Padre Vanio Di Marco nacque a Tuscania il 10 giugno 1935. Proveniva da una famiglia di solidi principi cristiani. I suoi genitori, ancora viventi, si sentirono fieri della vocazione del figlio e lo aiutarono nel suo cammino vocazionale.

Dopo la scuola elementare entrò nel seminario di Dipingano, retto dai Padri Giuseppini del Murialdo, iniziando così il lento e laborioso cammino verso la vita religiosa e sacerdotale.

Nel biennio 1953-54 fece il noviziato in Vigone sotto la guida saggia, prudente e santa del Padre Vittorio Ambrosini, del quale Padre Vanio parlerà poi spesso con i suoi confratelli.

Continuò gli studi superiori a Ponte di Piave (Treviso) negli anni 1954-1957. Fece le sue prime esperienze apostoliche con i giovani nel collegio Murialdo di Albano Laziale (Roma). Gli studenti lo stimarono e lo apprezzarono per la sua dedizione e la sua disponibilità nell’aiutarli. Molte volte ricorderà questa sua esperienza vissuta con entusiasmo, che gli sarebbe servita poi nell’apostolato con i giovani del Collegio “Rubira” a Salinas e specialmente nel Collegio “PADRE Marco Benetazzo” di Babahoyo.

Frequentò gli studi filosofici e teologici in Viterbo dove, al termine di una formazione vissuta con impegno, venne ordinato Sacerdote il 4 aprile 1965.

Per la sua generosità d’animo, per il suo spirito di servizio e il desiderio di essere utile ai fratelli, lo stesso anno dell’Ordinazione Sacerdotale i superiori lo scelsero per inviarlo nella Provincia Missionaria “S. Francesco Saverio” in Ecuador.

Dopo una breve permanenza nel seminario “Leonardo Murialdo” di Ambat, passò al Collegio Salinas, dove fu anche direttore dal 1971 al 1975. (a destra Padre Vanio con Madera Brannetti)

L’obbedienza lo portò poi al Collegio di Babahoyo. Qui si manifestarono le sue doti di educatore e di padre, in una vita dedicata agli orfani nello spirito del Murialdo. Fra quei giovani bisognosi e dimenticati egli espresse tutto l’entusiasmo del suo animo, senza ostentazioni di iniziative straordinarie, donandosi totalmente a loro senza limitazioni di tempo né risparmio di energie.

Qui poté imitare e continuare l’opera caritativa del Padre Marco Benetazzo.

Qualche rara volta tornava a Tuscania, ma sempre per una fugace visita. In una di queste rare occasioni (era il 1979, l’anno del bambino) Angelica Cesetti organizzò una festa nei locali del Centro Anziani, dove Padre Vanio venne accolto con grande affetto ed entusiasmo. La signora Cesetti riuscì a raccogliere tra gli anziani una discreta somma di denaro, che fu seduta stante consegnata a Padre Vanio per aiutare i bambini poveri della sua parrocchia.

Durante l’anno scolastico 1983-84 Padre Vanio fu parroco e direttore dell’opera giuseppina di Guayaquil.

Alcune volte, in conversazioni personale, diceva: “Sono venuto in Ecuador con desiderio di lavorare nella missione del Napo. Sono già trascorsi alcuni anni, e la Missione la conosco molto superficialmente”.

Il Divino Maestro che lo aveva chiamato dalla sua famiglia alla congregazione giuseppina e dalla sua patria, lo andava preparando spiritualmente. Trovandolo pronto per l’ultima missione apostolica, lo inviò a coronare la sua vita nella Missione Giuseppina del Napo.

Padre Vanio sviluppò la sua azione pastorale nei centri missionari di Fatima e di Santa Clara con impegno, dedizione e sacrificio.

Periodicamente visitava altri centri missionari. Dove molte persone attendevano la sua azione pastorale. Là egli si rendeva presente per fare catechismo e amministrare i sacramenti. Tali attività apostoliche andavano minando la sua robusta costituzione fisica. Tuttavia Padre Vanio, nel ritornare dalle visite apostoliche, mostrava molta gioia per aver potuto aiutare i più poveri e abbandonati.
Non aveva tempo per riposare; era sempre pronto e disponibile. Nessuno ha mai bussato alla porta della sua casa senza essere aiutato spiritualmente e materialmente.

Negli ultimi mesi della sua vita soffrì molto a causa di una bronchite acuta. I Superiori lo avevano invitato a curarsi e a prendere un meritato riposo. Ma il suo desiderio di lavorare nei centri missionari era incontenibile: non si sentiva di lasciare i suoi fedeli privi della Santa Messa e avvertiva la sua presenza come doverosa.

Nulla lasciava prevedere che la sua fine sarebbe stata così imminente.

Cosa sentiva nel suo cuore? Cosa gli suggeriva il Divino Maestro?

Pochi giorni prima del suo ritorno alla Casa del Padre si era recato al Santuario della Madonna dell’Acqua Santa, in Banos. Al suo ritorno disse: “Avevo sentito una forte ispirazione di andare in pellegrinaggio al Santuario della Madonna; là ho pregato a lungo, e sono tornato con una grande pace nel cuore”.

La mattina del 17 luglio celebrò con devozione come al solito la Santa Messa nella Chiesa di Santa Clara (Ecuador), alla presenza delle Suore Murialdine e di pochi altri fedeli. Poi, sentendosi stanco, si avviò verso la sua stanza per riposarsi, ma svenne mentre saliva le scale. Accorsero le Suore Murialdine e i medici dell’ospedale. Inutili furono gli sforzi per salvargli la vita. Un collasso cardiaco e polmonare aveva stroncato la sua esistenza a soli 52 anni. Era il 17 luglio 1987. Padre Vanio è sepolto a Tena (prov. di Napo, in Ecuador) nella tomba della Congregazione dei Padri Murialdini.

Nel cimitero di Tuscania è stata eretta una stele alla sua memoria e l’Amministrazione comunale di Tuscania gli ha dedicato una via con delibera consigliare n. 82 del 9 aprile 1988.

(Le notizie biografiche sono tratte dalla commemorazione scritta dal Superiore Provinciale Padre Giovanni Pegoraro).