Danièle 7,9-10.13-14; Salmo 96 (97); 2Pietro 1,16-19; Matteo 17,1-9
Trasumanare
La «parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione», in attesa che «spunti il giorno» della liberazione «e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino» preannunciò il ‘giorno’.
«Carissimi», il giorno è venuto: storicamente, 2000 anni fa, con il «Signore nostro Gesù Cristo». Nella coscienza di ognuno si può seguire la parola dei Discepoli che sono «stati testimoni oculari della grandezza» di Gesù Cristo. Gli Apostoli ci hanno «fatto conoscere la potenza e la venuta» non andando «dietro a favole artificiosamente inventate».
Il Padre disse per tutti: «Ascoltatelo». La voce del Padre delle Creature e del Creato assicura: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Gli Apostoli rassicurano: «Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte». Allora, stupiti sperimentammo: «il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce».
Due impressioni, nota la Scrittura: la prima, «i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore», non da spavento e paura. Gesù li rassicurò: «Alzatevi e non temete». La seconda, di Pietro, che disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui!». Comprendere la bellezza è il mestiere del cristiano.
Gesù ordinò ai Discepoli: «Non parlate a nessuno di questa visione». Se è stata una esperienza vera, perché no? I tre Discepoli, loro stessi, troppo stupiti e pieni di timore, erano fuori di sé per ciò che avevano constatato e gli altri, se messi di fronte al racconto, niente avrebbero compreso; ancor meno creduto.
Per loro, rapiti in una esperienza luminosa, elevati oltre i limiti della natura umana, assorti nell’attingere la natura divina, l’unico commento è quello di Dante Alighieri: “Trasumanar significar ‘per verba’ non si poria” …, non si può narrare a parole. Quella esperienza non è per tutti: “Non tutti possono seguire la mia barca in questo viaggio”. Attingere il divino è impresa che nessuno riesce a compiere: «l’acqua ch’io prendo già mai non si corse»; non si può descrivere con parole l’esperienza dell’oltrepassare la condizione umana… e del realizzare il desiderio dell’uomo di immedesimarsi nella realtà divina.
“…Non devi più ammirar”: non devi discutere, spiegare: devi salire per giungere al compimento.
L’ordine di Gesù di non narrare non fu assoluto, ma temporaneo: non narrate «prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Mancava una esperienza per il traguardo del “Trasumanar”: rimanere uomini, lasciando cadere ciò che è caduco, provvisorio.
Più che una comprensione intellettuale, è necessaria l’apertura ad un orizzonte oltre la realtà creata, senza staccarsi da essa. Una condizione da vivere; un viaggio straordinario «che solo amore e luce ha per confine». Solo «voialtri pochi che drizzaste il collo per tempo al Pan degli angeli», all’Eucaristia, potete.
Andare al di là delle misere esperienze umane, pur talvolta gloriose, sublimarle e contenerle: la natura umana contenuta e custodita nella divina. Trasumanarsi nell’intensità della preghiera, della meditazione, della contemplazione. Un inno al coraggio, alla speranza; un invito a non disperare mai, a tentare sempre una nuova navigazione, purché si abbiano una barca, un nocchiero e un equipaggio adeguati.
Quali consigli per avere speranza? L’esperienza di essere vicini a Gesù è il viaggio. Il Trasumanar è attrazione, è entusiasmo, emozione. La gloria emerge come spazio di canto, di danza, di luce e di trasparenza. Tutta la persona, corpo, voce e anima, è esaltata. L’esperienza più alta è valorizzazione della natura umana fino a coinvolgere i sensi e la corporeità. Tutto è amore ricambiato, pace. «E’n la sua volontade è nostra pace»: anelito a sfidare, ad attraversare il tempo. Scoprire in ogni uomo la immagine somigliante di Dio.
Il Trasumanar è il percorso di Gesù, in lui completo; iniziato nella sua Chiesa e non completo, ma possibile. Andare oltre la morte: Dio si è fatto uomo perché l’uomo possa farsi immagine somigliante Dio. Trasumanar indica il significato ultimo della vita: l’uomo vive per andare al di là di se stesso. San Paolo afferma: “Desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d’altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne”. È potenziamento massimo dell’umano che si raccoglie nel volto umano di Dio.
Non è invenzione letteraria, pur bella. È la seconda lettera di san Pietro: saremo ‘consorti della natura divina’; avremo la stessa sorte, natura, destino di Dio. Gesù lo dice allo stupito Nicodemo: «Se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio. Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio».
(didon)