Isaìa 56,1.6-7; Salmo 66 (67); Romani 11,13-15.29-32; Matteo 15,21-28
L’Insostenibile Dio
Il Dio di Gesù si sceglie Giuda come amico, chiama il profeta a soffrire fame e sete nel deserto, lo manda a chiedere all’anziana vedova di privarsi dell’ultimo pugno di farina: chiede tutto per restituire di più e «dalla polvere rialza il povero».
Giacobbe, “l’uomo che vide l’angelo di JHWH”, “colui che ha combattuto con Dio”, si pone in comunione con Dio per esser figlio e fratello, non straniero, e ammesso alla mensa. Giacobbe accetta di lottare con l’angelo di Dio e diviene Yisrael. Israele ha, però, rifiutato Gesù, ma la Scrittura afferma che Dio l’accoglierà ancora perché «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!». «Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!». Dio accoglie i diversi e l’uomo non accoglie il fratello quasi a dire: “Gesù, ci presenti un Padre così simile e pur diverso da noi? Non puoi rivolgerti così a noi umani”.
Gesù si fa uomo per parlare il suo linguaggio e poi sconvolgerlo. Una mamma, colma di fiduciosa speranza si rivolge a Gesù: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide!». Sorprendente Gesù: «Non le rivolse neppure una parola». Alle insistenze pressanti della donna i discepoli pregano Gesù: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!».
E Gesù, duramente: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». E la donna intemerata: «Signore, aiutami!». Gesù ancora più duro: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Qui la durezza si rivela finzione e provocazione ad una fiducia intensa: gli ‘stranieri’ sono «cagnolini».
Ed è la soluzione del dramma: «È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
«Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». Ed accadde.
Umanamente questo Dio è insostenibile: provoca e sconvolge, provoca e risolve per condurre ad accogliere verità non umane; eppur vere.
Divino è l’amore, divina l’unità che ne deriva. L’amore è essere uno. «Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me; e voi in me e io in voi». Che Dio Amore sia l’Unità, che sia Padre, Figlio, Santo Spirito sconvolge la coscienza umana fatta di fedeltà ai numeri. L’uomo ‘devoto’ cerca di giustificare, spiegare. Gli Ateniesi fedeli alla dea – ragione, trattarono Paolo da pazzo. Il vero Dio non si ‘spiega’: a Lui si dona il cuore e le mani.
La chiamata all’unità è dell’unico Dio indiviso: umanamente inconcepibile! Gesù se ne rende ben conto: «Se non altro, credetelo per le opere stesse». Inaccettabile per un uomo, avvolto nel peccato, che, ancora oggi, presenta come alternativo a tutti, un Dio alternativo a nessuno.
E l’uomo non riesce a comprendere amore perché, se all’amore non corrisponde un utile, non lo accoglie.
Da convertire è la coscienza umana. Le parole umane sono insufficienti a spiegare l’Amore e l’Unità. Così era stato nel primo peccato quando Adamo pensò a Dio come invidioso dei suoi successi. Da Caino in poi l’uomo ha visto il fratello come alternativa a se stesso.
Dio annulla una umanità fragile per affermare una umanità immagine fedele e somigliante alla divinità e la Chiesa è provocata ad annunciare Amore ed Unità. Se l’egoismo divenisse il motivo dell’essere, si parlerebbe d’Amore e Unità soltanto per l’utilità che ne deriverebbe. ‘Fedeli’ di Gesù Cristo divisi e nemici: non è Amore, non è Unità è la grande infedeltà che rende inaccettabile il Dio di Gesù.
Talvolta si cerca l’unità demolendo i valori ‘diversi’: il rischio è cercare l’altro, il diverso, per eliminarlo. Per evidenziare la luce si crea il buio; si rifiuta il passato, il diverso, ciò che rende molteplice, per costringere all’unità. Come se si potesse rifiutare il Figlio e lo Spirito per tornare all’unico Padre!
Il timore – la paura – è che la necessità di ricercare l’unità dipenda dall’essere ridotti in pochi e qua e là divisi. Non ne verrà nulla di buono: utilità, voglia, desideri, possesso, egoismo mascherati da amore.
Dio irrompe nella storia: si accoglie, si ammira, si loda, si condivide sulla Croce e nella Resurrezione. Risorgere non è solo di Dio; è di chiunque lo accoglie. Prima o poi bussa a tutti ed in modo diverso: per risorgere. Cristiano non è chi muore; cristiano è chi muore e risorge: «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi. Vi colmerò di gioia nella mia casa di preghiera per tutti i popoli».
(didon)