Comunità Parrocchiale Tuscania

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“Tre gradini separano l’assemblea dall’altare. Quei tre gradini dividono il sacerdote dai fedeli. Oggi salire quei 3 gradini mi è costato molto. Le gambe mi tremavano. Mi sembrava di non farcela. Ero molto stanco. Ho celebrato l’Eucaristia tenendomi forte all’altare. Avevo paura di svenire da un momento all’altro. Più che la stanchezza di oggi mi portavo su quel calvario la stanchezza delle ultime settimane. Dopo aver passato questa torrida e faticosa estate rinchiuso nella mensa a servire con dedizione e amore i poveri… Mi sono ritrovato in commissariato con una denuncia per furto… In ospedale per aver ricevuto un forte pugno nelle costole da parte di un homeless al quale avevo appena offerto la cena… Negli uffici del Comune per rispondere ad una denuncia per abuso di potere… Sull’asfalto con il ginocchio sanguinante per una brutta caduta in bici… In tribunale per una causa legale, poi ingiustamente persa… Rinchiuso in camera per la quarta ricaduta del COVID con tanti i dolori… Davanti alla scrivania di un dottore che mi diceva: “Dobbiamo ripetere gli esami perché c’è una ciste nel pancreas”. Una ciste nel pancreas significa un tumore…uno dei peggiori.
Mi sale il cuore in gola. Settimane di ansia aspettando il risultato… Perché? Perché Signore. Tu mi hai detto: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Ed ama il prossimo tuo come te stesso”. Ho preso sul serio queste Tue parole e da più di 30 anni che mi impegno ad amare Te, mio Signore, con tutto il mio essere e ad amare i Tuoi poveri più di me stesso…tante volte dimenticando anche la mia salute pur di servire gli ultimi… e che mi ritrovo? Solo dolore.
Mi sembra di rivivere l’esperienza di Giobbe quando il demonio disse a Dio: “Stendi la tua mano sul buon Giobbe e tocca le sue ossa e la sua carne e vedrai se non ti maledice in faccia”. L’Eterno disse a Satana: «Eccolo in tuo potere; risparmia però la sua vita». Così Satana colpì Giobbe di un’ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo. Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. Allora sua moglie gli disse:
«Rimani ancora fermo nella tua integrità? Maledici Dio e muoril». (Giob 2,5). Vedendo intorno a me tante persone, che fanno una vita comoda e spensierata, in ottima salute e senza alcun problema… allora mi domando che senso ha fare una vita di completa donazione agli altri… di abnegazione e sacrificio di me stesso se poi il risultato è questo?
Ho pianto di amarezza e di delusione. È allora che il demonio ha sussurrato al mio orecchio: “Hai già il biglietto d’aereo pronto per le tue vacanze in Italia. Vai e non tornare più. Hai fatto il tuo tempo. Lascia la Casa di Anna in mano a un coreano, che sicuramente è più capace di te, e goditi la tua vecchiaia in Italia. Lascia tutto e non tornare”. Anche in quell’istante non ti ho maledetto ma ho continuato ad avere fiducia in Te. E con Giobbe ho pregato: “lo so che il mio Redentore vive e che alla fine si leverà sulla terra. Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, nella mia carne vedrò Dio. Lo vedrò io stesso; i miei occhi lo contempleranno, e non un altro”. (Giob 19,25)
E Ti ho visto… Nel benevolo sorriso del commissario che mi interrogava… Nelle amorevoli mani dell’infermiera che mi curava le doloranti costole… Nella sincera comprensione del funzionario comunale… In quell’acqua che un viandante mi versava sul ginocchio sanguinante… Nella preghiera sincera di tanti amici che mi ha accompagnato fin sulla soglia del tribunale… Nei deliziosi pasti che i vicini mi portavano davanti casa nei giorni di reclusione a causa del COVID… Nella rassicurante mano del dottore che presa dolcemente la mia mano mi diceva: “Quello che avevamo notato nel pancreas è solo una ciste benigna. Non ti preoccupare, non è niente… ” Sì, oggi salendo quei 3 gradini mi sembrava di soccombere sotto il peso della croce che Tu mi hai affidato in queste settimane. Ma poi durante l’Eucarestia, quando ho alzato le braccia al cielo per recitare la preghiera del Padre nostro, Tu mi sei venuto incontro e mi hai teneramente abbracciato. In quell’istante mi sono sentito sedotto da Te in un vortice d’amore.
Allora non mi sono sentito più solo e abbandonato ma ho percepito di essere in Te mio dolce Signore. Gesù, continua a camminare con me anche nel mio dolore. Grazie Signore”