, con i simboli dei quattro evangelisti: l’aquila per San Giovanni, l’angelo per San Matteo, il leone per San Marco ed il toro per San Luca.

Il portale centrale in marmo bianco e travertino, in mezzo alle pietre vulcaniche in tufo ed in nenfro, presenta una loggetta con nove colonne , un leone ed un grifone, le statue di San Paolo con il papiro arrotolato ed una mano cui levarono la spada e di San Pietro con le due chiavi del Paradiso ed un cartiglio , due colonne tortili poggiate su due leoni con capitelli tuscanici che sorreggono un mostro alato acefalo ed un’arpia. Vi è anche un barbuto con un animale mostruoso ed un serpente. Sul timpano c’è la Madonna, sede della sapienza,in trono col bambino Gesù benedicente con alla sua destra il sacrificio di Isacco ed alla sua sinistra l’Agnus Dei con la croce con l’asta. Si nota anche l’Angelo che blocca l’asina di Balaam , e la fuga in Egitto in un capitello a sinistra. Il portale di sinistra è di derivazione siculo-normanna cistercense ed in alto ha un oculo gotico come nel portale destro. Nell’interno , a tre navate basilicali a sei campate, al centro del presbiterio rialzato, l’altare maggiore con il seggio episcopale che è del periodo paleocristiano. Il tetto è a capriate. Il pergamo longobardo su quattro colonne presenta il leggio con l’aquila e San Giovanni Battista, opera dello scultore Guido di Bonagiunta Bigarelli da Como. Il ciborio gotico è formato da quattro antiche colonnine, recuperate dal tempio pagano, con la copertura a piramide dipinta con l’Annunciazione, San Giovanni Battista , gli evangelisti, San Ludovico da Tolosa . Nell’altare, rivolto ad oriente , perché rivolti verso Gerusalemme erano soliti pregare gli antichi cristiani, vi è un pluteo longobardo come paliotto. Un altro piccolo ciborio è paleogotico come anche l’altare sotto il pulpito. Nella parte inferiore dell’abside c’è un affresco bizantineggiante romano, opera del maestro di Corradino che rappresenta l’Ascensione di Cristo e i dodici apostoli scalzi e con il libri dei vangeli in mano. E’ una delle testimonianze della presenza di artisti bizantini balcanici e paleologhi di Bisanzio in Italia. La cavità absidale è circoscritta da un’imponente architettura con finti marmi rossi e verdi e finte colonne . Nel 1183 papa Lucio III lasciò in questa chiesa le reliquie di ventitre Santi Martiri per i quali fu costruito l’altare nell’abside della navata sinistra . Nel 1433 vi fu dipinto un affresco per ricordare questo avvenimento, che fu poi restaurato e rielaborato intorno al 1635 dal pittore viterbese Angelo Pucciatti. Dopo il terremoto del 1971 l’affresco, dopo essere stato staccato e restaurato, è stato posizionato nella navata destra. Inoltre questo artista, dopo aver ricevuto l’incarico dal canonico Nicola Guerra, realizzò gli affreschi con gli episodi della vita di Santa Cristina ed inoltre Santa Caterina d’Alessandria , San Nicola di Bari , San Giuliano l’ospitaliere e la colomba dello Spirito Santo con gli stemmi del suddetto sacerdote e del vescovo di Tuscania Alessandro Cesarini Sforza. Nella parete absidale centrale si ammira il grande Giudizio Universale che i due pittori aretini Gregorio e Donato realizzarono intorno al 1315 dopo aver dipinto con Giotto a Padova nella Cappella degli Scrovegni. Fu loro commissionato dal notaio Secondiano Deutabive. Cristo giusto giudice, tra gli angeli, con il volto sereno , mostra le ferite causate dalla crocifissione, due angeli suonano le trombe, la Vergine Maria sua madre, gli Apostoli e gli eletti alla sua destra nel Paradiso. Alla sua sinistra i condannati in mezzo al fuoco, inghiottiti dal cetaceo infernale tramite il demonio Lucifero. Gli eletti iniziano ad ascendere verso il regno dei cieli mentre i dannati sprofondano nell’inferno . Ammiriamo inoltre, nelle pareti laterali, l’Annunciazione, la Natività e l’Assunzione con il dono della cintola. Nella navata destra la gotica vasca ottagonale in nenfro, unica in Tuscania; essendo rialzata permetteva il battesimo per immersione. Intorno al 1620 il priore Girolamo Raimondi , Canonico della Collegiata di questa basilica , fece dipingere l’altare di San Raimondo che presenta in alto la Trinità e, nei lati, sei ovali con le storie della vita di San Girolamo e di San Raimondo di Pennafort. Abbellirono durante i secoli questa basilica gli affreschi nella navata destra della Flagellazione, Madonna con Gesù Bambino, Maria col piccolo e San Secondiano, Santa Genoveffa su una colonna, Santo Stefano su un’altra colonna, Santa Caterina d’Alessandria, San Giovanni Battista, la Vergine in trono con Gesù ed i santi Antonio Abate , Antonio da Padova e l’empireo con l’Eterno, in quella di sinistra San Silvestro sulla colonna, San Michele Arcangelo, Cristo benedicente, Maria con Gesù Bambino, San Bartolomeo, San Giovanni Battista, ancora San Giuseppe con la Madonna che conduce per mano il bambino ed infine ,nella cappella della famiglia Tozzi, della quale vi è scolpito lo stemma, la Crocifissione , Sant’Onofrio eremita ed i due coniugi committenti.</p>