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Storia dell’Immagine

Storia Immagine

La storia

LA STORIA DELL’IMMAGINE

La storia ha inizio nel secolo scorso, nell’Ottocento. Un nobile tedesco della famiglia Nodoler, giunto a Tuscania, conobbe una gentile ragazza della famiglia degli Eusepi, se ne innamorò e la fece sua sposa. Nel loro viaggio di nozze, visitando un convento di frati, nella Alsazia, i due sposi restarono colpiti da una scultura, eseguita da un ignoto frate su di un legno tuttora sconosciuto: raffigurava una donna, il cui volto era profondamente segnato dal dolore, con gli occhi rivolti al cielo, con la bocca semiaperta nell’atroce spasimo di una sofferenza indicibile; le mani pendevano ai fianchi in un triste abbandono e sembravano quelle di una madre implorante. I Nodoler acquistarono la scultura e, al loro rientro in Italia, la portarono a Tuscania. L’immagine, vestita di nero, fu posta in una stanza della casa degli Eusepi, che, da quanti la visitarono, fu chiamata la stanza della Madonna.
La voce del popolo, che per me resta sempre la voce di Dio, richiamò i Tuscanesi tutti, a venerare quell’immagine che poi venne chiamata l’Addolorata. Da attendibili testimonianze si apprende che l’Immagine, venerata in luogo non consacrato, incominci ad elargire grazie e la casa degli Eusepi divenne luogo di pellegrinaggio di malati e di sofferenti, tanto che i coniugi Nodoler decisero di farne dono alla Parrocchia di San Giovanni Decollato.
Nel 1845 l’Addolorata, rivestita di abito nero ricamato con fili d’oro purissimo, venne esposta alla venerazione dei fedeli nella cappella situata sulla parete di destra della chiesa. Finalmente l’Addolorata dei Nodoler fu veramente e per sempre dei Tuscanesi, i quali a Lei sempre si rivolsero nei momenti oscuri del dolore, delle tribolazioni, della sofferenza; ed Ella – Madre del dolore – sentì la fede di questi suoi figli, accolse le loro preghiere, profuse su di loro la Sua materna, vigile protezione. Allora la cappella di San Giovanni, che ospitava l’Immagine, si arricchì di doni per grazie e miracoli concessi e il popolo devoto, da allora in poi, l’ha portata per le vie del paese in solenne processione.

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Il Venerdì Santo del 1971

IL VENERDÌ SANTO DEL 1971

Il 6 febbraio 1971 il terremoto distrusse il centro storico di Tuscania e la chiesa di San Giovanni, dove era custodita l’Immagine, venne gravemente danneggiata; la nostra venerata Immagine rimase intatta e come i suoi figli, fuggenti in cerca di un rifugio, anche l’Addolorata conobbe la tristezza dell’esilio, ospite da una casa all’altra.
I Tuscanesi, benché affranti dal dolore, piangenti i propri morti, costretti a vivere nelle tende o a lasciare il paese natio, non hanno dimenticato la loro Madre e Regina. E, come primo atto di una rinascita spirituale e morale, hanno fermamente voluto che nel più triste e doloroso Venerdì Santo della loro vita, l’Addolorata tornasse sul trono e fosse portata, come sempre, sulle spalle dei suoi Araldi, in mezzo al suo popolo per lenire il dolore di tutti e sublimarlo davanti a Dio.
Non dimenticheremo mai quella sera!
L’Addolorata Madre dolorosa, sostenuta dai suoi Araldi, uscì da un magazzino incontro ai suoi figli.
Alla tendopoli, ove la sofferenza era maggiore, Ella fu accolta trionfalmente, mentre le tenebre della notte erano spezzate da centinaia di torce, portate da giovani accorrenti verso di Lei; e la campagna circostante, illuminata da centinaia di bengala, si trasformava in uno scenario irreale di suggestiva bellezza.
Non posso dire o scrivere nulla sul percorso di quel Venerdì Santo del 1971, perché io, come tutti i Tuscanesi, vedevo l’Immagine di Maria attraverso un velo di lacrime trattenute.
Forse molti dimenticheranno Tuscania e le sue sventure, ma i Tuscanesi sanno che la loro Addolorata sarà con loro, per sempre.

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