Zaccarìa 9,9-10; Salmo 144 (145); Romani 8,9.11-13; Matteo 11,25-30
Rendere lode costruisce la pace
Leggere, ri-leggere, e ancora leggere. E contemplare: la Parola nella Sacra Scrittura ha necessità di un approccio diverso da altre letture. Contemplando il Dio della Parola si diviene figli, fratelli; si agisce da figli e fratelli.
La malvagità causata dalla non conoscenza, non contemplazione, genera figli malvagi, nei quali è pur sempre possibile scorgere ombre nascoste di bellezza. Il mondo, posto sotto il potere del maligno, crea idoli falsi, applaude il sopruso, il potere, il denaro, la potenza. La supremazia del più forte lascia i cuori vuoti e la superbia dell’ho vinto io, lascia peggiori di prima.

La pace del mondo è assenza di bombe atomiche; ne conseguono tradimenti: il padre il figlio, lo sposo la sposa, l’amante l’amata. ‘L’amavo tanto che non volevo perderla’ è parola ripetuta da assassini mascherati di pace: l’avevi persa già quando non l’hai aiutata ad essere se stessa.
Gesù Cristo, parola del Padre, ricorda «che noi siamo debitori non verso la carne» e preannuncia che alcuni, pur dicendosi suoi seguaci ed avendo soltanto letto parole e racconti, non hanno contemplato la sua persona, e, pur annunciandolo, non lo conoscono: «nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
«Esulta grandemente, giubila» tu che credi nella Parola, fatta Carne, Gesù Cristo, Parola del Padre!
«Ecco, a te viene il tuo re». Ed è un re particolare perché «Egli è giusto e vittorioso, umile». Non va cercando onori e potenza, «cavalca un asino, un puledro figlio d’asina».
È re capace di far «sparire il carro da guerra». Con lui «l’arco di guerra sarà spezzato».
Sarà Lui che «annuncerà la pace alle nazioni». Una pace diversa dalla pace stabilita con inutili e dannosi trattati scritti «sotto il dominio della carne» che illudono persone e popoli.
«Fratelli», per la contemplazione del Dio delle Sacre Scritture, «voi, siete» sotto il dominio «dello Spirito» e, «se vivete mediante lo Spirito, fate morire le opere del corpo. Vivrete!». «Se, invece, vivete secondo la carne, morirete».
La preghiera divenga invocazione e festa: perché si sia degni di ascoltare l’annuncio, riceverlo, comprenderlo, amarlo. «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra», non perché ci hai aiutato a vincere contro i nemici, ma perché «hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli».
I piccoli, i capaci di diventare come bambini sono guida alla pace di Cristo. «[LD1] Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza». «Tutto è stato dato a me dal Padre mio»: Gesù Cristo, Parola del Padre è l’unica guida.
Questa lode diviene pace nell’animo di chi contempla, condivide, traduce in opera la Parola accolta con lode: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».
«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore».
Ecco: la pace di Gesù è il padre che aiuta il figlio a ‘costruire’ la sua persona libera, lo sposo la sposa, il figlio la madre.
La pace di Dio forma la persona al ‘chi sei’; alla vera crescita della dignità ed identità di ogni vivente: dall’essere la pietra che diviene il Mosè di Michelangelo, all’essere la pietra umile e povera delle fondamenta di S. Pietro (lo scrivo della chiesa di Tuscania, non dell’altra grande e potente).
Voi «troverete ristoro per la vostra vita; il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
(didon)